Paterson: recensione del film di Jim Jarmusch
In attesa dell'uscita in sala del suo ultimo film "I morti non muoiono", vi proponiamo la nostra recensione di Paterson di Jim Jarmusch
Paterson è un vero e proprio gioiellino cinematografico, forse non troppo conosciuto. La quotidianità della vita di una normale coppia americana viene ritratta da Jim Jarmusch con il tocco delicato che lo contraddistingue. Il film, presentato al Festival di Cannes del 2016, viene da subito lodato sia dalla critica che dal pubblico. Ed è proprio lo stesso Jarmusch con il suo The Dead Don’t Die ad aprire il Festival francese di quest’anno, che in Italia attendiamo con molto fermento.
Nei panni della coppia troviamo Adam Driver, che si sta facendo sempre più spazio all’interno del panorama hollywoodiano, e l’iraniana Golshifteh Farahani, già vista in film come Nessuna Verità di Ridley Scott. Con una trama che si limita a semplici e rari avvenimenti, con un cast ridotto a pochi personaggi, Jarmusch ci regala uno dei suoi lavori migliori dove il minimalismo e la poesia la fanno da padrone. Ecco la recensione di Paterson.
Indice:
Paterson: trama
Paterson vive nella cittadina del New Jersey che porta il suo stesso nome, dov’è nato e vissuto il poeta William Carlos Williams. Il personaggio interpretato da Driver è un uomo comune che vive una vita comune in una città comune. Lavora come autista di un bus, ha una moglie, Laura, che sembra avere mille interessi e stimoli, e un cane di nome Marvin che accompagna a fare la solita passeggiata notturna per il quartiere.
Paterson si sveglia ogni mattina, guida il suo autobus dal quale osserva la cittadina e ascolta le conversazioni della gente, torna a casa, cena con Laura, porta a spasso Marvin e si ferma al solito bar di fiducia. Ad accompagnarlo durante le sue giornate tranquille, c’è il suo fedele compagno, un taccuino. Su questo annota ogni suo pensiero trasformandolo in parole che prendono la forma di poesie. Ogni singolo particolare, seppur apparentemente insignificante, è per lui fonte d’ispirazione e rende importante ogni giornata della sua vita.
Paterson: la poesia nel film
Paterson è un vero e proprio inno alla poesia. Jarmusch non si limita, però, a presentarla nella forma che più comunemente tutti conoscono, vale a dire quella scritta, ma permea ogni fotogramma del film di un’aura poetica. Paterson è inseparabile dal suo taccuino, su cui annota tutto ciò che gli passa per la mente, senza ambizione alcuna. Sembra farlo semplicemente perché ne sente la necessità nella più assoluta umiltà e serenità. In effetti, è la moglie Laura a fargli notare la bellezza e la potenza delle sue parole che potrebbero ispirare milioni di persone. L’apparente calma, quasi chiusura esterna, di Paterson viene compensata da un turbinio di emozioni che travolgono il protagonista e che trovano voce solamente sulle pagine del suo quaderno.
Le bellissime poesie presenti nel film di Jarmusch, composte dal poeta americano Ron Padgett, compaiono sullo schermo per permettere allo spettatore di godere a pieno della profondità del messaggio che queste vogliono trasmettere. C’è poesia ovunque in Paterson, a partire dalla sceneggiatura, passando per i paesaggi della cittadina fino ad arrivare alla semplicità delle azioni quotidiane.
Paterson: struttura
Jarmusch non fa che mostrarci la quotidianità delle azioni del protagonista durante una settimana qualsiasi (o quasi) della sua vita. Al contrario della moglie, in preda a continui stimoli che incrementano la sua vena artistica, Paterson sembra vivere una vita piuttosto monotona. In realtà, il protagonista scopre cose nuove, vive emozioni diverse, fa incontri inaspettati che rendono speciale ogni giornata. Il tragitto è sempre lo stesso. Casa. Stazione degli autobus. Casa. Bar. Casa. Ad ispirarlo sono, però, cose diverse. Come la moglie riceve degli impulsi e li mette in atto in maniera pratica e quasi automatica, Paterson fa lo stesso con i suoi componimenti.
La struttura ripetitiva di Paterson può risultare a molti spettatore lenta e statica e, in fin dei conti, questo sembra essere proprio l’intento del regista. Ma Jarmusch prende per mano lo spettatore e lo accompagna all’interno del mondo di Paterson. Spettatore che, però, deve essere predisposto ad osservare e cogliere ogni minimo dettaglio e particolare del film per apprezzarne veramente il contenuto. In caso contrario, Paterson potrebbe quasi annoiare il classico spettatore passivo.
Paterson: conclusioni
Paterson è sicuramente un film che va compreso per essere apprezzato fino in fondo. Stiamo parlando di un’opera semplice e complessa allo stesso tempo. La scena finale sembra parlare direttamente alla gente di tutto il mondo manifestando la potenza del messaggio dell’intero film. La storia portata sullo schermo da Jarmusch è un storia che parla d’amore, di ordinarietà, di poesia, di tempo. Il tempo che scorre e che non può tornare indietro. Il tempo che sembra non essere mai abbastanza. Il tempo che, come scrive Paterson nel suo taccuino, è una quarta dimensione.
Quando sei un bambino impari che ci sono tre
dimensioni
Altezza, larghezza e profondità
Come una scatola da scarpe
Più tardi capisci che c’è una quarta dimensione
Il tempo
Hmm
Poi alcuni dicono che forse ce ne sono
cinque, sei, sette…
Stacco dal lavoro
Mi faccio una birra al bar
Guardo il bicchiere e mi sento contento
Paterson
Voto - 8
8
Lati positivi
- La forza del film nonostante l'essenzialità della storia
- La sceneggiatura
Lati negativi
- A molti potrebbe risultare "lento" e "statico"