Hotel Artemis: recensione del film di Drew Pearce con Jodie Foster
Uno sguardo al film che segna l'esordio alla regia per Drew Pearce
Noto a moltissimi per le sue qualità in veste di sceneggiatore, Drew Pearce arriva a dirigere il suo primo film. Dopo aver curato le sceneggiature di Iron Man 3, Mission: Impossible – Rogue Nation e il recente Fast & Furious – Hobbes & Shaw, Pearce debutta alla regia con Hotel Artemis. Il film, scritto dallo stesso regista, vanta un cast d’eccezione e tra essi spiccano i nomi di Jodie Foster (Taxi Driver; Il silenzio degli innocenti) e Jeff Goldblum (La mosca; Jurassic Park). Insieme a loro Sofia Boutella (Climax; Atomica Bionda), Sterling K. Brown (American Crime Story; This Is Us), Dave Bautista (Guardiani della Galassia), Zachary Quinto (Heroes; Star Trek) e Charlie Day (Come ammazzare il capo… e vivere felici). In questo articolo la nostra recensione di Hotel Artemis.
Il film, a metà tra thriller, action movie e fantascienza, racconta una frenetica vicenda ambientata in un hotel particolare. La storia si svolge quasi interamente all’interno del luogo, mentre fuori una rivolta civile sta capovolgendo Los Angeles. Un film con importanti ambizioni, evidenti dalla scelta degli interpreti, e con grandi aspettative visto l’esordio alla regia di Drew Pearce. In questa recensione i nostri pareri su Hotel Artemis!
Indice
Sinossi – Hotel Artemis recensione
La storia si svolge la sera del 21 giugno 2028, un mercoledì. Los Angeles è in piena rivolta civile. La popolazione protesta contro la legge che privatizza l’acqua e di conseguenza caos e distruzione regnano sovrani nella città. Esiste però un posto sicuro: l’Hotel Artemis. Esso è un luogo segreto, situato all’ultimo piano di un grattacielo. Più che un hotel si dovrebbe parlare, però, di ospedale. Si presenta infatti come albergo d’epoca ma al suo interno si cela una sorta di clinica supertecnologica in grado di curare con precisione ogni singola ferita e dolore. C’è una particolarità: l’Hotel Artemis è una clinica per malviventi, delinquenti e, in senso più ampio, criminali. Questi infatti, sfruttando la segretezza mantenuta all’interno della struttura, possono, se feriti, rifugiarsi all’interno di essa e farsi curare senza destare sospetti o essere rintracciati. L’Artemis è luogo di sicurezza privileggiata anche in relazione alla rivolta civile all’esterno.
Padrona di casa è l’ex infermiera Jean Thomas che accoglie e cura i pazienti (o almeno quelli che sono soci registrati). Assieme a lei Everest, bruto assistente dalle dimensioni colossali che aiuta l’infermiera in ogni circostanza, visto anche il tipo di gente che frequenta il luogo. Nell’ospedale/hotel gli ospiti vengono identificati in base al nome delle stanze che occupano, ognuna di esse con un nome diverso di città: Nizza, Acapulco, Honolulu etc. Tra gli ospiti di quella sera ci sono una coppia di fratelli che ha parzialmente fallito una rapina e una sensuale donna, una sorta di agente-killer con un obbiettivo preciso. Oltre a loro un trafficante d’armi ferito ad un occhio. Tutti loro, infatti, hanno ferite e per questo sono accolti. Quando però un boss della malavita verrà accolto all’Artemis e un poliziotto avrà bisogno d’aiuto, le vicende degli ospiti si intrecceranno inevitabilmente producendo irrimediabili conseguenze.
Chi troppo vuole nulla stringe
Hotel Artemis si presenta, come già detto, a metà tra un action movie e un thriller di ambientazione fantascientifica. Vorrebbe essere entrambi, giostrandosi tra le diverse possibilità narrative e sceniche dei due generi. Ma alla fine dei conti non riesce a virare verso nessuna delle vie, mostrando una mancanza d’identità specifica. Il film scorre con una buona linearità ma proprio il non voler puntare più marcatamente verso uno specifico stile narrativo e visivo, complica un po’ la godibilità dell’insieme, tra caos e confusione. Di certo è vero che la frenesia è il tratto distintivo dello script del film ma quando ci sono troppi elementi in gioco si rischia quasi sempre di non svilupparli dignitosamente. Ognuno di essi avrebbe meritato ulteriori approfondimenti ma i 93 minuti della durata non aiutano a creare presupposti, sviluppi e conclusioni. Tutto è troppo veloce e niente risalta come dovrebbe.
