Cattive acque: recensione del film di Todd Haynes

Mark Ruffalo è l'avvocato Rob Bilott in una sconvolgente storia vera

Arriverà nelle sale italiane il 20 febbraio prossimo Cattive acque, il nuovo legal thriller diretto da Todd Haynes di cui vi proponiamo la nostra recensione. Mark Ruffalo è protagonista di una storia drammatica e scioccante, la vera storia di un caso giudiziario che ha scosso le coscienze. Alla base della sceneggiatura, firmata da Mario Correa e Michael Carnaham, un articolo di Nathaniel Rich apparso sul New York Times Magazine nel 2016. L’avvocato che è il peggior incubo di DuPont, questo il titolo, è la cronaca che racconta il lavoro dell’avvocato ambientale di Cincinnati Rob Bilott.

Rob Bilott, avvocato ambientale d’azienda, ha portato avanti una causa che ha stravolto la sua carriera e fatto luce su una storia di inquinamento chimico ai danni di 70mila cittadini fra Ohio e Virginia durata decenni. Una causa lunghissima, alla quale è seguita una class action intentata da 3.535 querelanti contro il colosso della chimica DuPont per lesioni personali. Cattive acque è il racconto di questa causa, della sua gestazione e delle sue conseguenze; ma è anche la parabola di un uomo che ha scelto di fare “quello che sembrava giusto“. Nel cast, oltre a Mark Ruffalo, anche Anne Hathaway, Tim Robbins e Bill Pullman.

Indice:

La trama – Cattive acque, la recensione

Rob Bilott (Mark Ruffalo) è un avvocato ambientale socio di uno studio legale che si occupa di difendere le aziende chimiche. È sposato con Sarah (Anne Hathaway), anche lei avvocato, ora in aspettativa per dedicarsi alla famiglia. È il 1998 quando l’allevatore Wilbur Tennant (Bill Camp) si presenta nel suo ufficio per chiedergli assistenza legale. Centinaia degli animali della sua fattoria a Parkersburg in West Virginia sono morti tra atroci sofferenze e orribili mutazioni fisiche. Tennant chiede a Bilott di aiutarlo a dimostrare che c’è un collegamento tra le morti del bestiame e lo sversamento di sostanze chimiche nelle acque ad opera della DuPont.

In un primo momento Bilott è restio, ma dopo aver visitato la fattoria di Tennant e aver visto di persona le condizioni degli animali decide di accettare il caso. Indagando in maniera meticolosa, tra i dubbi dei colleghi e della moglie, Bilott fa una scoperta sconvolgente. La DuPont aveva deliberatamente rilasciato nell’ambiente quantità pericolosissime di PFOA (un componente del Teflon) mettendo in pericolo la salute di decine di migliaia di persone fra Ohio e West Virginia. È l’inizio di una monumentale e lunghissima battaglia legale, uno scontro fra Davide e Golia che cambierà per sempre la vita di Bilott; una battaglia ambientalista con rilevanza politica e culturale, che ci coinvolge tutti.

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Davide contro Golia

Non sarà forse il più originale dei paragoni da mettere in campo, ma in questo caso è senz’altro calzante: la storia raccontata da Todd Haynes in Cattive acque ha molti tratti in comune con la parabola di Davide e Golia. È il racconto di un uomo che, da solo e partendo in svantaggio, intraprende una battaglia contro un gigante potente, pericoloso e rispettato. Rob Bilott è un Davide che si fa rappresentate e portavoce di altri Davide e, con le sue azioni, sbalordisce tutti coloro che si sarebbero aspettati da lui comportamenti e scelte differenti. Bilott aveva impostato la sua carriera di avvocato ambientale difendendo altri Golia, altri colossi chimici come la DuPont. Gli stessi avvocati dello studio legale Taft, Stettinius & Hollister, di cui Bilott è partner, inizialmente non vedono di buon occhio l’iniziativa del loro socio.

Una causa alla DuPont sembra un’inversione di rotta troppo rischiosa per chi le aziende chimiche è abituato a difenderle. Perfino Sarah all’inizio non lo appoggia e non riesce a comprendere fino in fondo le ragioni del marito. Rob Bilott, così, si ritrova isolato e a dover affrontare le conseguenze che la causa alla DuPont ha sulla sua vita professionale, pubblica e familiare. La ricerca della giustizia, però, è più forte di tutto e il film di Todd Haynes ci racconta fin nei minimi dettagli le tappe del processo che ha indebolito Golia e parallelamente rafforzato Davide. Il risultato è un omaggio alla figura professionale e umana di Rob Bilott e la diffusione di una storia che, come vedremo fra poco, riguarda ciascuno di noi.

