Terrence Malick – Analisi sui 4 elementi naturali del suo cinema
Acqua, Terra, Fuoco, Aria: come Terrence Malick parla della vita e del mondo attraverso i quattro elementi naturali presenti in esso
Terrence Malick è una sorta di grande mistero, un fantasma che aleggia sulla distesa scintillante del cinema americano senza farsi mai vedere. É quasi impossibile trovare una sua fotografia ed in quarantatré anni di carriera ha diretto soltanto otto film. Questo breve incipit biografico su Malick è fondamentale per entrare nella visione filosofica del suo cinema. Così come vive la sua vita distaccato dal mondo reale, così Malick dirige i suoi film, come un direttore d’orchestra non presente sul palco.
Tutti i suoi film parlano di microcosmi terrestri legati da un filo invisibile al macrocosmo più grande che ci sia: l’universo. Basti pensare a The Tree of Life e al parallelismo visivo tra la genesi del cosmo e all’intimità più profonda dell’uomo durante il lutto del proprio figlio. Uno dei frammenti più intimi e profondi dell’animo umano collegato all’evento più grande e complesso che la mente dell’uomo possa concepire. E quando se non durante un dolore che appare inspiegabile si tenta di cercare delle risposte a delle domande universali?
Malick, attraverso un climax spaziale più che emotivo, cerca di trasmettere la sua idea rispetto al legame indissolubile tra l’uomo comune ed una entità più grande che lo guida. Ma di che sorta di entità si tratta? Ci si potrebbe confondere e sbagliare se si pensasse che i suoi personaggi siano legati ad una divinità prettamente di concezione cristiana. Non esiste nessun Dio all’interno del mondo di Malick perché ogni cosa è Dio. Quindi lo stesso Universo e la stessa natura sono equivalenti a Dio.
Terrence Malick – Analisi sui 4 elementi naturali del suo cinema
Malick d’altronde prima di essere un regista è stato studioso e professore di filosofia e vicino ai concetti del trascendentalismo di Heidegger e di Emerson. Quest’ultimo grande filosofo e poeta statunitense pensava che la vera conoscenza dell’uomo sarebbe stata raggiungibile solo tramite una vera e propria rivelazione e presa di coscienza sulla grandezza della natura. Malick non fa altro che riproporre tale visione filosofica attraverso i drammi e le storie dei suoi personaggi totalmente immersi in una mondo troppo grande per essere compreso.
Nei film di Malick è la natura nei suoi quattro elementi che si manifestano l’altare a cui l’uomo si rivolge e prega in attesa di una risposta, e negli stessi quattro elementi vede la sua anima riflessa ed il ciclo della vita compiersi.
L’Acqua o la culla della vita
Nella concezione filosofica di Malick, l’acqua è metafora della nascita o del ritorno alla vita. É il liquido amniotico dell’universo da cui tutti derivano e non fa distinzioni tra chi ne beneficia. In Voyage of Time ad esempio, compaiono sullo schermo i primi organismi unicellulari, sino ad arrivare all’enorme Plesiosauro e al Saurolophus sdraiato sulla riva del fiume durante la nascita dell’universo in The Tree of Life.
Come per questi animali l’acqua è sinonimo di casa e vita così lo è per l’uomo. Witt (Jim Caviezel), il protagonista della Sottile Linea Rossa trova pace e ristoro con una nuotata nelle acque dell’Oceano Pacifico. Rick (Christian Bale) di The Knights of Cups può isolarsi da un mondo che non riconosce più, soltanto tuffandosi nella lussuosa piscina di una villa californiana. In Days of Heaven, una storia fatta prevalentemente di terra, fuoco e sudore, l’unico momento di gioia lo si ritrova nel letto del fiume tra i campi.
In The New World invece l’acqua ha un valore ancora più sacrale. Con essa la giovane Pocahontas prega e compie i suoi rituali. Sono tutti alla ricerca di una serenità primordiale dalla quale ci si stacca alla nascita ma dalla quale poi, inevitabilmente, si ritorna sempre.L’acqua diventa una sorta di fonte battesimale in cui l’uomo sciacqua i peccati della terra per diventare migliore. Un esempio evidente è la scena del soldato della Sottile Linea Rossa, in cui l’acqua, sotto forma di pioggia, lo lava dagli orrori che ha commesso e subìto, lasciandolo da solo, in un disperato pianto in cerca di redenzione.
Sempre collegandosi al tema religioso, Malick utilizza l’acqua e precisamente una spiaggia, per ricreare il paradiso terrestre. É il caso di The Tree of Life, quando nell’epilogo della storia, Jack (Sean Penn) si ricongiunge con i suoi genitori ed il suo fratellino e cammina insieme a loro sulla battigia, trovando finalmente la pace.
La Terra o il senso della vita
Così come la vita all’alba dei tempi è iniziata nell’acqua per poi spostarsi ed evolversi sulla terra, così il percorso degli elementi segue questa logica. Il bambino dall’anima pura è diventato uomo e ora vaga per la terra alla ricerca del suo vero scopo. La terra svolge il ruolo di percorso spirituale e metafora dello stato d’animo dei personaggi. Sono sempre terre desolate, deserti, da cui la società non ha ancora succhiato la linfa vitale. Succede in Badlands con l’epilogo della coppia di Kit e Holly paragonata all’aridità del paesaggio, come se il raggiungimento del nulla equivalesse al principio di un nuovo inizio.
