Questione di tempo: analisi di un film che svela il segreto per la felicità

Questione di tempo analisi: un film che utilizza un escamotage fantasy per dare lezioni di vita

Questione di tempo analisi. Questione di tempo, conosciuto in lingua originale come “About time”, è un film del 2013 scritto e diretto da Richard Curtis. Si tratta di un film indipendente, che utilizza un escamotage fantasy per parlare però di qualcosa ben distante da un universo fantastico ed irraggiungibile. Quindi, è proprio sul suo aspetto più sentimentale su cui concentreremo la nostra analisi di Questione di tempo.

Alcune critiche al film, tra cui quella di Mel Gibson scritta per il Time Magazine, si riversano proprio sui gap di trama relativo al fattore fantasy: i viaggi nel tempo. In effetti non bisogna aspettarsi una pellicola intrippante alla Donnie Darko; ma piuttosto un film che utilizza un escamotage narrativo per parlare d’altro. Secondo noi, vuole proprio svelare il segreto per la felicità. Ecco allora la nostra personalissima spiegazione di Questione di tempo. 

Questione di tempo analisi: l’escamotage narrativo

Prima di addentrarci nell’analisi del film, una breve spiegazione dell’escamotage narrativo utilizzato è d’obbligo. L’incipit del film corrisponde ad un’incredibile rivelazione: il padre del protagonista svela al figlio che tutti i componenti maschi della loro famiglia hanno il dono di poter viaggiare indietro nel tempo. Non si però tratta di una capacità assoluta: comporta limiti e regole.

analisi questione di tempo

Il viaggio è possibile solo indietro nel tempo, e solo nella propria sfera personale. Infatti, non è possibile tornare in un tempo precedente alla propria nascita. Infine, viaggiare in un tempo antecedente alla nascita del proprio figlio può causare la perdita di quel figlio e la nascita di un bambino diverso. E tutto ciò, naturalmente, deve essere mantenuto segreto.

Il protagonista, Tim (Domhnall Gleeson), è un giovane ragazzo all’inizio della sua carriera lavorativa come avvocato; che si è appena trasferito dalle ventose e pacifiche coste della Cornovaglia alla caotica e trafficata Londra. All’inizio, quindi, i viaggi nel tempo avranno il solo scopo di rendere meno misere ed imbarazzanti le sue esperienze umane. Finché non si mette di mezzo l’amore. 

Questione di tempo analisi: il senso dell’amore

Un’importante fetta del film è dedicata alla storia d’amore tra Tim e Mary (Rachel McAdams). Il loro primo incontro, avvenuto in maniera casuale, verrà annullato da un viaggio nel tempo effettuato da Tim; ancora inesperto ed inconsapevole delle conseguenze possibili. Una volta resosi conto dell’errore commesso, Tim effettuerà molti altri viaggi nel passato, imbrogliando continuamente il destino (e Mary stessa) per poterla incontrare nuovamente.

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Da quell’appuntamento ottenuto ad armi decisamente non pari, avrà però inizio una meravigliosa e duratura storia d’amore; sulla quale non vogliamo dilungarci per evitare spoiler o per non annoiare chi ha già visto i film. Sta di fatto che l’amore non è mai una cosa facile, una cosa che non richiede sacrifici. Essere pigri in amore non paga mai. C’è una famosa frase del Piccolo Principe che dice: “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. 

Questo film lo dimostra: Tim avrebbe potuto arrendersi, fare spallucce, evitarsi una lunga serie di fastidiosi trucchetti e dirsi che, in fondo, forse non ne valeva nemmeno la pena. L’attesa immensa ad una mostra di foto su Kate Moss, le imbarazzanti conversazioni per attaccare bottone, l’incontro con il ragazzo di lei… Tutte cose che lui ha modificato dalle fondamenta e che Mary non saprà mai. E alla fine è stato il tempo perso ad aver fatto la sua rosa così importante, creando un magnifico roseto; destinato a durare e a diventare sempre più solido e prezioso giorno dopo giorno. Nella vita, bisogna dedicare tempo e sacrificio alle persone che si amano; anche se loro non lo sanno: ma state certi che questo le porterà ad amarvi a loro volta.

Questione di tempo analisi: non si può cambiare il passato 

Se nella prima parte del film il protagonista è concentrato ad utilizzare il suo dono per migliorare piccoli aspetti della sua esistenza, nella seconda parte cercherà di usufruirne anche per il bene altrui. Estremamente legato alla sorella Kit Kat, Tim soffrirà molto vendendone negli occhi una sofferenza a galla nei fiumi di alcol. La consapevolezza delle scelte sbagliate della sorella diventeranno ancora più concrete dopo un incidente stradale quasi fatale. 

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Tim è un fratello protettivo e molto affezionato alla sorella e, avendo in mano il potere effettivo per cambiare dalla radice delle scelte errate di Kit Kat, non ci pensa due volte. Porta la sorella indietro nel tempo, e modifica alcuni piccoli avvenimenti del passato che significano però grandi cambiamenti nel presente. Ahimè, non solo nel presente di Kit Kat. Con orrore, Tim, già padre, scopre che viaggiare in un tempo antecedente alla nascita del proprio figlio può causarne la perdita e comportare la nascita di un bambino diverso. 

Così è costretto ad annullare tutto, tornando così nell’ospedale dove il volto di Kit Kat è ancora martoriato dall’incidente. Questo fa certamente riflettere: pur avendone il potere, Tim non è davvero riuscito a cambiare il passato. Come si può interpretare tutto ciò in linea più generale?

Sicuramente possiamo dire che focalizzarsi sul passato è sbagliato. Pensare a quello che avremmo potuto fare diversamente non comporta ad un miglioramento, ma ci fa solamente rimanere immobili. Quello che veramente ci permette di andare avanti è avere la consapevolezza del nostro presente e, se necessario, modificarlo e migliorarlo. Bisogna avere coraggio oggi, e non pensare al coraggio che avremmo potuto avere ieri; altrimenti sarà sempre troppo tardi. 

La felicità nella quotidianità 

Nel titolo di quest’articolo vi abbiamo detto che in Questione di tempo è racchiuso il segreto della felicità. Finora vi abbiamo dato solo alcuni assaggi al riguardo, parlandovi del ruolo dell’amore e dell’auto consapevolezza nella propria vita; senza però essere troppo specifici. In effetti, è difficile pensare di essere specifici su un concetto così incerto, complesso ed estremamente discusso come la felicità. In fondo, cosa è la felicità? 

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Verso la fine del film, Tim ci dice che in una fase della sua vita ha preso una strana abitudine. Vive ogni giorno due volte: la prima volta con tutte le ansie, le incertezze e la stanchezza tipiche della quotidianità; mentre durante la seconda volta, sicuro dell’esito della giornata, è in grado di godersi tutti quei dettagli piccoli e meravigliosi che gli erano sfuggiti al primo tentativo. 

Questo è certamente significativo. Cos’è la felicità? È data dalla ricchezza, da un lavoro perfetto, da una famiglia perfetta…? No. È data da tutte quelle piccole cose a cui non diamo attenzione. Dalla complicità con gli amici, con i colleghi, da un sorriso, da una persona gentile incontrata casualmente, da un bacio della buonanotte… E piano piano il protagonista smette addirittura di vivere il giorno due volte, facendosi bastare solamente il primo tentativo. 

È assolutamente fondamentale imparare a non dare per scontato ciò che ci circonda, in modo da apprezzarlo profondamente. Certamente non è una cosa da poco, ma non preoccupatevi: è solo questione di tempo. 

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