Tredici: recensione della terza stagione della controversa serie Netflix
Lo scorso anno Netflix aveva stupito i suoi spettatori con la seconda stagione di una delle sue serie tv di successo. Stiamo parlando di Tredici, che torna sul piattaforma con una terza stagione di cui ci occuperemo in questa recensione. Questo teen drama, tratto dal romanzo di Jay Asher, era inizialmente destinato ad avere un’unica stagione, ma il grande successo di pubblico ha portato inevitabilmente a un rinnovo. La serie tv, come tutti sappiamo, tratta problematiche di rilievo in campo adolescenziale, dalla violenza sessuale al suicidio, cercando di essere un prodotto di denuncia.
Se la prima stagione si era dimostrata efficace in questo (peccando probabilmente un po’ di mancanza di delicatezza nella gestione dei temi), la seconda aveva cancellato totalmente quanto fatto in precedenza. In che modo? Con una narrazione piatta, noiosa e ridondante e con un’accentuazione veramente eccessiva della violenza adolescenziale (esempio lampante l’abuso subito da Tyler). Cosa resta dunque da raccontare? Lo showrunner Brian Yorkey ha trovato una nuova strada da percorrere, che snatura ulteriormente il suo prodotto. Nella terza stagione gli studenti della Liberty High si troveranno ad occuparsi principalmente di un mistero: chi ha ucciso Bryce Walker? Con un espediente già visto e nuovi personaggi decisamente poco interessanti, Tredici continua la sua caduta libera, perdendo quasi del tutto le sue basi e acquisendo nuova linfa, che solo qualche volta funziona.
Indice
- Trama
- Nuove e vecchie conoscenze
- Tra thriller e temi adolescenziali
- Tredici è ancora recuperabile?
- Giudizio finale
Tredici terza stagione recensione
Prima di iniziare con la recensione della terza stagione di Tredici, vi presentiamo una panoramica sulla trama. Otto mesi dopo il tentativo di Tyler di compiere una strage al ballo della Liberty High, le cose sembrano essere tornate più o meno alla normalità. Clay, Justin, Jessica, Alex, Tony e Zach hanno insabbiato le azioni di Tyler e lo hanno aiutato molto nella ripresa, anche se il ragazzo continua a essere turbato dall’abuso subito da Montgomery. A sorpresa arriva poi una nuova studentessa, Ani, che finirà anche lei coinvolta nei segreti e nella faide della Liberty High. Durante la partita di football di inizio anno succede un evento che ribalterà totalmente la vita nella scuola e le vite di tutti i ragazzi: Bryce Walker scompare e verrà ritrovato morto poco tempo dopo.
Alex, Tony, Justin, Jessica, Zach e tanti altri sono tutti possibili sospettati: ognuno di loro aveva motivo di volere morto Bryce. Tra questi non manca Clay, che più di tutti odia Bryce, soprattutto per ciò che ha fatto ad Hannah. Per questi motivi si ritroverà sotto osservazione della polizia, che sembra totalmente convinta che sia lui il colpevole. La situazione tuttavia è più complicata di come appare dall’esterno.
Nuove e vecchie conoscenze
Sin dal trailer di lancio, la terza stagione di Tredici aveva mostrato una svolta thriller nella trama, con un grande spoiler spiattellato allo spettatore: chi ha ucciso Bryce Walker? Uno stratagemma efficace a livello promozionale, per attirare più pubblico possibile, il quale magari era rimasto molto deluso dalla seconda stagione. Al tempo stesso è un’arma a doppio taglio, poichè i primi episodi si concentrano sulla scomparsa del “mostro” della Liberty High, cercando di creare inutilmente suspense. In questo frangente ci viene rivelato un nuovo personaggio, che è anche la nuova voce narrante: Ani. La ragazza offre un nuovo punto di vista su Clay e i suoi amici e la sua storia sarà importante per scoprire un percorso di redenzione importante: quello di Bryce. Il personaggio, tuttavia, risulta veramente poco interessante, spesso incoerente, decisamente non adatto a sostituire Hannah Baker.
Uno sguardo più approfondito su Bryce Walker permette a questa stagione di concentrarsi su un tema interessante: non siamo solo buoni o solo cattivi. Questo aspetto era stato già delineato nelle precedenti stagioni, ma qui è ampiamente trattato. Nonostante la tematica di interesse, la sua applicazione sul personaggio di Bryce risulta quasi inconcludente: vediamo il personaggio che cerca continuamente di migliorare, ma troppo spesso torna a riemergere il suo lato oscuro. Probabilmente tale tema andava trattato concentrandosi anche su un altro personaggio, che per certi aspetti arriva a incuriosire lo spettatore: Montgomery De La Cruz. Incredibile ma vero, proprio lui ci riserverà qualche sorpresa.
