Good Omens: recensione della serie tv Amazon Studios
Finalmente possiamo goderci "Good Omens", la serie Amazon Studios con David Tennant e Michael Sheen. Ecco la nostra recensione
Good Omens, recensione. Grazie al successo di American Gods, la collaborazione fra lo scrittore Neil Gaiman e gli Amazon Studios si è consolidata. Da lì, si è resa possibile la realizzazione di un’altra serie televisiva dalle opere dell’autore inglese. Good Omens è tratta dal romanzo noto in Italia come “Buona Apocalisse a tutti”, scritto con Terry Pratchett e pubblicato nel 1990. Dopo molti tentativi di adattamento, per il Cinema e per la TV, finalmente il progetto ha raggiunto un pubblico.
Nella serie in sei episodi vediamo il diavolo David Tennant e l’angelo Michael Sheen costretti a collaborare. Per un loro errore, infatti, l’Anticristo è sfuggito alla sorveglianza e il destino del Disegno Infernale è a rischio. Un progetto ambizioso e spericolato che cerca di miscelare lo stile dei due autori con una identità visiva ben definita. Ci sarà riuscito? Siamo qui apposta per indagare. Ecco a voi, quindi, la recensione di Good Omens, disponibile da pochi giorni in streaming su Amazon Prime Video.
Good Omens: una spassosa Apocalisse
Crowley è un diavolo di tutto rispetto, dato che fu il tentatore di Adamo ed Eva. Azraphel, al contrario, è un angelo molto caritatevole perché donò la spada di fuoco alla sopracitata coppia prima della cacciata dall’Eden. Questi due opposti si conoscono da più di seimila anni e hanno attraversato la Storia dell’Umanità a modo loro. Adesso, però, è giunto il momento dell’Armageddon. Crowley in persona viene incaricato di consegnare il Figlio di Satana a una stramba congregazione di suore sataniste (!!) che lo sostituiranno al vero figlio della famiglia prescelta. Peccato che lo scambio avvenga nel peggiore dei modi.
Undici anni dopo, la coppia protagonista sta per prepararsi all’inevitabile ed è proprio lì che si accorge dell’errore commesso. L’Anticristo non è il ragazzino che avevano sorvegliato fino a quel momento… ma quindi chi è? Inizia una spassosa ricerca nella quale dovranno fidarsi l’uno dell’altro nonostante i caratteri ovviamente contrapposti. Come se tutto questo non fosse già abbastanza, entrano in scena anche due discendenti di personaggi legati al mondo paranormale (nello specifico di una strega e del suo assassino) che finiranno per collidere con Crowley e Azraphel.
Le sceneggiature di tutti gli episodi sono firmati dallo stesso Neil Gaiman, cosa che garantisce la fedeltà al testo originale. Per questo motivo, però, si innesca quel “protezionismo” da parte dell’autore che vuole salvaguardare la sua creatura e che porta, alla fine, a visionare qualcosa che non si discosta mai davvero dal materiale di origine.
Una coppia che incanta
Sono decenni che il nome “Good Omens” riecheggia fra i corridoi degli studios. Quasi vent’anni fa ci andò molto vicino Terry Gilliam con una versione cinematografica interpretata da Johnny Depp e Robin Williams. Sembrava un’ottima scelta di casting ma, onestamente, rivolta a creare un prodotto mainstream che incassasse a dovere. Per questa serie TV, invece, Neil Gaiman ha preferito optare per due attori che potessero incarnare magnificamente i ruoli senza dover essere per forza “stra-famosi”. David Tennant e Michael Sheen sono due volti molto conosciuti tra gli appassionati ma meno dal pubblico generalista però è indubbio che fossero la scelta migliore possibile.
Tennant (che presto rivedremo in Jessica Jones) sembra nato per vestire i panni di Crowley e riesce a non cedere al manierismo che un simile ruolo portava in dote. Lo rende mellifluo e diabolico quando serve ma anche sarcastico e conscio delle proprie debolezze. Michael Sheen gioca tutto sul versante della recitazione fisica. Il suo Azraphel è costantemente irrigidito e dubbioso, con la schiena dritta e la postura immutabile, come se fosse perennemente sul “Chi Va Là“. Come Crowley vive da troppo a lungo sulla Terra ed è diventato un estimatore di molti “vizietti” degli esseri umani quali il sushi o gli abiti di classe. Ecco ciò che accomuna le due creature: dovrebbero fare da osservatori dell’Armageddon ma temono la distruzione di un luogo che hanno imparato ad apprezzare.
Good Omens: ma la coppia non basta
Tennant e Sheen incarnano alla perfezione i loro personaggi (noi lo avevamo capito subito). Quando sono in scena è una gioia vederli rimpallarsi le battute a vicenda. Riempiono l’inquadratura con una formidabile presenza scenica e giocano sulle sfumature, regalando una performance da veri professionisti. I guai iniziano quando loro si assentano. Questo problema è stato evidenziato da molti recensori e duole il doversi accodare a queste considerazioni. Il resto del cast e la gestione della vicenda non riescono mai a risultare sfolgoranti e incisivi quanto i due interpreti principali.
Quando Good Omens si affida agli altri attori o all’intreccio risulta drasticamente indebolito. Forse ciò è dovuto alla fedeltà che Gaiman ha deciso di riservare all’adattamento per via della dipartita del co-autore Terry Pratchett. In suo onore, infatti, ha optato per una riproposizione più fedele possibile del materiale originale. Ciò che funziona su carta, però, non sempre funziona anche su schermo. Senza l’energica presenza di Tennant e Sheen c’è solo il sempre affidabile Jon Hamm a regalare qualche guizzo nella sua interpretazione di un metodico arcangelo Gabriele. Il resto è una narrazione che scorre senza soprassalti e diluendo buona parte di quei calembour verbali che il libro regala a mani basse.
Insomma, è come se i due interpreti alzassero l’asticella così tanto da mettere in difficoltà tutto il resto. Non brilla la bella Adria Arjona nei panni di Anathema e nemmeno le vicende del giovane anticristo, circondato da un gruppetto di amici in modalità Stranger Things. La vicenda di un essere destinato alla distruzione che potrebbe cambiare sulla base dell’ambiente familiare in cui cresce avrebbe meritato un trattamento meno piatto.
In conclusione
No, non siamo dalle parti di American Gods. Forse per eccesso di autoconservazione verso il proprio lavoro e quello dell’amico scomparso, Neil Gaiman gratta solo la superficie con questo adattamento. Non aiuta una regia che talvolta sembra eccedere sul fronte del grottesco attraverso scelte stilistiche estreme che contrastano con la recitazione di alcuni attori. Una storia così avrebbe forse beneficiato di una versione cinematografica realizzata da qualcuno che non fosse l’autore originario. In quel modo, probabilmente, si sarebbe sacrificata un po’ di fedeltà al testo ma ne avremmo giovato in ritmo e potenza narrativa.
Qui ci troviamo di fronte a una serie che, probabilmente, piacerà a chi ama il romanzo mentre lascerà freddini tutti gli altri. A fronte di due interpreti meravigliosi, nati per vestire i panni di questi personaggi, il resto sembra lottare per trasportare su piccolo schermo quella brillantezza narrativa che, in realtà, andava affrontata con un altro approccio.
Good Omens
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- David Tennant e Michael Sheen sono strepitosi
- Neil Gaiman in sceneggiatura garantisce fedeltà al romanzo
Lati negativi
- Non sempre lo stile registico gestisce bene i singoli registri in termini di tono e talvolta eccede nel grottesco
- Di fronte ai due interpreti, il resto del cast soccombe