Da Amore tossico a Non essere Cattivo: il profilo di Claudio Caligari
Claudio Caligari è stato senza dubbio alcuno uno degli ultimi maestri del cinema italiano: ecco una disamina dei suoi lavori
Amore tossico, L’odore della notte e Non essere Cattivo sono i titoli che hanno reso celebre Claudio Caligari, regista indipendente e intellettuale che ha rappresentato una parentesi del cinema italiano assolutamente sorprendente.
Claudio Caligari è stato senza dubbio alcuno uno degli ultimi maestri del cinema italiano. I titoli che analizzeremo sono tre: Amore tossico, L’odore della notte e Non essere Cattivo. Sconosciuto a molti, Caligari ha saputo coniugare nei suoi film l’esigenza di critica sociale a un cinema indipendente, non abbandonando la ricerca di verità e realismo.
Una passione per il cinema coltivata negli anni, fin da bambino, quando suo padre lo accompagnava nelle sale per vedere qualche capolavoro del tempo. Un amore intrecciato ad uno spirito profondamente critico, alla luce dei moti del ’68 – che lo hanno visto appena ventenne – e delle contingenze della realtà. Non è mai stato un regista di primo piano Claudio Caligari, tutt’altro. L’underground era il suo modo, e ciò è rimarcabile sin dai suoi primi lavori in ambito documentario. I riflettori li rifuggiva, troppo occupato ad immergersi in quel mondo che tanto bene sapeva descrivere. Il mondo di una gioventù bruciata, del sottoproletariato – sulla scia dei capolavori dell’epoca pasoliniana. Abbrutito dalla vita, dalla politica, dall’economia e dalla società degli anni ’80.
Claudio Caligari: la formazione e le prime opere
Il primo documentario di cui Caligari si fa autore è Perché droga, diretto da Daniele Segre e Franco Barbero. Già a questo punto della sua acerba carriera, Claudio Caligari si presenta come un artista anticonvenzionale. Il film-documentario, difatti, si presenta come la prima opera italiana sulla tossicodipendenza, aprendo così le danze per le successive pellicole e le successive analisi sociali.
È il 1976. Ed è l’anno in cui il regista si avvicina al Movimento ’77, che molto condizionerà la sua filmografia. Alla luce non solo dei successivi documentari, ma anche del primo lungometraggio di finzione, Amore tossico, destinato a diventare un cult per le generazioni a venire. Un movimento, quello del ’77, che spesso il regista citerà, anche indirettamente, nella sua produzione cinematografica, contestualizzandolo in maniera critica in ogni insenatura delle sceneggiature da lui realizzate. Nel documentario i temi della dipendenza da sostanze stupefacenti, della povertà, dell’apatia rispetto al mondo vengono portati sullo schermo con una potenza dirompente. Così intensa da rivendicare una discendenza dalle opere di Pier Paolo Pasolini, antesignano di una condizione degradata della realtà.
La parabola degli ultimi
«I suoi ‘ultimi’ da raccontare, facendoli volare dal basso dei sondaggi sui quotidiani, all’alto del livello drammaturgico in un copione e poi sul set. Il suo cinema è stato e sarà sempre politico» (Valerio Mastandrea)
Le parole di Valerio Mastandrea non potrebbero essere più vere. Gli ultimi, quella generazione di giovani, futuri adulti alle prese con un futuro incerto e un passato travagliato, si impongono come protagonisti. Nelle opere di Caligari, non sono mai i vincitori che trionfano sullo schermo. Piuttosto gli sconfitti, coloro che dalla vita hanno ricevuto solo delusioni, e proseguono la loro vita con amarezza.
E quella stessa generazione si inserisce in un quadro politico ben definito, che non rifugge dalle critiche al sistema, ma che anzi le enfatizza. E se ciò non risulta in maniera chiara nelle opere documentaristiche, è invece impossibile da ignorare nel filone del cinema di finzione. Amore tossico apre una trilogia, che si concluderà oltre trent’anni dopo, con Non essere cattivo, preceduto dall’iconico adattamento di Le notti di arancia meccanica, cui Caligari dà il titolo di L’odore della notte.
Claudio Caligari: la trilogia e i progetti incompiuti
«Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo. […] Pensare, scrivere, vedere, riscrivere, ripensare, vedere ancora fino alla morte del progetto e, nonostante questo, continuare a vederlo finito, il proprio film. Così ha fatto anche lui.» (Valerio Mastandrea)
Tra il 1983 e il 2015, anno della sfortunata morte del regista a causa di una malattia terminale, Claudio Caligari realizza tre lungometraggi. Solo tre, dunque, le pellicole di questo regista iconico, a cui tanto deve il buon cinema italiano. Solo tre i film cui Caligari ha impresso la sua firma. Ma tanti, molto di più i progetti non realizzati, boicottati da quella stessa vita a tratti ironica che il regista cercava di riprodurre sullo schermo.
