Kardec: recensione del film biografico di Netflix
Ripercorriamo la vita del fondatore dello spirtismo
Wagner de Assis torna dietro la macchina da presa in un altro film incentrato sullo spiritismo: Kardec. A distanza di nove anni dal successo de La nostra casa il regista brasiliano continua a indagare il mondo dello spiritismo, così tanto caro in patria. Il film infatti è stato accolto con molto entusiasmo in una nazione che fa di questo tema una vera e propria fede. Vediamo quindi, attraverso la recensione di Kardec, se questo dramma autobiografico recentemente approdato su Netflix sarà all’altezza di ciò che simboleggia.
Il film racconta la storia del pedagogista Hippolyte Léon Denizard Rivail, fondatore e codificatore dello spiritismo. Partendo dalla sua pensione dall’insegnamento, il film traccia la parabola che parte dallo scetticismo e si conclude nella fede. Il professore si imbatte infatti nel famoso fenomeno parigino dei “tavoli che girano” e ne rimane tanto affascinato quanto scettico. Inizia a partecipare alle sedute per scopi puramente informativi, ma sarà poi scelto dallo Spirito della Verità che gli affiderà una missione fondamentale: cambiare il mondo.
Indice
Il padre dello spiritismo – Kardec recensione
Allan Kardec è la colonna portante dello spiritismo: i suoi studi hanno fatto il giro del mondo e permesso la diffusione di questo nuovo culto. Da sempre al servizio della scienza, il professor Rivail ha persino rivoluzionato l’istruzione francese collaborando con il celebre Pestalozzi, pedagogista svizzero. I due proposero una forma di educazione non troppo verbale e più associata alle esperienze dell’alunno, introducendo i concetti di intuizione e gradualità dell’apprendimento. Rivail però, a causa di disaccordi interni ad un istituto troppo dedito all’istruzione cattolica, si ritirò verso una prematura pensione. Viene a sapere dunque dall’amico Carlotti di uno strano fenomeno che sta facendo impazzire la Parigi del XIX secolo: i tavoli che girano.
Supponendo un qualche tipo di forza magnetica, il professore si accosta a questi eventi con scetticismo e curiosità intellettuale. Forte del suo temperamento scientifico Rivail non può cedere a un fenomeno così illogico, almeno fino a quando lo Spirito della Verità non lo contattò durante una seduta. Gli diede il nome di Allan Kardec, una sua reincarnazione, e gli affidò la missione di divulgare la dottrina spiritista. Inizia dunque il suo cammino, fiero divulgatore di questa emergente e rigettata dottrina. I fenomeni di isteria di massa si sprecavano: i medium venivamo visti come streghe e qualsiasi spiritista veniva perseguitato. È grazie alla perseveranza di Kardec se lo spiritismo non si è estinto o si è isolato come semplice setta, ma anzi è diventato un culto a livello mondiale. Una dottrina che coniuga religioni occidentali e orientali, affiancando l’esistenza di Dio alla reincarnazione.
La scienza poetica
Kardec è costantemente in bilico fra scienza e fede. Nel film questo binomio traspare spesso, ma sempre in modo banale e macchinoso, quasi forzato. Léon ha un approccio tipicamente scientifico fatto di analisi e conclusioni logiche e ragionate, ma questo non lo ferma dall’approcciarsi a un mondo totalmente illogico. Lo spiritismo, e così il professore stesso, vive in una zona grigia piena di contraddizioni e compromessi: è sia fede che scienza, ma in realtà non è nessuna delle due. Utilizza dunque un metodo razionale, porre la stessa domanda a tutti i medium, per giungere a una conclusione irrazionale: Dio è intelligenza suprema e causa prima di ogni cosa. Questo essere nella terra di nessuno fra fede e scienza porterà Kardec e il culto spiritista a essere rigettato da entrambi gli schieramenti.