Sceneggiatura e regia – Cattive acque, la recensione

Con Cattive acque il regista di Safe, Io non sono qui e Carol si avventura in un territorio per lui nuovo e in un genere da cui è sempre stato attratto. È stato lo stesso Mark Ruffalo, noto per il suo attivismo in questioni ambientali, a proporre il progetto insieme a Participant Media. È la produttrice Pamela Koffler a raccontare come Todd Haynes si sia approcciato a una materia così complessa, interessante e di urgente attualità.

Todd ha preso molta dell’ispirazione e dei fondamenti da contributi autentici, da ciò che è davvero accaduto. Usando questo come punto di partenza per costruire la cinematografia. Ha preso quella verità iniziale e ci ha infuso la sua visione come regista. Faceva continuamente domande a Rob, su come prendeva appunti, come chiudeva le scatole, come organizzava le tonnellate di informazioni. Tutto, dalle sue abitudini al tremore delle mani […], tutti quei piccoli gesti della cultura del posto di lavoro e della cultura di una famiglia, che danno origine alla narrazione.

Lo stile e la visione di Todd Haynes traspaiono in ogni momento del film: l’attenzione ai dettagli in ogni inquadratura è massima e l’impatto comunicativo sullo spettatore è estremamente immersivo e coinvolgente. Haynes dimostra di sapersi muovere molto bene in un genere con cui non si era mai cimentato e lo padroneggia in maniera ottimale. Forti di una storia stimolante, Mario Correa e Michael Carnaham scrivono una sceneggiatura ordinata, con personaggi ben delineati e fedelissimi ai veri protagonisti. Anche in questo caso lo studio della materia si traduce sullo schermo in un prodotto di altissima qualità dal punto di vista narrativo.

Cast, fotografia e montaggio

Mark Ruffalo ha studiato a fondo il suo personaggio: ha passato molto tempo con l’avvocato, osservandone i movimenti, le espressioni del volto, il modo di camminare. Oltre a ciò ha approfondito le motivazioni e i principi morali che lo hanno spinto ad intraprendere la battaglia. Il talentuoso attore, tre volte candidato agli Oscar, ha messo tutto se stesso nella sua prova e l’impegno meticoloso speso nello studio della parte traspare in ogni momento del film. Il risultato è un’interpretazione elegante, ispirata e coinvolgente.  Ottime anche le prove di Tim Robbins e Bill Pullman un po’ più sottotono Anne Hathaway, in un ruolo che non ne esalta le caratteristiche interpretative. Anche la fotografia, curata da Edward Lachman, esalta i dettagli in ogni scena e immerge lo spettatore nei luoghi e nei paesaggi con cui i personaggi interagiscono con una palette che predilige i toni slavati e freddi.

Il montaggio, curato da Alfonso Gonçalves, risulta ordinato e funzionale alla narrazione in un film così complesso. Le immagini e gli eventi scorrono fluidi sullo schermo; la linea del tempo è gestita in maniera impeccabile. Una delle sequenze più significative del film vede Bilott spiegare alla moglie, ancora scettica, le ragioni che lo hanno spinto a intentare la causa alla DuPont. Mentre ascoltiamo le parole di Bilott, sullo schermo scorrono immagini che coprono un arco temporale di diversi anni; una scelta davvero perfetta dal punto di vista del ritmo e della coesione narrativa.

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Conclusioni – Cattive acque, la recensione

Come abbiamo accennato nel corso della nostra recensione, Cattive acque è un film importante, fortemente attuale e che ci riguarda tutti. Alla fine del film, alcune scritte in sovrimpressione ci ricordano che più del 90% della popolazione mondiale ha nel proprio sangue tracce di PFOA; come qualunque altra questione ambientale, anche l’inquinamento delle industrie chimiche è un problema globale, che tocca ciascuno di noi. Un’ulteriore riflessione, solo apparentemente ovvia, in un film che fa pensare, fa arrabbiare e lascia una sensazione di inquietudine sul finale.

La DuPont ha pagato per i propri errori; ci rendiamo però bene conto che il colosso della chimica ha scontato una pena molto inferiore ai danni inflitti. Considerando le conseguenze del comportamento criminale dell’azienda, durato per decenni, sentiamo che giustizia è stata fatta, ma ad un costo umano altissimo. Cattive acque è, oltre alla ricostruzione fedele di un caso giudiziario, il racconto crudo di come le persone possano soffrire a causa dell’acqua che bevono e dell’aria che respirano. Questi pericoli sono spaventosamente ordinari e il film di Todd Haynes ci ricorda che dobbiamo affrontarli tutti, quotidianamente, inevitabilmente.

Cattive Acque

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Storia coinvolgente, forte e importante
  • Sceneggiatura, regia, fotografia e montaggio
  • L'interpretazione di Mark Ruffalo

Lati negativi

  • Anne Hathaway leggermente sottotono

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