Tredici terza stagione recensione: tra thriller e temi adolescenziali
Ovviamente i delicati temi sociali in campo adolescenziale non vengono abbandonati: si parla sempre di abuso e violenza, uscita dal trauma, lotta femminile contro il maschilismo e molto altro. Tutto ciò viene però compromesso dalla trama thriller, che cerca di rifarsi a tanti altri già visti teen drama. In ogni puntata abbiamo un possibile sospettato, poi smentito, poi di nuovo ripreso; per tenerci sulle spine ci sono innumerevoli colpi di scena, cliffhanger da una puntata all’altra e così via. In questo modo si snatura non poco l’anima di Tredici, che non riesce più a trattare come dovrebbe i suoi grandi discorsi di base. L’attenzione dello spettatore finisce per ricadere su tutt’altro, sul più noto espediente narrativo: whodunnit? Chi è il colpevole?
Tutto ciò ci dimostra che Tredici non ha risolto le gravi problematiche sulla sceneggiatura, rivelatesi dalla deludente seconda stagione. In questo caso il cattivo lavoro di scrittura è dato dalla costruzione di una narrazione confusionaria, scialba e incoerente. Per rimanere ancorati al sistema di focalizzarsi spesso su un personaggio a puntata, si arrivano a creare focus decisamente non rilevanti e quasi ridicoli. Ad esempio il discorso del ritornare ad essere a proprio agio con il corpo, a seguito di un abuso, è trattato nel caso di Jessica nel peggior modo possibile. Inoltre, nel tentativo di creare nuove svolte per allungare il brodo, alcuni personaggi a volte si ritrovano a relazionarsi fra loro quasi dimenticandosi di azioni passate.
Tredici terza stagione recensione: Tredici è ancora recuperabile?
Gli aspetti negativi della terza stagione di Tredici sono veramente tanti, ma è possibile notare forse un lieve miglioramento rispetto alla stagione scorsa. Nonostante lo snaturamento che provoca alla struttura narrativa di base, la svolta thriller nella trama in diverse occasioni suscita interesse. Questo risveglia un po’ la narrazione, che nella seconda stagione era apparsa così rallentata e poco stimolante. Funzionano bene anche i classici salti avanti e indietro nel tempo, che si giovano anche di un piccolo lavoro sulla fotografia. Regia e montaggio sono nella media e totalmente in linea con lo stile di molti teen drama.
Per quanto riguarda gli attori, non ci si può lamentare troppo delle loro interpretazioni. Dylan Minnette continua a svolgere un buon lavoro sul personaggio di Clay, restituendoci la sua rabbia e la sua frustrazione, gli elementi più caratteristici del protagonista della serie tv. La new entry Grace Saif, che interpreta Ani, si dimostra anch’essa molto capace e in linea con il lavoro del resto del cast. Il problema risiede nel suo personaggio, destinato a svelare un nuovo lato di Bryce; a lungo andare però risulta sempre meno interessante e poco stimolante.
Tredici terza stagione recensione: giudizio finale
Tredici è senz’altro la serie tv teen che, più di tutte, è riuscita a trattare con coraggio temi scomodi in ambito adolescenziale. Bullismo, violenza, stupro vengono trattati senza filtri, svelando un mondo oscuro dell’adolescenza di oggi, spesso taciuto da chi lo vive e sconosciuto agli adulti. Tutto ciò ovviamente ha generato non pochi polveroni, causati soprattutto dall’esasperazione di quei temi, accentuati in alcune occasioni non necessariamente. Tali polemiche non hanno più motivo di esistere con la terza stagione, persasi nei meandri della serie tv dalle tinte thriller, mescolata ai discorsi sulla ripresa delle vittime di traumi e sul tentativo di redenzione dei “cattivi”.
Il filo rosso di questa nuova stagione è l’analisi delle azioni umane, che non si possono sempre suddividere fra buone e cattive, perché ognuno di noi nasconde diverse facce. Tema interessante ma non sviluppato correttamente; un maggiore approfondimento, tramite uno sguardo su altri personaggi come Montgomery non avrebbe guastato. A parte questo, alla fine dei tredici episodi, si rimane non poco delusi dal cattivo lavoro di sceneggiatura e dalla perdita di identità della serie tv stessa. Anche se causa uno snaturamento, la trama thriller dona però un po’ di dinamicità alla narrazione, che rischierebbe di essere sempre farraginosa, al limite dell’insopportabile.
Alcune porte sono state lasciate aperte per la quarta ed ultima stagione. Non ci resta che aspettare, con la speranza di ricevere un finale perlomeno dignitoso, in grado magari di cancellare tutti gli errori fatti. Anche se ormai Tredici, senza i tredici motivi di Hannah Baker, non ha quasi più motivo di esistere.
Tredici - Terza stagione
Voto - 5
5
Lati positivi
- Il discorso sulla natura delle azioni umane
- Una narrazione più viva grazie alla trama thriller
Lati negativi
- La trama thriller che snatura l'anima della serie tv e distrae dai temi sociali
- Il cattivo lavoro di sceneggiatura
- La nuova voce narrante