Dracula: recensione della nuova serie Netflix sul vampiro più famoso della storia

Sangue, orrore e mistero: gli elementi di sempre accostati ad ironia e nuovi spunti di riflessione

Dracula, di cui vi proponiamo qui la nostra recensione, è una serie tv sviluppata da Mark Gatiss e Steven Moffat ed è basata sul romanzo omonimo di Bram Stoker. Distribuita dalla BBC e da Netflix, è suddivisa in tre puntate e ripercorre la storia del vampiro romeno da fine 1800 ai giorni nostri, con un salto temporale di 123 anni. Il protagonista è interpretato da Claes Bang, Suor Agatha Van Helsing e la sua discendente Zoe da Dolly Wells, mentre John Hefferman veste i panni di Jonathan Harker. In questo articolo la recensione della miniserie Dracula.

L’avvocato Jonathan Harker arriva al castello del conte Dracula per discutere della sua volontà di trasferirsi dalla Romania all’Inghilterra e per predisporre gli atti di vendita dell’enorme dimora. Ciò che non sa però è che gli verrà succhiato il sangue, giorno dopo giorno. Con lo scopo di rimettere in sesto Dracula, che ormai ha preso le sembianze di un debole vecchio. Nonostante la difficoltà di combattere una creatura della notte, Harker è un uomo determinato, e insieme ad una suora anticonvenzionale che risponde al nome di Van Helsing, darà del filo da torcere al vampiro più celebre della storia.

-Dracula: Mi piacciono le persone e mi piace la compagnia.

-Agatha: E allora perché le uccidi?

-Dracula: Tu perché raccogli fiori?

Indice

Cos’è davvero la religione? – Dracula recensione

Cosa significa davvero essere credente? Si da per scontato che una suora abbia la risposta. E invece. Suor Agatha si era rifugiata in convento per un matrimonio infelice e un tetto sulla testa. Ha trascorso una vita intera a cercare Dio e a non trovarlo in nessun luogo, fino a quando arriva Dracula a ridare senso alla sua fede. Ma non una fede cieca e sottomessa, convinta che basti pregare ed essere caritatevoli per assicurarsi un posto nel regno dei cieli. Agatha sa che non è uno scambio; è un sentire. E lei sente che il suo compito è liberare il mondo dal male, radicato in profondità nell’animo degli uomini. D’altronde, il bene non esisterebbe se non ci fosse anche la sua controparte, il Diavolo. Un’immagine della Chiesa che crede nella salvezza che possiamo dare a noi stessi.

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Per far sì che la fede non sia solo un sonnifero per bambini e babbei, ma diventi un manifesto di coraggio. Perché un vampiro, immortale e maligno, dovrebbe temere il simbolo della Chiesa, il crocifisso? Agatha è convinta che sia perché Dracula teme la morte; non sa cosa significhi morire e il crocifisso rappresenta il coraggio di affrontare la fine di ciò che si conosce.

I mortali hanno dunque un vantaggio su di lui: riescono a trovare Dio/il coraggio ogni volta che, nonostante disperazione e solitudine, nel sangue sentono ancora la differenza tra bene e male. E capiscono che il Signore non è una persona, ma ogni gesto, scelta e lotta che facciamo per stare dalla parte dei “buoni”. In Dracula la religione è presentata in modo concreto e ragionato, priva di suggestioni mistiche o banalità. Trovare poi un personaggio anticonvenzionale come Agatha rende stimolante seguire le considerazioni su questo argomento complesso.

Il lusso della morte

Agatha teme di più l’imprevedibilità e la malvagità dei vivi, perché della morte conosce tutto. Ha visto la sofferenza negli occhi dei moribondi, la crudeltà dei soprusi ingiustificati verso i più deboli e il terrore con cui l’uomo affronta la morte. Perché, si domanda? L’unico timore che dovremmo avere è la perdita della grazia divina di morire. Infatti il corpo dei non morti, come lo è Dracula, si deteriora, ma la loro anima persiste e li danna. Vivere in eterno non è quindi una condizione a cui aspirare, ma la costrizione a scontrarsi con un dolore che non ha mai sollievo. Perfino il vampiro trova la morte come l’atto ultimo che completa il percorso dell’uomo, cosa che a lui non potrà accadere.

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Morire completa l’uomo poiché lo pone sulla vetta più alta e gli permette di vedere tutto chiaramente, dopo un’intera esistenza di inafferrabile verità. Ed è una benedizione, piuttosto che restare vivo in eterno. Il corpo si deteriora ma l’anima in pena è destinata a restare nel suo Inferno. È qui che la serie ci porta: a riflettere sul “lusso della morte”, visto da una prospettiva inusuale e di accettazione. Confronta una vita eterna come quella di un vampiro, costruita sugli inganni e su un fascino effimero e passeggero, a quella di umani comuni e con un tempo limitato a disposizione. Ma che decidono di sfruttarlo al meglio e di avere la certezza, un giorno, di aver vissuto davvero.

