Black Mirror 5 – Recensione del secondo episodio “Smithereens”
Uno sguardo alla 5x02 di Black Mirror
Black Mirror 5 recensione. La celebre serie tv ideata da Charlie Brooker è diventata famosa in tutto il mondo grazie alle sue atipiche storie che suggeriscono un drammatico futuro per la nostra società. La tecnologia e le nuove frontiere legate ad essa sono uno dei nuclei principali di una narrazione che affronta temi legati soprattutto alla sociologia. La visione antologica non esclude, infatti, una visione d’insieme e numerosi collegamenti tra le puntate. Dopo l’esperimento interattivo con Bandersnatch, piuttosto deludente per il pubblico, Black Mirror torna su Netflix con la quinta stagione.
Meno episodi, soltanto tre, ma con una durata specifica leggermente maggiore ai precedenti. I temi restano immutati ma, in aggiunta, questa stagione può contare l’ingaggio di numerose guest star. In questa recensione vogliamo parlarvi di “Smithereens”, secondo episodio, in ordine di successione, della quinta stagione di Black Mirror. Attraverso 70 minuti di tensione, si affronta uno dei temi che più interessano la società contemporanea: l’attaccamento compulsivo ai social, alle applicazioni digitali e al pesuasivo mondo del web, con il conseguente declino della propria vita e della personale privacy.
Indice
- Sinossi
- La rete del social e il rapporto con lo spettatore
- Tra estetica e intensità
- Conclusioni e considerazioni
Sinossi – Black Mirror 5 recensione
Chris è un enigmatico uomo sulla trentina, la cui professione è legata alla sua autovettura. Infatti l’uomo è una sorta di tassista, o meglio di conducente di un servizio simile a Uber. Chris all’apparenza mostra tranquillità ma è chiaro ed evidente il suo malassere, non specificato, che lo rende nervoso. La sua postazione fissa, per aspettare i clienti, è davanti alla sede di una celebre azienda che gestisce il social network – e la sua app di riferimento – che ha coinvolto ormai chiunque: Smithereens. La casualità vuole che ogni chiamata che riceve l’autista, provenga proprio dagli uffici dell’azienda. Egli, da ottimo lavoratore, attende i suoi clienti proprio lì, nella sua postazione davanti al palazzo, chiedendo loro che rapporti hanno con Smithereens e se sono dipendenti dell’azienda. Un giorno nella macchina di Chris arriva un ragazzo di bell’aspetto e vestito piuttosto elegantemente. Alla classica domanda risponde affermativamente, confermando di lavorare per l’azienda.
La sua direzione è l’aeroporto ma capiamo subito che difficilmente ci arriverà. Chris sembra aver trovato la persona giusta per qualcosa di misterioso. Il ragazzo viene così “rapito” dal conducente armato che, dopo aver cambiato auto e avergli coperto il volto, si darà alla fuga con il cliente a bordo. Ma alcune difficoltà, dovute alla presenza di una pattuglia di polizia che li nota durante il percorso, catapultano Chris in una situazione scabrosa. Circondato da volanti, con dei fucili puntati, con una vittima inerme nei sedili posteriori e una motivazione oscura a tutti. In difficoltà, Chris ha una sola richiesta alla polizia ma soprattutto all’uomo rapito: vuole parlare a tutti i costi con Billy Bauer, fondatore e proprietario di Smithereens, con cui forse sembra avere un conto in sospeso.
La rete del social e il rapporto con lo spettatore
Smithereens, secondo episodio della quinta stagione di Black Mirror, ha del potenziale enorme. L’argomento principale, attorno a cui ruota la puntata, è la dipendenza dalla tecnologia. Abbiamo già visto un po’ troppo spesso questa tematica nel corso della serie. Qui, però, il contesto è legato specificatamente ai social, alle applicazioni legate ad essi e al loro legame ormai inscindibile con l’essere umano civilizzato. Questo preciso tema era stato affrontato in Nosedive, che però estremizzava le circostanze e le inseriva in un contesto futuristico distopico. Smithereens, invece, porta la narrazione all’interno di un clima, per ambienti, personaggi etc., più vicino a quello dello spettatore, se non identico, e ciò porta quest’ultimo ad immedesimarsi maggiormente ed entrare più facilmente nel mood. Come, del resto, veniva fatto nella ben più estrema The National Anthem.
Nel rapportarsi con le precedenti puntate lo spettatore menteneva una sorta di distanza (pur essendo coinvolto), generata dalla distanza tra la sua realtà e quella del contesto dell’episodio. Inoltre, oltre a questo, si aggiunge il nucleo principale, quello legato alla dipendenza da social e la realtà filtrata attraverso essi: l’argomento spigoloso è all’ordine del giorno e permette a quasi la totalità degli spettatori di comprendere le dinamiche e le motivazioni. Tutti, oggi, siamo coinvolti nella fitta rete interattiva generata da uno o più social. Ma proprio questa vicinanza a tale argomento ci lascia, alla fine, un po’ interdetti. Le possibilità e le vie da esplorare, con temi come questi, sono tantissime ed estremamente varie. In Smithereens si è vista l’evidente perdita di mordente che ha caratterizzato gli episodi delle prime stagioni, portando ad inevitabile trattazione in superficie degli argomenti pur costruendo una storia interessante e godibile.