Avviene la stessa cosa anche in The Tree of Life, dove Jack vaga alla ricerca del senso della sua vita in paesaggi desertici, quasi spettrali. Ed è proprio una sorta di fantasma quello che vede durante il suo pellegrinaggio solitario, come se solo staccandosi ed abbandonando la società potesse rincontrare suo fratello. Anche le città, nel mondo di Malick, sono some cattedrali silenziose e prive di vita. Ammassi di vetro e cemento dove non esiste relazione tra gli uomini. Un esempio è la Los Angeles di Knights of Cups, in cui Rick vaga cieco nei confronti delle altre persone. Solo durante tanto peregrinare nel deserto incontra la salvezza in forma di donna, che lo indirizza ad una nuova vita.
La chiave sembra quindi l’incomunicabilità tra gli uomini, obbligandoli solo a pensare e parlare tra sé e sé. In To the Wonder le varie coppie che si formano durante il film hanno tutte lo stesso destino in comune, quello di innamorarsi per il mondo per poi crollare lentamente poiché prive di cose da dirsi. Malick pare dirci quindi che si può solo perdersi da soli per ritrovare se stessi. Solo la terra è benevola, anche nelle sue forme più ostili, con l’uomo. In I giorni del cielo la terra è fertile, feconda, è la madre che permette la sopravvivenza ai suoi figli. Così, anche se in maniera differente, ne La sottile linea rossa, dove dà riparo e protezione. Qui inoltre emerge ancora in maniera più evidente la maestosità e la grandezza della natura rispetto all’uomo che appare piccolo ed ingenuo a morire e dar morte per i suoi piccoli ideali.
Il Fuoco o l’errore dell’uomo
Tutti gli elementi naturali possiedono un’ambivalenza nel loro simbolismo. Soprattuto il fuoco nella visione cristiana è sia luce divina che illumina il cielo e gli uomini che fiamme infernali. É l’aspetto più distruttore e demoniaco però che viene sfruttato da Malick per rappresentare il male sceso sulla terra e questo male proviene sempre e direttamente dalle mani dell’uomo. Sia chiaro, in Voyage of Time ed in Tree of Life fuoco e fiamme emergono diabolicamente dalla terra creando scenari stile Terra di Mordor de Il signore degli anelli ma in questi casi Malick è concentrato solo ad una descrizione scientifica e quasi documentaristica (se non fosse per le musiche classiche che rendono il tutto sempre poetico). Il vero terrore che provoca il fuoco è però sotto forma di polvere da sparo ed esplosioni.
Ne La sottile linea rossa ad esempio è ovviamente il fuoco dei fucili e dei lanciafiamme a portare devastazione e morte. A suo modo anche in The New World si può assistere ad incendi che distruggono le terre immacolate della Virginia sia con la polvere da sparo sia con le più rudimentali frecce incendiarie degli Indiani. Se il potere ed il lato distruttore del fuoco è logico ed evidente in questi due film, poiché prevalentemente basati su scontri e guerre, è d’una ben differente provenienza quello che si può riscontare ne I giorni del cielo. Qui le fiamme sembrano simboleggiare la condanna dell’uomo, una sorta di punizione divina che annienta i campi con fiamme così alte da sembrare eterne.
Se Malick con la spiaggia e la distesa d’acqua ha voluto ricreare il paradiso terrestre, con queste scene di devastazione ha riprodotto un inferno che condanna l’uomo per i suoi peccati, per le sue azioni e l’ho obbliga a riflettere suoi propri errori.
L’aria o lo sguardo verso il cielo
Tra i quattro elementi questo è quello più impercettibile e difficile da analizzare ma allo stesso tempo più carico simbolicamente. A partire dalla Sottile linea rossa, Malick inizia a sfruttare la caratteristica fondamentale dell’aria, ossia la possibilità di percepirla ma di non vederla e la carica di significato mistico e religioso. I personaggi Malickiani sembrano attratti da una forza invisibile e lanciano sempre lo sguardo al cielo per darsi una risposta.
La madre di The Tree of Life, espressione della Grazia in contrapposizione con il pragmatismo e la severità del padre, indica il cielo ai propri figli come approccio alla vita. Il consiglio è quello di seguire la natura e d’essere gentili con il prossimo. Tornando indietro di 400 anni, questa visione panteistica della vita non si discosta molto da quella di Pocahontas in The New World. Spesso la protagonista femminile viene ripresa dal basso verso l’alto, con le mani protese al cielo in preghiera o in ascolto. Così avviene per i soldati morenti nella Sottile linea rossa.
Distesi a terra agonizzati, spesso la camera si concentra sui loro sguardi rivolti in alto, ai fasci di luce che filtrano tra le fronde degli alberi come fossero segnali che indicano la via agli uomini pronti alla morte.
Non è un caso che uno dei movimenti di macchina più caratteristici di Malick sono proprio i contre-plongèe, ampie visuali dal basso verso l’alto usate spesso in soggettiva per enfatizzare questa infinita ricerca spirituale e permettendo allo stesso spettatore di percepire, forse, quel mormorio di un vento leggero.