Trasportare la cronaca sulla pellicola, e fissarla così in un film. Questo, si può dire, era l’obiettivo primario “dell’ultimo intellettuale di vecchie maniere”. Lontano da ogni artificio, lontano da tecnicismi inutili, Caligari si concentrava invece sulla vita di strada, sulla fotografia della realtà.
E molti i progetti che a questo proposito si sarebbero dovuti collegare. La ballata degli angeli assassini, Dio non c’è alla Sanità e Suicide special, sono solo alcuni dei titoli che non videro mai la luce. Opere incompiute, ma pregne di quel sentimento a tratti grottesco che emerge nei film che, invece, riuscirono ad emergere dalla matassa.
Amore Tossico
L’opera prima è Amore Tossico. È il 1982, e la realizzazione del film inizia a prendere vita. Con una sceneggiatura scritta – e più volte rivisitata – dallo stesso Claudio Caligari, Amore Tossico si presenta con una impostazione documentaristica, lontana da virtuosismi e moralismi di sorta. Lo stesso cast, secondo il volere del regista, doveva essere composto da attori non protagonisti, che avevano avuto un vero trascorso negli ambienti delle borgate. Vicini al degrado causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti – o, addirittura, ex eroinomani.
Girato con uno stile che molto può ricordare il passato neorealista, Amore Tossico sarà presentato alla 40ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1983. Qui, si aggiudicherà il Premio speciale nella Sezione De Sica, per poi ottenere il Premio Selezione Speciale al Festival di Valencia, e il premio come Migliore interpretazione femminile per Michela Mioni al Festival di San Sebastian.
L’odore della notte
Passano circa quindici anni da Amore Tossico, e L’odore della notte esce nella sale. Scritto e diretto da Claudio Caligari, questa volta il film si ispira al romanzo Le notti di arancia meccanica, del giornalista Dido Sacchettoni. I toni di crudo realismo che avevano fatto apprezzare Amore Tossico si attenuano, e lasciano il posto a un grottesco quasi sardonico. Lo stesso cast di L’odore della notte passa dal dilettantismo alla professionalità. E, tra i vari interpreti, ritroviamo quelli che diventeranno anche grandi amici e collaboratori dello stesso Caligari: Giorgio Tirabassi, Marco Giallini e, in particolare, Valerio Mastandrea. L’attore dedicherà tutto se stesso affinché il terzo e ultimo lungometraggio del regista, Non essere cattivo, veda luce, nonostante la mancanza di fondi e la successiva morte del regista. Caligari muore il 26 maggio 2015, poco dopo il termine delle riprese.
Non essere cattivo
Tante le candidature e tanti i premi che Non essere cattivo annovera nel suo palmare. Ma più delle targhe, più dei riconoscimenti su carta, a dover essere rimarcata è la volontà di portare il film nelle sale, nonostante la malattia di Caligari, e soprattutto nonostante la sua prematura scomparsa. Artefice di questo piccolo miracolo – che idealmente chiamò in campo anche Martin Scorsese, alla ricerca di finanziatori – fu Valerio Mastandrea.
Già protagonista di L’odore della notte, l’attore romano ha svolto per l’occasione il ruolo di produttore, gestendo in tal modo ogni aspetto della realizzazione e distribuzione di Non essere cattivo in vece dell’ormai malato regista. Il film, che è stato presentato fuori concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha ottenuto vari riconoscimenti. Il Premio Pasinetti al Miglior film e al Migliore attore per Luca Marinelli, la cui performance è stata descritta come una delle migliori nel panorama italiano contemporaneo, così come quella del suo co-protagonista, Alessandro Borghi, attore rivelazione.
Claudio Caligari: un ritorno alle origini
Come per concludere il cerchio, quindi, Claudio Caligari ha voluto inscrivere la sua terza ed ultima storia nello stesso panorama che aveva fornito la location ad Amore Tossico. Siamo sempre tra le borgate romane, i tempi sono cambiati, ma la droga non è scomparsa, ha solo cambiato forma. Allo stesso modo, la società che accoglie i due fratelli di vita protagonisti di Non essere cattivo è sempre restia a dare una seconda possibilità alle persone. Tuttavia, quando ciò accade, ci si rende conto che sono le persone stesse a non riuscire a sfruttare l’occasione che la vita ha dato loro. Totalmente immersi in un impasse personale e sociale, troppo abituati alla sconfitta per pensare di riuscire, per una volta, a farcela.
Claudio Caligari ha segnato, con la sua trilogia, il cinema italiano in maniera drastica. Non solo si è presentato come un regista e uno sceneggiatore in grado di cogliere la società del suo tempo. Il tempo dei moti studenteschi e delle rivendicazioni operaie. Una società di giovani destinati al fallimento o a percorrere un destino già segnato in virtù della loro provenienza. Ma ha anche contribuito a far rivivere la vecchia gloria del cinema italiano, per anni lontano – tranne rare eccezioni – da una produzione di qualità.