Fantozzi e Il secondo tragico Fantozzi, di Paolo Villaggio: le origini del mito
Oggi parliamo di Fantozzi e de Il secondo tragico Fantozzi, i primi due film della saga del ragioniere creato da Paolo Villaggio che è diventato un mito.
Fantozzi nella cultura italiana
Pochi personaggi sono diventati, nella cultura italiana, tanto iconici quanto lo è Fantozzi. Creato dalla mente di Paolo Villaggio come personaggio di una saga di libri, Fantozzi è diventato, nei decenni, un vero e proprio culto per milioni di italiani. Il motivo di questo successo è ovvio: Fantozzi è riuscito a diventare il simbolo di una grande parte della società del Belpaese, in particolare degli anni ’70 e 80’.
L’Italia rappresentata dal genio di Paolo Villaggio è quella operaia, stigmatizzata nella figura del ragionier Ugo Fantozzi, impiegato della fantomatica Megaditta. In particolare, i primi due capitoli della lunga serie di film dedicati al simpatico ragioniere sono quelli che, più degli altri, sono riusciti a catturare al meglio l’atmosfera dell’Italia di quel tempo.
Ragionier Ugo Fantozzi, matricola 7820/8bis
Nel primo film, diretto da Luciano Salce, facciamo subito la conoscenza del ragionier Ugo Fantozzi; nella Roma del boom industriale, il nostro eroe svolge le mansioni di impiegato per una delle società più potenti del paese, la ItalPetrolCemenTermoTessilFarmoMetalChimica.
Il ragioniere vive in una modesta casa con la poco attraente moglie, la Signora Pina, e con la figlia dalle sembianze scimmiesche, Mariangela.
In un susseguirsi di episodi, nettamente separati l’uno dall’altro, il ragioniere vive la sua vita lavorativa (ai limiti della servitù) e sociale venendo a contatto con personaggi tanto grotteschi quanto credibili.
Il geometra Filini
A cominciare dal geometra Filini, interpretato dal grande caratterista Gigi Reder. Il geometra, spesso contro la volontà del ragioniere, lo trascinerà in iniziative sociali dai risvolti spesso comici e allo stesso tempo degradanti. Emblematici e indimenticabili il cenone di capodanno aziendale, la partita di tennis, la battuta di caccia e il campeggio.
Pur nella sua bizzarria e nei suoi piani decisamente anticonvenzionali, Filini è uno dei pochissimi personaggi totalmente “favorevoli” nei confronti di Fantozzi.
Il più delle volte, infatti, il ragioniere si troverà ad avere a che fare con personaggi che, in un modo o nell’altro, provocheranno delle situazioni negative per il povero Ugo.
La signorina Silvani e il ragionier Calboni
Come non far riferimento, ovviamente, alla “Signorina” Silvani, prototipo dell’arrivista, in perenne ricerca dell’uomo giusto da sposare, mentre si diverte a sfruttare l’attrazione di Fantozzi nei suoi confronti.
E poi c’è il geometra Calboni, emblema dell’italiano borghese, che è riuscito a ritagliarsi il proprio angolino nella società grazie alle proprie conoscenze a al servilismo. Calboni è, a tutti gli effetti, la nemesi di Fantozzi. Pur essendo entrambi impiegati nella Megaditta, Calboni è riuscito, a differenza del ragioniere, a sfruttare il proprio arrivismo per tentare la scalata sociale.
La saga dei Fantozzi, proseguita con Il secondo tragico Fantozzi, mantiene questa atmosfera di lotta sociale. E lo fa creando dei perfetti stereotipi in cui il tragico e il comico convivono quotidianamente. Se, da un lato, le disavventure del ragioniere ci regaleranno tante risate, dall’altro non potremo che pensare quanto siano reali le situazioni che stanno alla base della narrazione.
La lotta di classe in Fantozzi
Padroni e servi, nell’era moderna, rappresentatati, da un lato, da Amministratori delegati e presidenti di società multinazionali; dall’altro, invece, forza lavoro sfruttata e annichilita, ingrigita e privata di qualunque ambizione personale.
Non è un caso che Salce, nella regia di questi primi capitoli, abbia sempre optato per l’utilizzo di colori spenti e anonimi. Lo sfarzo, la ricchezza e l’opulenza sono cose un qualcosa di lontano. E, quando Fantozzi viene a contatto con questi elementi, i risultati sono sempre grotteschi e disastrosi. Si veda, ad esempio, la cena nella grande villa della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, in cui i dipendenti della ditta sono invitati. L’opulenza e lo sfarzo contrastano, durante tutta la scena, con la goffaggine e la poca dimestichezza di Fantozzi e Filini nel gestire un evento di galà.
L’élite è un traguardo a cui pochi possono ambire.
Il ragioniere Ugo Fantozzi, inoltre, non può essere definito un personaggio positivo nel senso più ampio.
Spesso, infatti, le sue azioni sono spinte dall’egoismo, spesso giustificato da un’insoddisfazione totale nei confronti della propria vita.
È così che il ragioniere riversa la propria frustrazione sulla povera signora Pina, l’unica persona che abbia mai provato affetto e rispetto per Ugo (amore è una parola che mal si addice al contesto). E, così, ancora una volta la vita diventa una lotta, in cui anche il frustrato trova qualcuno con cui prendersela ingiustificatamente.
Una saga lunga più di vent’anni
La saga di Fantozzi ha saputo creare dei miti e dei simboli di un’italianità sempre più riconoscibile. Inoltre è riuscita a creare dei neologismi e dei modi di parlare che sono entrati nel vocabolario di tutti noi.
Dopo i primi due film, altri numerosissimi film hanno seguito le vicende del ragioniere, perdendo, tuttavia, la freschezza dei due primi due capitoli. Piccola eccezione, a nostro avviso, è Fantozzi in Paradiso.
Paolo Villaggio, come sappiamo tutti, ci ha lasciato a Luglio di quest’anno. Ma l’attore genovese non ci lascerà mai: ogni volta che ne sentiremo la mancanza basterà premere play e godersi le avventure del ragioniere Ugo Fantozzi.