Tiger King: analisi e recensione della docu-serie cult targata Netflix
La docuserie del momento - tra biografia e true crime - sul re delle tigri Joe Exotic
Sono più di 35 milioni in tutto il mondo le persone che, a pochissime settimane dalla sua uscita su Netflix, hanno guardato Tiger King, la docu – serie evento di cui vi proponiamo la nostra recensione. Negli Stati Uniti tutti stanno parlando di Joe Exotic, il bizzarro personaggio al centro del documentario di Eric Goode; da Cardi B. a Kim Kardashian, da Sylverster Stallone a Jared Leto. Addirittura Edward Norton ha dichiarato che vorrebbe interpretare in un biopic il re delle tigri. Joe Exotic – al secolo Joseph Schreibvogel Maldonado Passage – sta attualmente scontando una pena di 22 anni per tentato omicidio su commissione e violenze sugli animali. Nel corso di una conferenza stampa sul Covid – 19, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è arrivato a pronunciarsi sulla possibilità di una grazia nei suoi confronti; testimonianza, questa, che il caso Joe Exotic è ben lontano dall’essersi esaurito.
Dopo aver visto gli 8 episodi che compongono la docuserie (7 più un aftershow) abbiamo capito il perché di tanta attenzione; Joe Exotic e la sua storia hanno un potere catalizzatore fuori dal comune e il documentarista Eric Goode ha saputo coglierne il potenziale. Basti pensare che nei piani iniziali del regista c’era l’idea di realizzare un documentario sul traffico dei rettili negli USA. È stato sufficiente venire a conoscenza della figura di Joe Exotic per aggiustare il tiro. Tiger King parla sì delle vicende professionali e personali di Joe Exotic e del suo zoo di grandi felini, ma c’è molto di più. La docuserie Netflix fa luce su un folle circo umano talmente pazzesco da sembrare frutto di una sfrenata fantasia narrativa. Ma scopriamo insieme tutto nella nostra analisi e recensione.
Indice
- Il re delle tigri: la trama
- Murder, mayhem, madness
- Meet Joe Exotic
- Carole Baskin: il lato oscuro della nemesi di Joe Exotic
- Un allarmante compendio psicologico di tipi umani
- Osservazioni tecniche: struttura e regia
- Perché non possiamo smettere di guardare
- Gli animali
- Considerazioni finali
Il re delle tigri: la trama – Tiger King, la recensione
Joseph Schreibvogel ha già compiuto la trasformazione in Joe Exotic quando il documentarista Eric Goode ci fa fare la sua conoscenza. Un bizzarro personaggio che sembra una parodia del più tipico dei redneck degli Stati Uniti meridionali. È il proprietario di uno zoo a Wynnewood, Oklahoma, che ospita più di 200 esemplari tra grandi felini ed animali esotici. Ha una passione per le armi da fuoco, una personalità spiccata, uno show online tutto suo e un’acerrima nemica: Carole Baskin. Carole Baskin gestisce un rifugio per grandi felini e – a suo dire – è una convinta animalista la cui missione è quella di salvare tigri, leoni e pantere dallo sfruttamento umano per motivi economici. Per Carole Baskin, Joe Exotic è il perfetto emblema del maltrattamento sugli animali; per Joe Exotic, Carole Baskin è il nemico numero uno.
Nel suo zoo Joe si avvale dell’aiuto di collaboratori che farebbero di tutto per lui, soprattutto perché vedono nell’uomo un’opportunità di sopravvivere e avere – in qualche modo – una prospettiva. Attirato dalla popolarità crescente del personaggio, il produttore Rick Kirkham decide di realizzare un reality show che mostri la vita di Joe in tutte le sue sfaccettature. Lo show “casereccio” del re delle tigri diventa un prodotto molto più accattivante e il suo seguito aumenta. Tiger King segue le vicende personali, professionali e giudiziarie di Joe Exotic; offre uno spaccato antropologico così grottesco e sopra la righe da far dimenticare più volte allo spettatore che non sta assistendo a un racconto di finzione ma alla realtà. Una realtà inquietante dalla quale non possiamo fare a meno di sentirci affascinati.
