Star Trek Discovery: un primo sguardo al doppio pilot
Disponibile su Netflix “Star Trek Discovery”, serie che torna a raccontare le avventure della Flotta Spaziale dopo poco più di 50 anni dall’esordio televisivo della Serie Classica!
Grazie a un lavoro congiunto tra CBS e Netflix, è possibile seguire in contemporanea con gli Stati Uniti la nuova serie Star Trek Discovery, prodotto che riporta il franchise alla sua forma seriale dopo i film diretti da J.J.Abrams e Justin Lee.
«Spazio, ultima frontiera» è l’incipit di una citazione ormai nota al grande e al piccolo pubblico; una frase iconica che introduce al mondo ideato da Gene Roddenberry ormai nel lontano 1961. E anche questa volta, in modo se pur rimaneggiato, tale concetto torna a riecheggiare nelle orecchie dello spettatore, con la nuova serie Star Trek Discovery. Distribuita in Italia da Netflix ma prodotta da CBS, grazie ad un’idea di Bryan Fuller (Hannibal e American Gods) e Alex Kurtzman, Star Trek Discovery si presenta come un prodotto assolutamente ben costruito, ponendosi a livello cronologico tra due capisaldi come la Serie Classica e Enterprise.
Tuttavia, nonostante a livello cronologico Star Trek Discovery si inserisca a ridosso dei prodotti seriali che hanno reso il franchise celebre, su un piano prettamente visivo è l’universo rimaneggiato da J.J. Abrams a partire dal 2009 a regnare sovrano.
Gli effetti speciali che guidano questa nuova serie televisiva distribuita da Netflix difatti si caratterizzano per un assetto tipicamente cinematografico; e se l’intento è quello di catturare l’attenzione dello spettatore, l’obiettivo è stato perseguito con successo. Allo stesso modo, il trucco delle varie specie aliene mostrate, dei Klingon in primis, risulta essere curato con dovizia di particolari, garantendo in tal modo una immedesimazione a 360 gradi, senza far storcere il naso per riproduzioni poco realistiche.
Star Trek Discovery: la trama della nuova serie distribuita da Netflix
Se la Serie Classica corrisponde ai primordi della nascita dei Star Trek, la nuova serie Star Trek Discovery prende atto circa 10 anni prima i fatti che hanno consacrato i personaggi di James T. Kirk e il vulcaniano Spock.
In particolare, segue inizialmente i viaggi stellari della Uss Shenzou, scegliendo come protagonista un primo ufficiale della flotta, l’umana Michael Burnham (Sonequa Martin-Green), cresciuta dai vulcaniani. E già questo piccolo dettaglio risulta essere fondamentale, sia per la trama sia per quel richiamo nostalgico alle origini del mondo di Star Trek. L’insegnante e tutore di Burnham difatti altri non è che Sarek, padre del famigerato Spock.
Il rapporto che si instaura tra i due è un filo rosso che unisce entrambi gli episodi trasmessi in occasione del debutto di Star Trek Discovery; sarà un suo consiglio difatti a far estromettere Micahel Burnham dal suo ruolo, provvedendo in tal modo a fornire il motore della storia. Una storia che si concentrerà sulle conseguenze di una possibile guerra tra la Federazione e una popolazione ostile.
Ma il doppio pilot di Star Trek Discovery non è solamente un primo piano sulla figura del primo ufficiale Burnham, nonostante la sua ottima prestazione. E ciò risulta chiaro fin dalle prime sequenze, quando una nuova minaccia si affaccia nell’orizzonte della Uss Shenzou capitanata da Philippa Georgiou (Michelle Yeoh). Si tratta di una popolazione nemica alla Federazione, una volta riunita sotto un grande Impero ma che oggi sembrava essere quasi estinta: quella dei Klingon.
Ma mai una supposizione era stata tanto sbagliata; e mentre la razza guerriera proveniente dal pianeta di Qo’noS si riunisce sotto la guida di un nuovo carismatico leader, la Federazione si trova coinvolta stretta tra la possibilità di scatenare una guerra o soccombere senza possibilità di rivalsa.
Star Trek Discovery: tra innovazione e nostalgia
Una panoramica del nuovo prodotto dedicato a Star Trek non può non considerare i vari parallelismi e citazioni che si richiamano al passato. E questi, se pur minimali, sono disseminati in entrambi gli episodi di esordio disponibili su Netflix. A partire dalla presenza dei vulcaniani, presentati sia tramite flashback sia in linea con la temporalità dell’episodio; e in particolare dall’apparizione di quello che sappiamo essere il padre di Spock, forse il personaggio più iconico del franchise. E lo stesso Spock torna alla mente grazie alla presenza di Micahel Burnham, tormentata da una schizofrenia tra la sua parte umana e la logica vulcaniana.
Allo stesso modo, Star Trek Discovery si pone nuovamente, come in passato, come un prodotto fantascientifico che non abbandona lo spirito contemporaneo. Se in passato la minaccia ostile si identificava come un baluardo contro i sovietici, oggi i protagonisti sono diversi, ma la storia non cambia. La paura del diverso e dell’ignoto che più volte viene chiamata in causa, così come la necessità di inneggiare alla purezza della razza. E a rappresentare sullo schermo questi elementi sono i nemici di sempre, l’Impero dei Klingon, che in questo nuovo prodotto vengono modernizzati sul piano estetico. Le loro caratteristiche intrinseche non subiscono variazioni; tuttavia l’aspetto degli antagonisti ha subito delle modifiche rispetto al passato, forse anche in virtù dei tempi più recenti.
Una critica sociale che torna con determinazione. Effetti speciali degni di nota che si firanno alla tradizione cinemtaografica. Il tutto arricchito da una trama assolutamente coinvolgente che sarà esplorata progressivamente nei 15 episodi che compongono la serie. Star Trek Discovery si presente con delle credenziali ottime; ora quello da scoprire è se passera l’esame finale.