Tornando al discorso legato ai generi, nessuno dei tre emerge con carattere dall’accozzaglia, pur mostrando particolari e soluzioni interessanti. Il thriller è latente e la tensione è quasi sempre smorzata sul nascere, concludendosi nel twist che non lascia quasi nulla. L’action movie è relegato alle scene di combattimento – ottime e ben coreografate – mentre la fantascienza si limita a fare da quinta scenografica. La storia sulla quale si basa Hotel Artemis è fondata su presupposti che conosciamo a stento e nulla è approfondito, anche ciò che dovrebbe poi portare allo svelamento del mistero principale. Dedicare qualche minuto in più nella costruzione delle singole vicende avrebbe beneficiato in empatia da parte dello spettatore che, pur godendosi la frenesia, vive quasi con distacco una storia della quale capisce lo svolgimento ma non le basi e il vero cuore.
Bello fuori, povero dentro
La sterilità appena accennata coinvolge anche i personaggi, elementi principali del valzer di follia all’interno dell’Artemis. Le loro storie e il loro carattere non sono approfonditi e ciò fa restare l’amaro in bocca in più di un’occasione, soprattutto quando si accenna ai legami tra essi senza portare a qualcosa di più, anzi, confondendo maggiormente. Resta, però, un’ottima prova da parte di tutti. Jodie Foster sempre equilibrata e capace di dominare la scena senza esuberanza, con una presenza scena che denota la grande esperienza. Jeff Goldblum è una sicurezza nella maggior parte delle occasioni. Dave Bautista, pur essendo relegato a personaggio più che secondario – inspiegabilmente, viste le ottime prove – regala una performance intensa, forse la migliore in relazione al minutaggio consesso. Sofia Boutella ormai sguazza nelle scene d’azione, nel ruolo della femme fatale, e lo fa benissimo. A Sterling K. Brown basta parlare per concentrare gli sguardi sulla sua figura.
Come già detto, le scene d’azione convincono appieno e coinvolgono. Il resto, tra misteri e intrighi, resta scialbo e prevedibile. L’idea di fondo, del soggetto, è interessante ma andava arricchita di elementi e particolari per riempire alcuni vuoti troppo evidenti. Non viene, per altro, sfruttato l’elemento politico, economico e sociologico derivante dalla ribellione cittadina. Questa invece risulta, in fin dei conti, solo il pretesto per la messa in scena e un costante ronzio di sottofondo durante tutta la durata, pur provando ad essere coinvolta in prima persona. Lo stesso Hotel viene poco esplorato pur essendo, almeno per il poco che riusciamo a vedere, ben costruito scenograficamente. La regia di Pearce mostra intuizioni interessanti, soprattutto una serie di tagli piacevolmente insoliti delle inquadrature. Ma tutto si innesta su una sceneggiatura debole che non riesce a dare dignità a tutta la carne al fuoco.
Conclusioni – Hotel Artemis recensione
Concludiamo la nostra recensione di Hotel Artemis constatando che il film, pur con interessanti spunti e un cast eccezionale, sembra avere dei presupposti fragili nella scrittura. Un titolo sicuramente interessante, almeno in partenza. Intrattiene e resta godibile, soprattutto per la durata breve che, però, si dimostra essere la sua peggior nemica. Mezz’ora in più, se ben costruita, non avrebbe di certo fatto male allo sviluppo di storia e personaggi. Un potenziale non sprecato, in fondo, ma resta l’amaro per le possibilità enormi che poteva avere.
Drew Pearce esordisce alla regia e il suo tocco si vede in spunti interessanti che però denotano una grande pecca nella sceneggiatura, curata da lui stesso. La sua carriera da sceneggiatore l’ha reso famoso ma è evidente come l’impostazione da blockbuster non aiuti minimamente la riuscita di un film che vuole troppo e che alla fine porta a casa quasi nulla. A livello visivo gli spunti evidenti omaggiano i B movie, gli action orientali, Carpenter e le atmosfere della saga di John Wick ma si perdono in un’identità confusa, che spazia fra tutti questi esempi senza trovare il vero obbiettivo della sua ricerca stilistica e visiva, pur costruendo un’interessante messa in scena.
Hotel Artemis
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Il cast: grandi nomi che non deludono con le loro ottime performance
- Le scene d’azione: ben coreografate e organizzate nello stile e nella regia
Lati negativi
- La durata: i 93 minuti non permettono di approfondire quasi nulla, lasciando la narrazione in superficie
- I generi: una commistione mal riuscita che evidenzia la mancanza di una precisa identità