La comunità scientifica disprezza ciò che lo stesso Rivail ha definito a suo tempo “superstizioni per ignoranti”, e al contempo la Chiesa non può permettersi di riconoscere il mondo spiritico Inizia dunque una lotta da parte del professore contro la censura cattolica che, interferendo con la libertà di parola, viene frequentemente accostata a quella dell’Inquisizione. In realtà è proprio questa censura, generando disapprovazione tramite il rogo dei libri, che darà forza alle parole di Kardec.
L’uomo si ritroverà a metà fra due mondi: non solo tra quello terreno e quello spirituale, ma anche per l’appunto tra l’approccio pragmatico e la cieca fede. In merito a ciò il film non si espone particolarmente, se non svilendo entrambe le parti. Da una parte sottolinea a più riprese la scarsa apertura mentale dei più illustri scienziati, mentre dall’altra immortala la staticità della Chiesa. Kardec è un film che non riesce a prendere posizione su nulla: è una raccolta oggettiva di fatti che, piatta e monotona, rischia di annoiare.
Analisi tecnica – Kardec recensione
Tecnicamente Kardec soffre quella stessa tediosità che lo caratterizza sul piano narrativo. La colonna sonora è forse il punto più critico: composta da un debolissimo pianoforte passa in secondo piano per tutta la durata della pellicola. Troppo generalista per essere d’impatto, quella di Kardec è una colonna sonora che non incide in nessun modo sulla narrazione e lo spettatore. Il tentativo sembra quello di inserire una qualche traccia di drammaticità in un contesto che però fa fatica a sopportarla, tra attori e inquadrature. Le prove recitative non sono nulla d’eccezionale: Leonardo Medeiros è scolastico nel raccontare la storia di Rivail e, come quasi tutti gli interpreti, è molto ingessato nelle scene drammatiche. A salvare la pellicola in questo senso accorre Sandra Corveloni, già vincitrice a Cannes come miglior attrice grazie al dramma Linha de Passe e già avvezza a questo tipo di cinematografia grazie a O filme dos Espíritos.
Sandra, interpretando la moglie di Kardec, si fa carico delle scene a più alto contenuto emozionale, che sono proprio quelle nell’intimo ambiente coniugale. In realtà la quasi totalità delle scene si svolge in interni. Le scenografie e i costumi della Francia del XIX secolo sono ricreate piuttosto bene, riprendendo spesso il contesto pseudoscientifico di The Prestige. Una particolarità che salta subito all’occhio è l’uso della luce, ridotto all’osso Le scene in esterne con paesaggi e monumenti sono state ricreate con una computer grafica di pessima qualità che rende quel suo, seppur esiguo, utilizzo completamente fuori luogo.
Considerazioni finali
Wagner de Assis si dimostra in fin dei conti abile nel giocare con lo spiritismo, regalando stranianti inquadrature dall’alto e qualche grandangolo che crea una prospettiva alienante. Peccato per il resto, quando il regista non è assolutamente in grado di condurre la pellicola. Soprattutto in fase di sceneggiatura Wagner è molto accademico, procedendo lentamente e incespicando tra una battuta e l’altra. Qualche barlume di scrittura si riscontra nei dialoghi fra Kardec e la moglie, quando la sceneggiatura esce dai rigorosi stilemi che la ingabbiano per quasi tutto il film.
Non si può concludere la recensione di Kardec senza sottolineare come le scene si susseguano solo per far progredire la trama, ma risultano terribilmente vuote. Il grande messagio di Allan Kardec passa a stento in una pellicola che, nonostante le buonissime intenzioni, non riesce a dargli la giustizia che merita. Il film non è da bocciare totalmente, ma di certo non lascerà il segno. Una serie di riflessioni sofistiche ed erudite smorzano la carica rivoluzionaria che in realtà il professore possedeva. In questa recensione appare chiaro come Kardec abbia di certo acceso la miccia dello spiritismo, ma non ha di certo accesso l’interesse dello spettatore.
Kardec
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Grande interpretazione di Sandra Corveloni, dolce e forte
- Resoconto fedele della sotria di Léon Rivail
Lati negativi
- Troppo nozionistico e troppo poco emotivo
- Colonna sonora altamente impersonale
- Effetti speciali e scene in esterni assolutamente trasandati