XAVIER DOLAN: IL RAGAZZO PRODIGIO DIVENTATO UOMO
Xavier Dolan è la perfetta dimostrazione di come le esperienze, spesso biografiche, siano fonte di ispirazione per fare del buon cinema. Il regista di Montreal è ormai entrato a far parte di quella stretta cerchia di giovani promesse formata da coloro che attraverso il proprio lavoro hanno contribuito a rinnovare il modo di fare cinema negli ultimi anni.
Xavier Dolan inizia la sua carriera molto presto; fin da bambino interpreta alcuni spot pubblicitari e collabora ad alcune serie TV francesi fino ad ottenere un ruolo nel film horror “Martyrs” di Pascal Laugier nel 2008. Il suo esordio alla regia avviene, invece, è nel 2009: Xavier Dolan elargisce la prima dimostrazione del suo immenso talento attraverso il film “J’ai tuè ma mere” (“Ho ucciso mia madre”), descrivendo in maniera sublime la vita reale di un giovane adolescente omosessuale e del suo conflittuale rapporto con la madre, offrendo allo spettatore frammenti biografici che rispecchiano alcuni periodi della sua gioventù. Dolan si mostra apertamente allo spettatore e con una narrazione precisa, minuziosa e attenta nei dialoghi, riesce a raccontare situazioni personali dotate di grande impatto emotivo che consentono un’immedesimazione psicologica dello spettatore nelle problematiche del protagonista. La sceneggiatura fu scritta da Dolan a soli sedici anni ed è stato realizzato dallo stesso all’età di diciannove pur mostrando, in modo sorprendente, elevata maturità e profondità nelle tematiche trattate. Tra gli interpreti oltre allo stesso Dolan come protagonista maschile, troviamo Anne Dorval, che prenderà parte in molte pellicole successive.
I critici, in seguito, iniziano a parlare di Xavier Dolan come una giovane promessa da tenere d’occhio. Ciò nonostante nel 2009 non è ancora molto conosciuto, ma arrivano i primi lampi di popolarità. “J’ai tuè ma mere” è in concorso alla 62esima edizione del Festival di Cannes – proiettato fuori dal programma ufficiale – interessante ma pur sempre un film d’esordio. Il 2010 diventa così l’anno della seconda opera di Dolan, ormai ventunenne: “Les amours imaginaires” approdando questa volta a Cannes, nella prestigiosa sezione “Un certain regarde”. Il film racconta le vicende di due amici, Francis (interpretato da Dolan) e Marie (interpretata da Monia Chokri) che si innamorano perdutamente dello stesso uomo Nicolas (interpretato da Niels Schneider) e fanno di tutto per conquistarlo. Le atmosfere del film sono simili a quelle già viste nell’opera prima del regista: è affrontata la tematica omosessuale e risulta tuttavia un distaccamento dagli aspetti biografici. Tra gli altri interpreti compaiono: Anna Dorval, che continua la sua collaborazione con Dolan; e Louis Garrel, che contribuisce in questo caso a dare maggiore visibilità e grande importanza al giovane regista.
Due anni dopo è la volta di “Laurence anyways”, film presentato a Cannes nella sezione “Un Certain regarde”, in cui ritroviamo l’ennesima conferma dell’abilità registica di Dolan, che questa volta sceglie un attore del calibro di Melvil Papaud (scelto al posto di Louis Garrel), star del cinema d’autore francese, e lo trasforma a suo piacimento occupandosi personalmente dei costumi, del montaggio e della messa in scena, per rendere al meglio le vicende di un uomo alle prese con la propria battaglia interiore sulla sua transessualità. La protagonista femminile sarà la bellissima Suzanne Clèment, premiata dalla giuria del Festival come migliore attrice, in una delle sue migliori performance. La terza opera di Dolan riceve un’accoglienza degna dei grandi capolavori e permette al regista di affermarsi definitivamente all’interno del panorama cinematografico francese; la sua giovane età passa in secondo piano e si incomincia a parlare di lui come una vera e propria rivelazione.
Nel 2013 ritorna a vestire i panni di attore interpretando il ruolo di protagonista per il suo film: “Tom à la ferme”, che sarà presentato alla Settantesima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La pellicola è l’adattamento di un’opera teatrale di Michel Marc Bouchard – scelta piuttosto rischiosa per un regista cinematografico – ma Dolan si rimette nuovamente in gioco: si discosta dalla presenza di attrici che ricoprano ruoli femminili di rilievo nel film, focalizzando la propria attenzione sui ruoli maschili. E’ regista, attore protagonista, produttore, costumista (come per il precedente lavoro) e stavolta si occupa di curare i sottotitoli per la traduzione in francese. L’ambiente scelto è quello veneziano allontanandosi temporaneamente da Cannes per farsi conoscere da coloro che guardano un suo lavoro per la prima volta. Il film riscuote pareri negativi e risulta piuttosto piatto a livello narrativo; puntuali arrivano le critiche che lo definiscono “narcisista” ed egocentricamente ambizioso.
Tom à la ferme: Xavier Dolan in una scena del film.
