Il traditore: recensione del film con Pierfrancesco Favino
La storia vera di un uomo d'onore, primo pentito di mafia
Il traditore recensione. Unico film a rappresentare l’Italia sulla croisette nella 72esima edizione del Festival di Cannes. Sfortunatamente la giuria guidata da Alejandro González Iñárritu ha “rispedito a casa” il regista Marco Bellocchio e l’attore protagonista Pierfrancesco Favino senza alcun premio. C’era forse da aspettarselo considerando che Il traditore mette sul piatto l’ennesima storia di mafia, uno spunto decisamente poco innovativo almeno dal punto di vista del soggetto raccontato. Fortunatamente le “cattive notizie” finiscono qui. Noi di Filmpost abbiamo visto in sala il film di Bellocchio, e possiamo dirvi che siamo rimasti incollati allo schermo per tutti i 148 minuti di durata.
Il traditore racconta una storia vera con uno stile a tratti drammatico ed a tratti documentaristico. La cinepresa di Bellocchio riprende Favino nei panni di Tommaso Buscetta, primo pentito di mafia. Buscetta fu il responsabile di quel maxi processo che portò ad arrestare centinaia di imputati appartenenti a Cosa Nostra, minando così il potere del feroce boss Totò Riina, conosciuto anche come La belva. Se volete conoscere le nostre impressioni su Il traditore con Pierfrancesco Favino proseguite con la lettura della nostra recensione.
Indice
Il traditore: recensione
Siamo sul finire degli anni ’80. In Italia c’è una lotta tra due clan mafiosi rivali. Da una parte Totò Riina, dall’altra i Corleonesi. La posta in gioco è il controllo sul traffico di droga nazionale ed internazionale. Per porre fine a continue e sanguinose guerre intestine viene siglata la pace tra i boss e i capomandamento appartenenti alle due rispettive fazioni. Simbolicamente il tutto avviene una sera, con una festa in una villa sul mare. Tra gli invitati c’è anche un “soldato semplice”, conosciuto come Il boss dei due Mondi. Si tratta di Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino), presente all’evento con i membri della sua famiglia.
Buscetta percepisce i radicali cambiamenti avvenuti all’interno di Cosa Nostra ed il rischio di future guerre interne, motivo per cui decide di fuggire in Brasile dove già aveva vissuto. Il suo scopo è quello di riprendere da solo i traffici di droga in America. Come ben sa però non si può più uscire dalla grande famiglia di Cosa Nostra una volta entrati a farne parte. Buscetta viene immediatamente braccato dalla mafia che per costringerlo a farlo tornare in Italia inizia ad uccidere il suo stesso sangue. Dopo essere stato catturato in Brasile dalla polizia viene estradato in Italia. Ad attenderlo il giudice Falcone che gli offre una chance di sopravvivenza e libertà nel caso in cui confessi le verità su Cosa Nostra…
Il traditore: breve analisi del film
Un film che insiste su un tema purtroppo ancora attuale e tornato di moda in “campo cinematografico” soprattutto grazie a serie tv di successo come Suburra e Narcos di Netflix o Gomorra di Sky Atlantic. I mafia movie non sono di certo una novità nel mondo del cinema. Vecchie pietre miliari come Il padrino, C’era una volta in America, Quei bravi ragazzi, Casinò, Untouchables, Scarface hanno per primi segnato il successo di questo genere, sebbene con storie molto più romanzate. Le serie tv invece riconoscono il loro capostipite in quel capolavoro de I Soprano con James Gandolfini, un incrocio tra il crime, il dramma e la commedia.
Ma torniamo con i piedi ben fissi al presente ed andiamo a Cannes 72 dove viene presentato Il traditore, film tutto italiano in concorso per il festival. Dopo averlo visto anche noi possiamo dirvi che per quasi due ore e mezza siamo stati incollati allo schermo senza mai distrarci un attimo. Il traditore di Marco Bellocchio è così: parte lentamente senza alcuna pretesa per poi accelerare improvvisamente senza fermarsi più. Una storia drammatica, triste, vera. Il film è una commistione di generi decisamente ben riuscita. Grazie anche ad un montaggio degno di un’opera complessa come questa la storia ha momenti di violenza e dramma per passare poi alle scene in aula di tribunale che per inquadrature e veridicità dei dialoghi assumono un taglio più documentaristico. Tutto il film è recitato in siciliano con tanto di sottotitoli.
Il traditore: cosa ci ha lasciato il film
Quello che più ci ha colpiti è l’estrema aderenza con la realtà dei fatti oltre al modo in cui ci vengono raccontati. Dialoghi, vicende e personaggi sono estremamente simili ed attinenti alla realtà. Proprio per questo il film lascia dentro un senso di tristezza misto a terrore perché tutte le atrocità proiettate su grande schermo non sono assolutamente finzione. Ed è forse questo il senso ultimo del film, l’emozione più forte che ci regala questa esperienza. Non mancano riferimenti e critiche più o meno dirette allo Stato italiano, soprattutto quando va in scena il processo Andreotti.
L’ottima recitazione dei vari attori ha garantito la riuscita dell’intero film, soprattutto per le espressioni ed i dialoghi in lingua siciliana, così realistici e “belli da ascoltare”. Buona anche la performance di Favino, forse non perfetto in tutte le varie sfumature del dialetto siculo, ma rimane comunque la colonna portante dell’intero film.
Il traditore recensione: conclusioni
Ennesima prova di successo del cinema nostrano, molto apprezzato ed applaudito a Cannes nonostante non abbia vinto alcun premio. Dopo averlo visto possiamo confermare l’entusiasmo dei critici al festival francese. Il traditore è un’opera realistica, cruda, una “ricostruzione storica” veramente accurata e dettagliata. Un film che non annoia mai, che mischia i vari linguaggi cinematografici per raccontare fatti reali in maniera drammatica ma anche documentaristica. Tante le scene degne di nota, sia nelle immagini che nella colonna sonora e nella recitazione. Tante le scene simbolicamente forti e significative, belle metafore visive frutto di una regia e fotografia veramente esperta e di qualità. Tanta carne al fuoco, anche se non vogliamo rivelarvi nulla, soprattutto di quelle sequenze più forti e di impatto visivo-emotivo. Non vi resta che correre al cinema!
Voto finale - 7.5
7.5
The Good
- Sceneggiatura
- Regia, montaggio e fotografia
- Commistione di generi ben riuscita