Murder, mayhem, madness
Il titolo originale completo della docuserie Netflix – Tiger King: Murder, Mayhem and Madness – contiene tutti gli elementi cardine della storia che racconta: omicidio, caos, follia. Quello che in origine doveva essere un documentario sul traffico illecito di animali esotici è a tutti gli effetti la fotografia del lato più oscuro e inquietante di una certa parte degli Stati Uniti. Quella in cui si esce per fare la spesa e si torna a casa con munizioni ed esplosivo, quella dei redneck, quella del culto esagerato della personalità e dell’ossessione del potere. Bisogna fare uno sforzo non indifferente per ricordarsi che si sta assistendo alla narrazione di vicende reali. I protagonisti della storia sono talmente grotteschi e morbosamente affascinanti che sembrano essere usciti dalla fantasia di David Lynch. O – vedere per credere – da un film di Rob Zombie.
Le vicende raccontate sono intricate e complesse e toccano diversi ambiti e tematiche. Si parla del traffico dei grandi felini, dei diritti degli animali, di armi da fuoco, di politica, di media, di omicidio. E ancora di violenza, di droghe, di relazioni tossiche, di omosessualità, di suicidio e di stupro. Mano a mano che la narrazione procede e che la carne al fuoco aumenta, si ha la sensazione di assistere a un disastro imminente. Vorremmo distogliere lo sguardo, proviamo disgusto e incredulità eppure continuiamo a guardare. Ad accompagnarci per tutta la narrazione – tra omicidio, caos e follia – i magnifici felini costretti a vivere nelle gabbie e ad essere trattati come accessori, completamente privati della loro libertà.
Meet Joe Exotic – Tiger King, la recensione
Proseguiamo la nostra recensione di Tiger King soffermandoci sul protagonista principale della docuserie: Joe Exotic. Joseph Schreibvogel nasce a Garden City, Kansas, nel 1963 e fin dalla più tenera età la sua vita non è certo stata facile; a soli cinque anni, infatti, subisce una violenza sessuale da parte di un ragazzo più grande. Si trasferisce con la sua famiglia in Texas e diventa il capo della polizia del piccolo dipartimento di Eastvale. Quando un suo parente rivela al padre che Joe è omosessuale, l’ottuso rifiuto della famiglia lo spinge a tentare il suicidio buttandosi da un ponte con la macchina. L’incidente provoca a Joe gravi danni e traumi fisici: gli ci vorranno cinque anni per rimettersi completamente. A seguito della morte del fratello Garold, Joe compra una fattoria in Oklahoma e inizia la sua attività coi felini come tributo alla sua memoria.
In breve tempo la fattoria diventa uno zoo che ospita più di 200 esemplari fra tigri, leoni, ligri e altri animali esotici. Joe diventa uno dei maggiori allevatori di tigri negli Stati Uniti, ne vende moltissimi esemplari e diventa popolare anche grazie a un suo personale show online. Nel corso della sua vita si lega sentimentalmente a quattro uomini: Brian, John, Travis e Dillon. Carole Baskin, proprietaria di un santuario per grandi felini – il Big Cat Rescue, in Florida – è la sua nemica numero uno. Sedicente attivista per i diritti degli animali, la donna critica l’operato di Joe coi grandi felini; Joe si difende dalle accuse e fa della vendetta verso Carole una vera e propria ossessione. Joe Exotic sta attualmente scontando una pena di 22 anni per aver commissionato l’omicidio di Carole Baskin e per altri capi d’accusa, come il maltrattamento sugli animali.
Carole Baskin, il lato oscuro della nemesi di Joe Exotic
Nel primo episodio della serie, il personaggio di Carole Baskin è presentato in modo che allo spettatore arrivi la sensazione che la proprietaria del Big Cat Rescue sia schierata sul fronte dei “buoni”. Carole si professa animalista convinta, dice di battersi per i diritti dei grandi felini e vede in Joe Exotic un pericolo, nonché un nemico da combattere. Episodio dopo episodio scopriamo che la nemesi di Joe è tutt’altro che un personaggio positivo; qualcosa, nella regia, cambia e siamo spinti a leggere fra le righe di ciò che dice la donna. Parallelamente, la telecamera di Goode ci mostra come i big cats di cui Carole si proclama paladina non se la passino poi così bene al Big Cat Rescue. Se per Joe tigri e leoni sono una fonte di guadagno, per Carole Baskin sono strumento di propaganda.