Tra estetica e intensità – Black Mirror 5 recensione
La poca attenzione nei confronti del tema e il focus altalenante vengono però compensati dalla qualità visiva. La quinta stagione di Black Mirror supera le aspettative dal punto di vista dell’estetica e raggiunge picchi qualitativi tecnici visti raramente nella serie, in passato. L’apparato estetico-visivo, oltre ad una fotografia pulita ma difficile da ottenere così considerate le numerose riprese in esterno, è arricchito con successo da una regia (James Hawes) estrosa e dinamica. Le riprese dall’alto, i movimenti inediti della mdp e il taglio delle inquadrature denotano la crescente importanza nei confronti dl reparto più propriamente tecnico dello show. Questo forse a discapito del soggetto e del nucleo narrativo. Uno dei motivi di ciò è, data la fama e il crescente successo della serie, l’elevato budget impiegato per la realizzazione.
Questo ha permesso l’innesto di un cast rilevante, nel quale spiccano i nomi di Andrew Scott e Topher Grace. Il primo interpreta Chris, il protagonista. Scott fornisce una performance estremamente intensa, ricca di sofferenza e di emozioni; riesce a far arrivare allo spettatore il malessere e il dramma interiore di un personaggio che sembra non avere nulla da perdere nella vita. Un personaggio che prova qualcosa che nessuno può capire, lontano da tutti con la mente e – chiuso in auto, isolato a distanza di metri dalla polizia – anche con il corpo.
Grace, dal suo canto, riesce al suo solito a dare forte carisma al personaggio interpretato. Il suo ruolo è quello del capo di Smithereens, uomo pacato, legato alla spiritualità e forse per questo l’unico in grado di poter realmente essere vicino a Chris, umanamente. Il resto del cast, tra comparse e attori secondari, riesce ad amalgamarsi bene e a non far mai crollare il ritmo tensivo dell’azione scenica.
Conclusioni e considerazioni – Black Mirror 5 recensione
Smithereens non è di certo tra le puntate di punta della serie. Pur creando empatia con lo spettatore, la storia lineare si basa su un soggetto che non eccelle per audacia. Tecnologia e social, temi scottanti e ricchi di potenziale narrativo, sono soltanto un pretesto, suggerito e sviluppato troppo velocemente in relazione ai 70 minuti. Pretesto per mettere in piedi una storia dall’articolazione fondata sulla tensione, che tenta di scoprire un dramma nascosto che, pur essendo rilevante per comprendere le azioni, lascia con l’amaro in bocca e con un briciolo di delusione. Non che la serie non abbia già utilizzato certi temi come meri pretesti per generare plot assurdi, anzi; il lato negativo, se così vogliamo definirlo, è forse il coinvolgimento troppo superficiale e fugace nelle dinamiche interne dell’episodio, relegando il tema principale a semplice punto di partenza (oltre qualche interessante ma poco influente dettaglio).
L’accusa c’è, alla fine dell’episodio diventa ancora più evidente, come in ogni puntata. Qui però fa storcere il naso il non aver trovato uno sviluppo che rendesse i temi dinamici all’interno di una diegesi che, inevitabilmente, li rende meno incisivi. Il prezzo da pagare è, purtroppo, il rischio di cadere in un semplicistico rapporto di causa-effetto. Il dinamismo, in compenso, viene sicuramente a crearsi con il ritmo frenetico ben giostrato in un montaggio eccellente. La serie di Brooker è arrivata all’inevitabile evoluzione verso qualcosa di nuovo e diverso: l’accusa resta e la critica di fondo è palese; la nuova visione però vuole focalizzare maggiormente l’attenzione sulle realtà legate ai social media che sono radicate, oltre che pienamente accettate, nelle nostre vite. Non più quel futuro lontano delle prime stagioni, ma un presente sull’orlo della deriva.
Black Mirror 5x02 - Smithereens
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Montaggio e regia: il comparto tecnico incide particolarmente sulla riuscita dell’episodio
- Le interpretazioni di Andrew Scott e Topher Grace: intensità drammatica e folle lucidità giostrate alla perfezione
Lati negativi
- La poca valorizzazione della tematica: prediligendo lo sviluppo del dramma (effetto) il contesto tecnologico (causa) – fulcro narrativo della serie - viene ridotto a mero punto di partenza
lati positivi.. ehi ne manca uno ENORME: la Musica. C’è un premio Oscar che ha composto le musiche dell’episodio, Sakamoto, e la musica è molto bella e perfetta in qualsiasi momento. Non è da tutti avere un artista come Sakamoto in una serie TV eh ! Ma evidentemente i soldi di NF, E la fama di Black Mirror, hanno contribuito !
Assolutamente Luca, hai perfettamente ragione! Ti ringraziamo per questa precisazione, continua a seguirci!