Il 2014 rappresenta la migliore annata per la carriera cinematografica di Xavier Dolan, che presenta alla 67esima edizione del festival di Cannes uno dei film più significativi e tecnicamente “rivoluzionari” degli ultimi anni: “Mommy”. La quinta opera del regista canadese è un capolavoro: il ruolo della protagonista femminile è interpretato da Anne Dorval che insieme a Suzanne Clement e Antoine Olivier Pilon (che interpreta Steve, il protagonista maschile) formano un insieme perfettamente armonico. Le sequenze sceniche, le musiche e l’emotività della storia rappresentano soltanto alcune delle peculiarità di questo film. L’intuizione al servizio del talento e la genialità consentono a Dolan di andare oltre le regole, componendo una lunga serie di inquadrature “strette” con un aspect ratio 1:1, permettendo così l’utilizzo di primi piani e concentrando l’attenzione dell’osservatore su un unico soggetto. La vera sorpresa per lo spettatore avviene durante la fase finale del film, in cui vi è una sequenza dove compare l’attore protagonista in bicicletta, in sottofondo abbiamo “Wonderwall” – brano degli Oasis – segue un gesto di “apertura” con le mani verso la macchina da presa e, improvvisamente, l’aspect ratio dell’inquadratura cambia allargandosi ad un rapporto 1,85:1. I tradizionali stilemi registici sono completamente distrutti e Dolan si consacra come un innovatore.
“Mommy” rappresenta il miglior successo mai raggiunto per la carriera di un giovane regista: il film è presentato agli Oscar 2015 candidandosi come “Miglior film straniero” ma non riuscendo a superare la selezione finale; si aggiudica il “Premio della giuria” alla pari con l’opera del grande Jean-Luc Godard che quell’anno presenterà a Cannes “Adieu au langage”.
La popolarità di Xavier Dolan cresce: nel 2015 è selezionato come membro per presiedere la giuria della Sessantottesima edizione del Festival di Cannes insieme ai fratelli Coen. Nello stesso anno si occupa della realizzazione del videoclip per il brano “Hello” della cantante britannica Adele che farà il record di visualizzazioni su Youtube.
L’anno successivo, ormai all’apice del suo successo, presenta in concorso al Festival di Cannes “Juste la fin du monde”, opera basata sulla pièce teatrale di Jean Lui – Lagarce riadattata per il grande schermo. Il cast che prende parte al film è eccezionale: Gaspard Ulliel, attore e modello francese noto per la sua interpretazione di Hannibal Lecter e per essere uno dei principali testimonial di Chanel, è scelto nel ruolo di protagonista. Tra gli altri straordinari interpreti compaiono: Marion Cotillard, Lea Seydoux, Nathalye Baye ed, infine, Vincent Cassel in una straordinaria performance attoriale. Il film ruota attorno alla storia di Louis che decide di fare ritorno dalla sua famiglia dopo dodici anni di totale assenza per comunicare la propria morte. Le sequenze sceniche più rilevanti si svolgono all’interno della “casa di famiglia” in un ambiente “stretto” e claustrofobico in cui lo spettatore si ritrova trascinato e prende parte alle vicende che affliggono il protagonista che dovrà sopportare le differenti reazioni dei membri della sua famiglia, sconvolti del suo improvviso ritorno. Il tema dell’omosessualità ritorna in questo film, così come nei precedenti lavori di Dolan, ed è trattato con una chiave di lettura estremamente malinconica e drammatica (il protagonista Louis scopre che il suo “primo amore” è morto a causa della stessa malattia che lo affligge). Il ruolo del fratello, interpretato da Vincent Cassel, scuote magistralmente l’attenzione dello spettatore con una straordinaria recitazione. I ritmi sono altalenanti e oscillano tra periodi piatti dettati dalla sterilità dei dialoghi che, tuttavia, diventano più incalzanti verso le fasi finali del film, fino a culminare nella discussione finale che interrompe drasticamente la suspence creata, lasciando lo spettatore sgomento con un finale che si presta a svariate interpretazioni soggettive.
Juste le fin du monde: Gaspard Ulliel e Xavier Dolan durante il Festival di Cannes.
Attualmente Xavier Dolan sta lavorando al suo ultimo film “The Death and Life of John F. Donovan“, atteso per il 2018. Il cast è formato dalla star della serie TV Game of Thrones Kit Harington, accompagnato da Jessica Chastain, Natalie Portman e Susan Sarandon. La pellicola racconta la relazione epistolare tra la star della televisione John Donovan e il giovane attore Rupert Turner. La carriera di Xavier Dolan è destinata a crescere e a soli ventotto anni è sicuramente tra i registi che possono ancora dare tanto al mondo del cinema e come quanto già osservato nei suoi film, il giovane ragazzo di Montreal, sa esattamente come non deludere le aspettative per coloro che amano il suo modo di fare cinema e di scrivere storie.
Foto dal set di “The Death And Life of John Donovan”: Xavier Dolan con Jessica Chastain. (Foto:Shayne Laverdière via Collider).