A metà della docu – serie la narrazione introduce un ulteriore elemento che mette in luce i lati più oscuri di Carole: la storia della misteriosa sparizione del suo primo marito. In molti credono – Joe Exotic in testa – che sia stata lei a uccidere e far sparire il cadavere dell’uomo, forse ucciso per gelosia. Formalmente, Carol è innocente, eppure alla fine il dubbio nello spettatore rimane. Non solo: nel corso del documentario, Eric Goode ci fornisce tutti gli elementi per dubitare di Carole come paladina dei felini. Gli animali al Big Cat Rescue sono rinchiusi in gabbie piccolissime e la donna che si batte per la libertà degli animali è stata fra i primi a sfruttarli. In altre parole, sulla carta Carole Baskin è una vittima, ma le sue parole, il suo atteggiamento e la sua condotta morale sono tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto.
Un allarmante compendio psicologico di tipi umani – Tiger King, la recensione
Il personaggio di Joe Exotic è fotografato magistralmente in tutte le sue debolezze; nei suoi tratti morbosamente istrionici, nella sua costante ricerca di apparire e nel suo lato violento e minaccioso. Joe ha una consapevolezza di sé completamente scollegata dalla realtà. Ha l’ossessione del successo e del potere e vive in una sorta di dimensione patologica del sogno americano di rivalsa e affermazione. Per questo arriva a candidarsi come Presidente degli Stati Uniti prima e come governatore dell’Oklahoma poi. Gestisce lo zoo, è protagonista di uno show, incide album country e vive le sue relazioni con un atteggiamento predatorio e prevaricante. Si approfitta delle debolezze dei suoi partner per tenerli legati a sé: dà loro ciò che vogliono in cambio di una finta devozione.
Due dei suoi compagni – John e Travis – arrivano addirittura a fingersi omosessuali in cambio di un tetto sopra la testa, di uno stile di vita eccentrico e dell’accesso illimitato alle sostanze stupefacenti da cui dipendono. Travis Maldonado – compagno diciannovenne di Joe – arriva addirittura a togliersi la vita. Ma non finisce qui. C’è “Doc” Antle, il guru degli animali esotici con la sua setta personale; c’è Jeff Lowe, il ricco uomo d’affari subdolo e ambizioso che giocherà un ruolo fondamentale nelle vicende giudiziarie di Joe. Ci sono tutti i collaboratori e gli amici di Joe Exotic, coi denti rovinati dalla metanfetamina e il grilletto facile; uomini e donne consapevoli di lavorare per un uomo ambiguo e narcisista che però – nonostante tutto – è la loro unica speranza e fonte di guadagno.
Osservazioni tecniche: struttura e regia – Tiger King, la recensione
Tiger King è una serie ben costruita, frutto della solida visione di Eric Goode che, coadiuvato da Rebecca Chaiklin, sa cosa mostrare e come mostrarlo. Forte di una carrellata di personaggi magnetici e suggestivi, fa luce su figure complesse e su un mondo ricco di lati oscuri. Ciascun protagonista è messo sotto la lente di ingrandimento del documentarista con estrema attenzione e mestiere. Eric Goode non prende posizioni esplicite, non ci mostra con chiarezza quali siano i “buoni” e quali i “cattivi”; ci spinge piuttosto a vedere come tutti abbiano caratteristiche ambigue. Siamo liberi di prendere una posizione, perché nel corso delle sette puntate siamo stati messi nelle condizioni di conoscere tutte le vicende da ogni lato e punto di vista. Certamente il regista sa perfettamente come evidenziare – con riprese e inquadrature ad hoc – i tratti più esagerati e disturbanti del circo umano che ha davanti.
La struttura del documentario supporta una storia dove sul filo conduttore di Joe Exotic si innestano uno dopo l’altro diversi racconti che arricchiscono la narrazione principale. A ciascuna vicenda viene dato il giusto spazio e la giusta completezza, in un quadro molto ordinato nonostante il caos e le follie dei protagonisti. A fare da colonna sonora i brani country interpretati dallo stesso Joe Exotic, inseriti come veri e propri intermezzi musicali. Le performance del re delle tigri sono montate sapientemente all’interno degli episodi, come un commento ironico e straniante. Goode documenta le tappe di una vicenda di cronaca all’interno di un racconto biografico messo in scena come un reality show in cui i protagonisti sembrano usciti da un film. Sarebbe potuto essere un disastro, ma l’effetto finale è tanto efficace quanto coinvolgente.
