Paradise Police 2: la recensione dell’irriverente serie Netflix
La serie animata torna sulla piattaforma con otto nuovissimi episodi!
Paradise Police (o P.D.) è una serie targata Netflix tra le più discusse degli ultimissimi anni. Insieme a I Griffin, Brickleberry e Big Mouth rientra nella categoria dei prodotti più irriverenti e “scandalosi” dei tempi più recenti. Anche se ha ricevuto diversi apprezzamenti, sono in molti ad aver abbandonato la serie, ritenendola troppo immorale e dissacrante. I protagonisti sono un gruppo di poliziotti improvvisati, uno più improbabile dell’altro, alle prese sia con i piccoli crimini quotidiani che con un vero e proprio mistero che li manda nella confusione più totale. Nella recensione di Paradise Police 2 parleremo di questo e molto altro.
In questo articolo abbiamo parlato della prima stagione di Paradise PD, nel suo esordio assoluto. Questa seconda parte ci offre nuovi scenari, ma anche la continuazione di uno spettacolo inadatto ai più rigorosi. Waco O’Guin e Roger Black, già creatori di Brickleberry, regalano agli spettatori otto nuovi episodi, tutti a loro modo diversi ma collegati dall’irriverenza e dal black humor più sfrenato.
Indice
La trama della seconda stagione, Paradise Police 2 la recensione
Nel 2018 Waco O’Guin e Roger Black, dopo Brickleberry, hanno deciso di tornare alla ribalta con un’altra serie animata per adulti molto particolare. Paradise Police (o P.D.) non nasconde una certa dose di volgarità e scorrettezza politica, questo è innegabile, ma tratta anche temi molto attuali e importanti, non senza una buona dose di rispetto. I personaggi sono sempre gli stessi: l’inetto Kevin, figlio del capo Randall; la violenta e impetuosa Gina, ossessionata dal grasso e ingenuo Dusty e infine il cane poliziotto Bossolo, dipendente da qualsiasi tipo di stupefacente e Hobson, il più anziano degli agenti, continuamente promiscuo e in cerca di prestazioni sessuali. Alla fine della prima stagione abbiamo scoperto chi è il “Boss dei boss”, l’uomo del quale l’intero corpo di polizia ha cercato le tracce per tutti e dieci gli episodi.
Quest’ultimo è un narcotrafficante di Argyle, la metanfetamina che ha catturato gli abitanti di Paradise. Ma questa nuova stagione si spinge oltre una semplice ricerca investigativa, spaziando dal tema della legalizzazione della droga al mai superato argomento della disparità di genere. Una seconda stagione che è decisamente più ricca e disomogenea della prima, ma anche più sfuggevole e leggermente meno concentrata sul proseguimento di un filo logico essenziale. Le forze dell’ordine di Paradise si trovano a dover fare i conti con una nuova droga, molto più potente e pericolosa dell’Argyle, e nel frattempo anche con un clima politico molto teso e con un interessante crossover, che vede i protagonisti quasi specchiarsi con i loro personaggi gemelli (o cugini) di Brickleberry. Una varietà di temi e scenari in continua mutazione, che hanno il pregio di riempire il minutaggio senza sforzi, ma il difetto di destabilizzare lo spettatore.
I personaggi
In questa seconda stagione i personaggi di Paradise Police non si trasformano, non cambiano forma, non si riscoprono. Sono invece gli stessi, con le loro solite caratteristiche e con la loro caratura naturale. Semmai si sviluppano, si evolvono, crescono, superano parte di loro limiti e delle loro paure. La loro è una crescita, a volte spontanea e a volte forzata, ma mai fine a se stessa. Gina, per esempio, cercherà di diminuire la sua irruenza e di limitare i colpi di pistola, con risultati discutibili. Bossolo si trova, per una serie di situazioni inaspettate, a dover compiere una sorta di disintossicazione forzata; Randall dovrà invece fare i conti con la sua assenza (letterale) di testicoli. I protagonisti della serie, oltre ad una crescita innegabile, cadono però anche nei loro soliti errori e vizi, essendo parte integrante della loro personalità.
