Share: recensione del film presentato alla Festa del Cinema di Roma
Un nuovo dramma sull'adolescenza, presentato anche al Sundance, è stato fra i protagonisti della Festa del Cinema di Roma
Alla Festa del Cinema di Roma, oltre la Selezione Ufficiale, è presente una piccola sezione chiamata “Tutti ne parlano”. Qui vi sono film che, a livello internazionale, hanno fatto parlare di sé per i temi trattati, i premi vinti o le storie intriganti. Quest’anno, in questa sezione, è stato presentato Share, di cui vi presentiamo la nostra recensione. La pellicola, diretta dalla regista Pippa Bianco, è di genere drammatico e si concentra su un’adolescente che vive una situazione di forte disagio.
Share ha molto impressionato il panorama cinematografico internazionale. Al Sundance Film Festival si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura; e, inoltre, è stato molto apprezzato da numerosi critici. Tra i punti di forza rilevati c’è una narrazione molto intimista, così incollata sulla sua protagonista da scavarne nell’animo. Molto apprezzata anche la regia di Pippa Bianco. Il suo Share nasce da un suo cortometraggio con protagonista Taissa Farmiga. Innegabile anche la potenza interpretativa di Rhianne Barreto, che dà vita alla protagonista della storia, Mandy. Tutti questi elogi e presentazioni in pompa magna saranno però dovuti? Share è sicuramente una pellicola dal forte impatto, ma sarà veramente così sensazionale? Scopritelo qui di seguito nella nostra recensione.
Indice
- Trama
- Un racconto psicologico sulle conseguenze di un abuso
- Regia, sceneggiatura e cast
- Considerazioni finali
Trama – Share recensione
Mandy (Rhianne Barreto) è una studentessa come tante. Ama fare sport, infatti è una giocatrice di basket e inoltre fa la cheerlader nella sua scuola. Una notte si risveglia nel giardino di casa sua: non ricorda assolutamente tutto quello che ha fatto quella sera. Cosa sarà successo? Il giorno dopo i suoi amici cominciano a scriverle di un video che sta circolando, di cui lei è la protagonista. Ben presto Mandy scopre il contenuto di quel video: lei si trova priva di sensi sul pavimento di un bagno, mentre diversi ragazzi la scherniscono e scherzano sull’abusare di lei. Il video si interrompe senza rivelare se sia stata violentata o meno.
Mandy decide di non dire nulla alla sua famiglia e inizia a chiedere ai suoi amici cosa sia veramente successo quella sera. I suoi genitori però ben presto scoprono dell’esistenza del video e insistono perché lei denunci l’accaduto. Da quel momento Mandy sarà costretta ad affrontare le contraddizioni delle conseguenze. Rapportarsi con il contesto sociale che la circonda non sarà facile, al punto che Mandy inizierà a chiedersi se sia meglio insistere per avere giustizia o cercare di dimenticare il più possibile.
Un racconto psicologico sulle conseguenze di un abuso
Proseguiamo con la recensione di Share. Si tratta di un film che, sin dai primi minuti, dimostra di voler mostrare a pieno la psicologia della sua protagonista. La narrazione filmica quindi ha un tono fortemente psicologico, che non fa respirare quasi mai lo spettatore. La tensione, la frustrazione e l’oppressione di Mandy sono fortemente palpabili. Con un ritmo lento, Share si addentra in ogni fase che la ragazza deve affrontare a seguito dell’abuso che, fino alla fine, non sappiamo se sia avvenuto o meno.
L’accettazione del dolore, i sensi di colpa, l’insistenza dei familiari, l’allontanamento da parte dei compagni: tutto questo il film ci mostra in maniera secca e non edulcorata. Sono tutti gli effetti devastanti di una violenza subita, che nell’adolescenza e nell’America di oggi sono fardelli ancor più difficili da gestire. A questi si aggiungono anche i segni sul corpo. Questi ci fanno presagire il peggio, ma la verità sarà ancora più sconvolgente per Mandy.
Pertanto Share è un crudo e realistico quadro della società americana di oggi e dell’adolescenza odierna, ricca perlopiù di indifferenza, crudeltà e diversi elementi negativi. Dove manca il sostegno per Mandy è proprio tra i suoi amici, che sembrano assolutamente non capire lo stato d’animo di Mandy. Sul fronte familiare, invece, la protagonista trova una situazione opposta: una eccessiva pressione affinché venga fatta giustizia. La ragazza quindi è totalmente confusa sulla strada da scegliere: continuare a insistere su trovare il colpevole o iniziare una nuova vita, cancellando quanto avvenuto? Questi percorsi psicologici sono perfettamente delineati dal film; tuttavia ci sono alcuni elementi che non ci fanno gridare al capolavoro.
Regia, sceneggiatura e cast – Share recensione
Sul fronte della regia possiamo trovare un mix di elementi positivi e negativi. Pippa Bianco costruisce la sua regia interamente sulla protagonista, dedicandole moltissimi primi piani, che scandagliano i tormenti psicologici che vive. Il ritmo generale, tuttavia, risulta eccessivamente rallentato; inoltre la “confezione” del film è tarata perfettamente su quella di diversi film sul disagio giovanile, di stampo indipendente e decisamente da festival. Questo incide abbastanza sull’identità artistica della pellicola.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, premiata al Sundance, si possono riscontrare alcuni elementi che non la rendono così perfetta. Il punto debole di essa risiede nei dialoghi, ricchi in diverse occasioni di frasi fatte o affermazioni leggermente banali. Sull’andamento della storia, invece, nulla da dire, soprattutto per quanto riguarda il finale: la scelta conclusiva di Mandy è un perfetto materiale di discussione. Da non tralasciare, poi, la performance di Rhianne Barreto. La sua interpretazione è decisamente di impatto e in grado di restituire tutti i tormenti del suo personaggio.
Considerazioni finali – Share recensione
Concludiamo la recensione di Share di Pippa Bianco affermando che il film è un buon prodotto cinematografico di stampo indipendente. La sua forza risiede nell’analisi psicologica della sua protagonista e nel mostrare tutti gli effetti di un abuso seguito. Con una narrazione realistica e mai edulcorata, ci vengono raccontati le reazioni della comunità in cui vive Mandy, ma soprattutto le diverse fasi che la ragazza deve affrontare. Tutto questo è rafforzato dall’intensa performance di Rhianne Barreto e dalla mano registica di Pippa Bianco, che con i suoi primi piani ci svela tutta la frustrazione e l’oppressione di Mandy.
Dispiace però veder trattato tutto ciò con l’ennesima “confezione” da festival: ritmo lento (anche troppo) e l’accostarsi allo stile di tanti film indipendenti sul disagio giovanile. Questo pregiudica l’identità del film, che, escludendo alcuni elementi, non trova il giusto percorso per emergere. Nonostante il premio vinto al Sundance, ci sentiamo di esprimere anche un piccolo commento sulla sceneggiatura: come già detto, frasi fatte e dialoghi leggermente banali non rendono lo script così perfetto. Share sicuramente farà però parlare di sé: per i temi trattati, le scelte della protagonista, la regia che esalta l’aspetto psicologico e molto altro. Il film sarà distribuito in Italia da Sky, saltando la distribuzione nelle sale.
Share
Voto - 6
6
Lati positivi
- Il racconto fortemente piscologico delle conseguenze di un abuso subito
- L'interpretazione di Rhianne Barreto
Lati negativi
- La "confezione" di Share non si distacca da tanti altri film sul disagio giovanile
- La scenggiatura, nonostante sia stata premiata al Sundance, è ricca di frasi fatte o dialoghi leggermente banali