Hammamet: recensione del film di Gianni Amelio
Pierfrancesco Favino è Bettino Craxi in Hammamet
Arriva in sala il nuovo film di Gianni Amelio con protagonista Pierfrancesco Favino, Hammamet, di cui vi proponiamo la nostra recensione. Il film, liberamente basato su testimonianze reali, racconta gli ultimi sei mesi del leader socialista ed ex Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Quest’anno ricorre il ventennale della morte del controverso politico, avvenuta il 19 gennaio del 2000.
Nel 1992 Bettino Craxi ricevette il primo di 20 avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta Mani pulite, le cui conseguenze decretarono la fine della Prima Repubblica. Nel 1994 l’ex Presidente del Consiglio, fattasi ormai certa la possibilità dell’arresto, fuggì in Tunisia, ad Hammamet, ed è proprio qui che si svolgono le vicende raccontate nel film. A vestire i panni di Craxi c’è Pierfrancesco Favino, che torna a confrontarsi con una figura centrale nella storia italiana dopo Il Traditore di Marco Bellocchio.
Nel film, Favino è reso pressoché irriconoscibile grazie a tecniche di trucco sviluppate in mesi di lavoro che lo rendono straordinariamente somigliante a Craxi. Nel cast, accanto al protagonista, Livia Rossi, Luca Filippi, Giuseppe Cederna, Silvia Cohen, Renato Carpentieri e Claudia Gerini. La scelta è quella di non chiamare nessuno dei personaggi col proprio nome; lo stesso Craxi è sempre e solo identificato come il Presidente. A firmare la sceneggiatura, lo stesso Gianni Amelio con Alberto Taraglio; a curare le musiche Nicola Piovani, premio Oscar alla Miglior colonna sonora per La vita è bella.
Indice:
La trama – Hammamet recensione
Hammamet, 1999. Il Presidente (Pierfrancesco Favino) vive da anni in esilio, da latitante, per sfuggire al carcere a seguito di una condanna passata in giudicato per corruzione e finanziamenti illeciti. Provato nel corpo da un diabete trascurato e nello spirito da rancore e solitudine, vive con la moglie (Silvia Cohen) e la figlia (Livia Rossi). Viene a trovarlo Fulvio (Luca Filippi), il figlio di un ex compagno di partito (Giuseppe Cederna) morto suicida dopo essere stato inquisito da un giudice della Procura di Milano. Il giovane viene accolto dal Presidente come uno di famiglia, nonostante i suoi comportamenti ambigui suscitino le preoccupazioni della figlia.
Arriva ad Hammamet anche l’ultima amante del Presidente (Claudia Gerini), desiderosa di incontrare per l’ultima volta l’uomo di cui è ancora innamorata. Il Presidente trascorre il tempo con la moglie e la figlia mentre il figlio è rimasto in Italia per cercare di difendere, quanto possibile, l’immagine del padre. La salute del Presidente si fa sempre più precaria, fra problemi cardiaci e la diagnosi di un tumore del rene. L’uomo una volta fiero e potente sa di essere vicino alla fine e affida alla telecamera di Fausto le confessioni più segrete, di cui persino moglie e figlia sono all’oscuro.
Biografia di una fine
Come dicevamo nell’introduzione alla nostra recensione, Hammamet è il racconto, liberamente tratto da testimonianze reali, della fine di Bettino Craxi. In esilio, come sosteneva lui stesso, latitante sfuggito alla giustizia secondo la magistratura. Hammamet, dunque, è sì un biopic, ma è prima di tutto la biografia di una fine e, della fine, restituisce il respiro agonico.
È la parabola discendente dell’uomo una volta potente che fa i conti con le conseguenze della sua stessa mala condotta ed è, nel contempo, il racconto del progredire di una malattia. La fine è sempre più evidente col procedere della storia, grazie soprattutto alla magnifica interpretazione di Favino. È nel volto sempre più provato, nel passo sempre meno sicuro, nella voce più incerta. Il film si apre col trionfale, affollato quarantacinquesimo congresso del PSI e si conclude con la morte di Craxi, solo, nella villa di Hammamet.