Perché non possiamo smettere di guardare
Ce lo dicono gli stessi giornalisti intervistati da Goode all’interno del documentario e noi non possiamo che essere d’accordo. Seguire le vicende di Joe Exotic e dell’universo che gli ruota attorno è come assistere a un disastro o a un incidente; vorremmo chiudere gli occhi ma non possiamo smettere di guardare. Il parallelismo è forte e ci spinge a riflettere sul nostro ruolo di spettatori; non solo di fronte a Tiger King ma più in generale. Più ci addentriamo nei lati oscuri dei protagonisti, più ci avviciniamo all’orlo del baratro e più aumenta una curiosità morbosa. Siamo ben consapevoli che le azioni dei protagonisti sono frutto di un fallimento sociologico, educativo e culturale; eppure non ci basta mai, non siamo mai sazi, vogliamo addentrarci ancora più a fondo in questo abisso.
La docu – serie ci spinge a fare i conti con le nostre stesse coscienze di spettatori spesso passivi di fronte a ogni genere di dramma. Perché quello che vediamo in Tiger King è a tutti gli effetti un dramma, la cronaca di un disastro annunciato. Siamo talmente abituati a distaccarci dalla realtà che rimaniamo incantati di fronte all’impatto mediatico dei protagonisti senza metterci in discussione. Ci indigniamo del fatto che personaggi come Joe Exotic abbiamo questo genere di risonanza, ma senza riflettere fino in fondo che siamo noi a permetterlo. E – lo ripetiamo – questo è un discorso valido a ben più largo spettro, applicabile a ogni latitudine.
Gli animali – Tiger King, la recensione
Anche se nel corso della docu – serie si finisce più volte per dimenticarsene, talmente si è presi dalle tipologie umane sulla scena, è chiaro come le vere vittime di tutta questa vicenda siano gli animali. Ce ne ricordiamo ogniqualvolta la telecamera di Eric Goode si sofferma a inquadrare gli splendidi felini e tutti gli animali intrappolati nelle gabbie. Ci soffermiamo a pensarci quando vediamo tigri e leoni trattati alla stregua di animali domestici e privati della loro libertà. Curioso è anche come se ne renda conto lo stesso Joe Exotic quando – in una telefonata dal carcere – sottolinea di sentirsi privato della sua anima ora che è dietro le sbarre. Proprio come gli animali che ha sempre sfruttato e su cui ha basato la propria carriera.
C’è un contrasto estremamente toccante che viene a crearsi tra la bellezza incorrotta degli animali e lo squallore degli ambienti in cui sono costretti a vivere. Alla fine del documentario, una serie di scritte sullo schermo ci ricordano che sono migliaia i grandi felini ancora prigionieri negli zoo. Si potrebbe pensare che Eric Goode liquidi la questione morale legata agli animali in maniera frettolosa e superficiale. In realtà non è così; nel corso di tutta la serie siamo costantemente spronati a riflettere su tutto ciò che sta dietro e fomenta l’attrazione che da sempre gli esseri umani provano per queste affascinanti creature. Riflessioni che dovrebbero essere scontate, ma che giova riproporre.
Considerazioni finali
Concludiamo la nostra recensione e analisi di Tiger King con il consiglio di non perdervi questa serie che sta suscitando così tanto interesse, dibattito e scalpore. Questo accade soprattutto negli Stati Uniti, ma il nome di Joe Exotic – anche grazie a questa scelta azzeccata di Netflix – sta letteralmente facendo il giro del mondo. Come abbiamo anticipato nella nostra introduzione, Edward Norton (ma pare anche Taika Waititi) ha espresso il desiderio di poter vestire i panni del re delle tigri in un biopic. Non ci sarebbe da stupirsi effettivamente se presto giungesse notizia di un progetto cinematografico su Joe Exotic.
L’unico difetto all’interno di un documentario così ben costruito e coinvolgente è l’aftershow, rilasciato da Netflix come episodio bonus il giorno di Pasqua. Un’aggiunta inutile, che se da un lato fornisce maggior chiusura alle vicende, dall’altro è poco più di una reunion di alcuni dei protagonisti moderata dalla star di Community John McHale. Nelle interviste, le persone coinvolte raccontano cosa ne è stato di loro dopo l’uscita della serie. Aftershow a parte, con Tiger King Netflix mette un colpo a segno, con un prodotto che arricchisce il catalogo della piattaforma streaming sotto il profilo della qualità. E chissà se un eventuale film tratto da questa folle serie riuscirebbe a tener testa al fascino disturbante dei protagonisti reali.
Tiger King
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Coinvolgente, forte e dal grande impatto narrativo
- Struttura solida e ordinata
Lati negativi
- Aftershow sottotono e non necessario