Gina, infatti, non smetterà mai di gironzolare attorno a Dusty, che però continua a rifiutarla. Karen, il sindaco di Paradise, non si lascia intimidire da niente e da nessuno pur di mantenere il suo potere. Bossolo, senza droghe da consumare, si lancia verso una nuova moda giovanile, quella degli stimolanti mentali. Non si risparmiano, inoltre, una miriade di citazioni e omaggi, anche se sempre contaminati da una buona dose di satira, a personaggi reali e di fantasia. Fa la sua presenza Willy il Coyote, alla quale Gina ruba tutti i marchingegni per cercare di liberare Dusty dalla prigione statale; la copia cloud di Steve Jobs aiuta i poliziotti nello svolgimento di un’indagine, e viene scomodato addirittura il celeberrimo Goku di Dragonball. Rientrano tra le citazioni anche Fred Flistones, Walt Disney e Harvey Weinstein.
I temi, Paradise Police 2 la recensione
Si è già fatta una breve panoramica delle tematiche trattate da questa seconda stagione di Paradise Police, ma qui cerchiamo di analizzarle nello specifico. All’inizio della stagione sembra che la situazione si sia ribaltata: Kevin è diventato un eroe e i suoi genitori sono fieri di lui. Ma i sensi di colpa per un riconoscimento non meritato e soprattutto la prospettiva di aver ingiustamente incastrato un amico e un collega fa tornare le cose al loro stato naturale. Qui si può già individuare un tema portante di tutta la serie, che è quello dell’impossibilità di un cambiamento totale e perentorio. Un’altra tematica particolare trattata è, coerentemente con lo stile della serie, quella dei testicoli umani. L’assenza delle gonadi maschili di Randall dà lo spunto per discutere di questa parte dell’organo riproduttivo maschile, del quale non si parla quasi mai.
Va riconosciuta, in questo caso, una sorta di genialità nei due sceneggiatori, che riescono a costruire un intero episodio sulle “palle”. Una particolarità che percorre però tutto il percorso di questi nuovi otto episodi è quella dell’autocitazionismo e della metariflessione sulla serie. Sono infatti molte le battute in cui si citano gli autori, gli sceneggiatori, e in cui vengono mosse delle critiche interne, che i personaggi esternano senza nessuna paura. Il crossover con Brickleberry, inoltre, estremizza all’ennesima potenza questa tendenza, regalando un episodio molto intenso ed estremamente intelligente. Ma l’autocitazione si estende anche sulla piattaforma stessa, Netflix. Sono diverse infatti le altre Serie Originali citate, come Stranger Things, ma non mancano anche omaggi a prodotti concorrenti, come Bones, The Wire e Game of Thrones.
Considerazioni finali
Concludendo la recensione, si può certamente dire che Paradise Police non delude il suo pubblico di fedelissimi. Ci sono tutti i propositi per la continuazione, come annunciano gli autori con l’ultimo frame dell’ottavo episodio, il conclusivo. La stagione termina infatti con un chiarissimo messaggio: “Questa è la fine? NO!”. La terza stagione ci sarà, dunque, e questa è l’unica certezza. Tirando le somme si può dire che questi nuovi episodi hanno confermato una tendenza generale, che è quella di fare satira sull’ignoranza, analizzando e utilizzando però quelli che sono i suoi punti cardine: la volgarità, il sesso sfrenato e il consumo scellerato di droghe.
Nel processo iniziato con Brickleberry, ormai cancellato, Waco O’Guin e Roger Black costruiscono una fitta rete di battute e colpi di scena perfettamente bilanciati da una morale di fondo sempre presente. Con riferimenti al nazismo, a Mortal Kobat, alla concorrente Amazon, a Waze, e a Hostel, oltre che agli omaggi già sopracitati, la serie apre e chiude un discorso, che in questo caso si allontana leggermente dalla trama principale, per spaziare in un vaneggio continuo, che strizza l’occhio allo spettatore più aperto alle divagazioni. Il voto complessivo è positivo, anche se, secondo noi, la prima stagione resta insuperabile.
Paradise Police 2
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Coerente con la prima stagione
- Magnifico crossover con Brickleberry
Lati negativi
- Narrazione troppo dispersiva
- Complessivamente inferiore rispetto alla prima stagione