Casa e corpo come prigione

Dracula abita un castello chiamato “la prigione senza serrature”. Progettato dall’architetto Petruvio, è stato ideato per non essere mai raggiunto dalla luce del sole. Rispecchiava il suo dolore dopo la morte della moglie, e identifica senza dubbio l’oscurità e la sensazione opprimente che si addicono al vampiro. Gli infiniti corridoi che si diramano in altrettante porte e stanze misteriose. I deboli raggi del sole schermati da fitte tende alle finestre. Ogni elemento architettonico rimanda a buio, austerità, freddezza e impenetrabilità. Il castello non è solo una prigione per i malcapitati ospiti, che difficilmente hanno la fortuna di uscirne vivi. Lo è anche per Dracula, la cui esistenza è delimitata da quelle mura da tempo immemore.

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Mura che lo allontanano dagli esseri umani, lo rendono libero ma al tempo stesso lo condannano a restare il mostro che è, aiutandolo a nascondersi nell’ombra e ad intrappolare le sue vittime senza pietà. Prigione anche quella corporea, poiché la sua condizione di vampiro lo obbliga a nutrirsi di sangue umano, per evitare di deteriorarsi e indebolirsi. Sangue scelto attentamente, dato che ha il potere di acquisire le abilità delle persone che uccide.

Per il conte quel prezioso liquido che scorre nelle vene dei vivi è essenziale, è dipendenza e non solo mero nutrimento. Diventa così, indirettamente, un prigioniero della sua condizione. Impegnato, vittima dopo vittima, a selezionare gli spiriti più “degni”, correlati a corpi più o meno fragili. L’involucro fisico inteso come vincolo anche per Dracula stesso, che fatica a trasformarsi in altre sembianze dalle sue di vecchio decrepito. Tutte maschere: dall’uomo affascinante e possente al lupo malvagio, sembrerebbe potere tutto. Ma il corpo, seppure soprannaturale, è sempre prigione.

Inquadrature, lingua e sonorità – Dracula recensione

Nella serie troviamo molti primi piani sui volti degli attori e un’attenzione particolare ai dettagli di oggetti o parti del corpo, che diventano spesso il fulcro dell’inquadratura. Sono anche presenti frequenti riprese dall’alto, che destabilizzano lo spettatore, immerso subito dopo in inquadrature frontali e a pedinamenti degli attori in movimento. Grande attenzione è data agli accenti dei personaggi (o almeno, in lingua originale): la provenienza del vampiro, dei mozzi romeni imbarcati sulla Demeter e degli inglesi è evidente. Un doppio lavoro sulla lingua è stato fatto in particolare da Claes Bang/Dracula e da Dolly Wells/Agatha-Zoe.

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Dal punto di vista sonoro, i rumori d’ambiente diegetici sono fondamentali, dato che spesso assistiamo a scene silenziose e riempite solo da rumori. Per quanto riguarda l’extradiegetico, la colonna sonora si ripete in motivi che suggeriscono l’emozione che lo spettatore deve provare in quel dato momento. Così come il sonoro guida le sensazioni di chi si approccia alla storia, anche l’impatto visivo fa la sua parte. L’illuminazione è prettamente giustificata da candele, fuoco e luce solare nelle due puntate ambientate nel ‘900. Mentre la terza è immersa nei colori psichedelici e ininterrotti dei locali notturni e delle vie trafficate della città londinese.

Influenze cinematografiche e ironia – Dracula, la recensione

Non mancano gli omaggi alla cinematografia del passato, in particolare a Nosferatu il vampiro, film muto degli anni Venti diretto da Murnau. Sia per l’incipit simile della pellicola, in cui Harker accede al castello di Dracula, sia per le scene sulla nave Demeter. Un omaggio anche ai gialli, se vogliamo, dato che i passeggeri della nave spariscono uno dopo l’altro e la consapevolezza che l’assassino sia tra l’oro si fa strada poco a poco. Inoltre, i personaggi chiave del romanzo originario di Stoker sono stati mantenuti ma modernizzati. Infatti Mina, fidanzata dell’avvocato, è presente ma non è così importante ai fini della storia.

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Un ruolo più rilevante è invece attribuito a Lucy, catapultata nel mondo moderno. Concludiamo la recensione di Dracula dicendo che è una serie che nonostante la storia nota a tutti si fa guardare con curiosità. Permette di riflettere sulla società moderna piena di vizi e sprezzo della vita, soprattutto in confronto al passato; la morte come unica cosa inspiegabile su questa terra, e per questo così affascinante. Sul ruolo della morte e della religione nella nostra esistenza. Ironizzando su figure “istituzionali” come le suore, su un vampiro che impara ad usare Tinder e sulla possibilità di giocare con una storia ormai conosciutissima, ma che può ancora offrire spunti nuovi.

Dracula

Voto - 7

7

Voto

Lati positivi

  • Personaggi principali sfaccettati e non banali
  • Omaggi ai film di genere del passato
  • Spunti di riflessione ben approfonditi

Lati negativi

  • Un finale non all'altezza e fuorviante
  • Il salto alla modernità ci ha rimesso in qualità

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