È lo stesso Gianni Amelio a parlare di un arco narrativo anomalo rispetto ai canoni della biografia e a definire Hammamet come il racconto degli “spasmi di un’agonia“. L’agonia dell’uomo, non del politico, la fine della persona, non del personaggio controverso cui siamo abituati a pensare. Significativo in quest’ottica il fatto che di Craxi non si faccia mai il nome, come per creare ulteriore distacco dalla parte politica storica, scomoda, pubblica.
Cast e colonna sonora – Hammamet recensione
Protagonista assoluto di Hammamet è Pierfrancesco Favino, che non solo interpreta Bettino Craxi, ma lo impersona, lo assorbe e lo restituisce sullo schermo. Alla base della metamorfosi, diverse ore di trucco al giorno e le straordinarie capacità di uno degli attori migliori sulla scena italiana. Favino ha studiato a fondo il personaggio, interiorizzandone i gesti, la postura, le sfumature della voce e la sostanza. Il risultato è impressionante, vicino alla magnifica interpretazione di Gary Oldman nei panni di Winston Churchill nel film di Joe Wright L’ora più buia. Il resto del cast, inevitabilmente, tende a rimanere nell’ombra, fatta eccezione per Giuseppe Cederna nel ruolo dell’ex compagno di partito e Renato Carpentieri in quello del politico (democristiano) “avversario, mai nemico“.
Entrambi riescono a reggere il confronto con Favino e si rendono protagonisti di due dei momenti più interessanti del film. Più debole la storyline di Fausto, personaggio che potrebbe essere una raffigurazione metaforica del tormento di Craxi, ma che risulta in qualche modo un’aggiunta non necessaria. La performance di Luca Filippi, mai del tutto convincente, in questo senso non aiuta. Ottima la colonna sonora, in particolare l’operazione di destrutturazione che Nicola Piovani fa con l’Internazionale. La musica viene scomposta fino a risultare quasi dissonante e accompagna diverse sequenze, come metafora della distruzione del Partito Socialista Italiano e della figura stessa di Bettino Craxi.
Considerazioni finali
Nella conclusione della nostra recensione di Hammamet torniamo, un’ultima volta, sul genere. Fermo restando quanto detto circa la dimensione biopic, il film di Gianni Amelio può essere a tutti gli effetti assimilato a un dramma; genere, questo, particolarmente caro al regista. Il dramma dell’uomo uomo piuttosto che il dramma del politico: Hammamet in questo senso non prende una posizione chiara. Non c’è intenzione di riabilitare la figura storica di Craxi, non c’è condanna, non c’è contraddittorio.
Sarebbe stato interessante, forse, vedere qualche flashback in più per comprendere meglio come si è arrivati all’epilogo che è il focus del racconto. Il film è carico di accenni, riferimenti spesso sottili e si dà sempre per scontato che tutti conoscano perfettamente le vicende di partenza e la storia della Prima Repubblica. Amelio mette in scena la caduta del potere e le sue conseguenze personali; il quadro generale è solo sfiorato, spesso in maniera simbolica. Non vi è, in questo senso, una rappresentazione adeguata della Storia; una scelta che può non essere condivisibile, ma che è coerente con l’intento del regista di scandagliare la dimensione privata del personaggio.
All’interno di una narrazione che ha una sua coerenza interna nei toni, nel linguaggio e nel ritmo, il finale suona come una stonatura. Verso la fine, la pellicola cambia passo e spinge su una dimensione onirica che vorrebbe essere evocativa e straniante ma finisce col distrarre e risultare sovrabbondante. Concludiamo la nostra analisi spendendo un’ultima parola su Pierfrancesco Favino che anche nei panni di Craxi si conferma uno degli attori più talentuosi e versatili sulla scena, vera e propria eccellenza nel panorama artistico nostrano.
Hammamet
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Pierfrancesco Favino in stato di grazia
- La colonna sonora di Nicola Piovani
Lati negativi
- Finale poco coerente e sovrabbondante
- Contesto storico e politico dato troppo per scontato