Il mio Godard di Michel Hazanavicius – La recensione
Il mio Godard del premio oscar Michel Hazanavicius (The Artist) porta in scena la storia d’amore tra il celebre regista Jean-Luc Godard, interpretato brillantemente da Louis Garrel, e Anne Wiazemski (Stacy Martin) in una Parigi infiammata dai moti rivoluzionari del ’68.
Il mio Godard – La recensione
Jean-Luc Godard, regista francese di fama internazionale ed esponente della Nouvelle Vague, è il protagonista di questa pellicola. Il film prende spunto dal libro Un an après di Anne Wiazemsky. E’ una pellicola drammatica investita da una luce comica; una commistione di generi che sfocia in un prodotto equilibrato e bilanciato. C’è la commedia, il dramma, la politica e lo stile della Nouvelle Vague.
Ne Il Mio Godard il regista Hazanavicius non vuole esaltare o criticare il cinema dell’ artista francese né ripercorrere la sua vita. Il film si concentra piuttosto sulla storia d’amore di una coppia: un uomo e una donna, Jean-Luc Godard (Louis Garrel) e Anne Wiazemski (Stacy Martin). Viene messa a nudo (anche letteralmente) la vita di coppia dei protagonisti dove Godard non è il Godard regista ma un semplice uomo, Jean-Luc.
Il contesto storico è quello dei moti rivoluzionari del ’68. E’ un periodo in cui Godard evolve, cambia idee e modo di fare cinema, dando priorità assoluta alla sua ideologia politica. Viene analizzata, quindi, l’evoluzione del rapporto tra Godard e Anne, fortemente scosso dall’irrigidimento ideologico del regista francese perché “prima bisogna fare la rivoluzione, poi ci sarà tempo per amarsi”. Nella difesa delle sue idee maoiste, preso dalla voglia di fare la rivoluzione, si trasforma in un eroe disposto a sacrificare il matrimonio, il cinema, la carriera e le amicizie. Anne rischia di perdere progressivamente il sorriso e l’amore per il suo uomo mentre Godard, solo contro tutti, irrigidisce sempre di più il suo pensiero e la sua ideologia.
Leggi anche: top 5 storie d’ amore , L’amore non corrisposto nei film , 5 lezioni d’ amore imparate dal cinema
Il profilo di Godard
Brillante l’interpretazione di Louis Garrel nei panni di Jean-Luc Godard. Nel film il regista francese è un personaggio duro, testardo, litigioso, talvolta antipatico. Ma, nonostante tutto, riesce a guadagnarsi l’empatia dello spettatore grazie ai suoi tratti “comici” (mai caricaturali) ed al fascino e rispetto che la figura impone. E’ un personaggio che pur avendo molti lati negativi conquista comunque la simpatia del pubblico. Godard è un coraggioso: sacrifica tutto per le sue idee. Fa una scelta eroica. Rischia di distruggere il suo matrimonio, il suo cinema tradizionale, il suo rapporto con amici, fan e persino se stesso. Lotta strenuamente per quello che crede e proprio per questo è libero. E’ un personaggio, determinato, complesso, paradossale.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Analisi tecnica
La telecamera di Hazanavicius inquadra gli interni semplici delle abitazioni, le strade parigine con biciclette che sfrecciano e coppie che si baciano. La sua cinepresa ci fa respirare aria di ’68 mostrandoci le chiassose manifestazioni ed assemblee popolari, le scritte sui muri. Abbondano piani sequenza, primi piani, inquadrature volutamente imperfette, riprese con camera a spalla. Oltre alle voci fuori campo talvolta gli attori rompono la barriera della finzione rivolgendosi direttamente con lo sguardo in camera allo spettatore come da tradizione del cinema Godardiano.
Il film, interamente girato in pellicola, è pieno di colore: abbondano i primari giallo, rosso e blu. La bellissima Anne porta inizialmente vestiti convenzionali. Mentre la storia evolve, i suoi abiti assumono colori più accesi, compresi numerosi dettagli di un rosso vivo che rappresenta la sua voglia di indipendenza. L’aspetto di Godard si deteriora progressivamente. Veste spesso abiti grigi e scuri o con colori sbiaditi e anonimi, o comunque poco appariscenti; è in forte dissintonia con Anne ed il mondo colorato che lo circonda. Questo contribuisce a isolare ancora maggiormente il personaggio. Il colore che domina lo spettro cromatico del film è il rosso, che strizza l’occhio sia ai moti rivoluzionari del ‘68 che all’amore.
Quello che meno convince de Il mio Godard di Hazanavicius è dovuto ad alcuni tratti della figura del protagonista. Nel film Godard è ossessivamente monotematico con la sua ideologia politica. E’ sicuramente una caratteristica distintiva e necessaria per spiegare il personaggio e portare avanti il film ma, alla lunga, la sua figura si appiattisce, perde di complessità, diviene ripetitiva, scontata e può annoiare. Inoltre il deterioramento del rapporto amoroso tra Anne e Godard non è così drammatico come forse avrebbe dovuto essere.
Conclusioni
Il mio Godard è una commedia drammatica con una pregevole regia e fotografia, molto curata anche a livello recitativo. E’ rivolta ad un pubblico ampio, anche se inizialmente può spaventare lo spettatore che non conosce la figura di Godard e si aspetta un film biografico. Proprio perché non si concentra sul suo cinema ma solo su un frammento della sua vita, il film è adatto anche a chi non lo conosce. E chissà se, in fin dei conti, nella mente del regista non ci fosse anche l’intento di incuriosire il pubblico che ancora non conosce Godard spingendolo ad approfondire il suo cinema. Consigliato.
Di seguito il trailer in italiano del film. Presentato già al Festival di Cannes, il film sarà nelle sale italiane dal 31 ottobre.
Rating - 7
7
The Good
- La regia di Hazanavicius
- Fotografia
- Recitazione
- Allusioni alla Nouvelle Vague
- Comicità piacevole
The Bad
- Un Godard un pò appiattito e ripetitivo verso fine film
- Non cosi' drammatico come vorrebbe