Da Omero a Nietzsche – Recensione di Il Petroliere di Paul Thomas Anderson
Il Petroliere di Paul Thomas Anderson è stato giudicato il terzo miglior film del 21esimo secolo da 177 critici della BBC. Il New York Times gli ha attribuito addirittura il primo posto in questa speciale classifica. Noi di Filmpost oggi vogliamo darvi la nostra chiave di lettura di questa pellicola. Ecco la nostra recensione.
Il Petroliere di Paul Thomas Anderson – Recensione
Prima di passare alla analisi del film è necessaria una premessa. La nostra recensione di Il Petroliere vuole dare una chiave di lettura sul perché noi riteniamo questa pellicola imprescindibile nel bagaglio di un cinefilo. Dunque non seguiremo la via dell’analisi della tecnica registica, indiscutibilmente eccelsa, di Paul Thomas Anderson. Inoltre ci concentreremo in maniera funzionale alla nostra analisi sulla recitazione di Daniel Day Lewis. Centrale per noi sarà la storia narrata in quest’opera e gli spunti di riflessione che ci ha suscitato. Per far ciò saranno inevitabili gli spoiler . Comunque, per chi non l’avesse visto, possiamo dire fin da subito che qualche informazione sul finale non rovinerà la visione di quest’opera senza precedenti. Buttiamoci dunque in questa recensione di Il Petroliere di Paul Thomas Anderson.
La trama
Il Petroliere racconta la storia di Daniel Plainview (Daniel Day Lewis), uomo ambizioso che racimola i primi guadagni cercando l’argento sotto le rocce del sud-ovest degli USA. Una volta creatosi un capitale di base, lo investe per divenire un “cercatore di petrolio”. Le sue prime trivellazioni con pochi operai e strumenti rudimentali si rivelano fruttuose e la sua attività cresce. Cresce grazie anche al “bel faccino” di H.W., suo figlio. Un figlio non di sangue ma adottivo. Infatti H.W. è figlio di un’operaio di Daniel morto in un’incidente durante una trivellazione.
Nel 1911 ormai Daniel Plainview è un petroliere affermato. La fortuna sembra comunque arridergli nuovamente. Grazie ad una segnalazione di Paul Sunday (Paul Dano), Daniel decide di puntare le sue trivelle verso l’oceano di petrolio che giace sotto Little Boston in California. Qui il Petroliere incontra Eli Sunday (Paul Dano), fratello di Paul, il quale ha un forte attaccamento alla fede. Egli infatti fonda la Chiesa della Terza Rivelazione alla quale pretende che Daniel Day Lewis si unisca sia spiritualmente, sia materialmente con cospicue donazioni alla congregazione.
Il conflitto fra questi due personaggi, magistralmente immortalato da Paul Thomas Anderson, sarà il tema centrale della pellicola.
Daniel Plainview e la dignità in Omero
Nella cultura greca antica la “dignità” di un uomo era un valore dinamico. Non si era degni in quanto uomini ma in quanto si agiva da uomini degni. In Omero indegni erano gli achei che scappavano di fronte alla guerra contro i troiani; chi non affrontava il pericolo e il rischio della morte era codardo. Inoltre Omero rappresenta le più grandi virtù umane non negli achei e il loro alfiere, Achille. Quest’ultimo infatti si comporta come il figlio Zeus non come uomo. Umano degno è Ettore. Il principe troiano per nessun motivo arretra sul campo di battaglia, sente il dovere di assicurare un futuro al suo popolo.
Nel film Daniel Day Lewis ha, lungo tutto il suo percorso, una guerra aperta contro i suoi personali achei, la Standard Oil. La società-colosso del petrolio contro un solo uomo. E Daniel come Ettore non si tira indietro, affronta i capi della società, li schernisce e con il suo coraggio li intimorisce. Se pur sembra non essere mosso da altruismo, i contadini che decidono di vendere la terra a lui hanno una rendita più che dignitosa ed entrano a far parte di una “famiglia”. Una famiglia che, quella di Little Boston in particolare, vive tra le mura delle decine di pozzi petroliferi, un po’ come la famiglia della città-stato di Troia viveva tra le sue mura. Inoltre se pur si può dubitare dell’altruismo del protagonista , il petroliere di Paul Thomas Anderson sembra mosso da una “missione”, “un dovere morale” nell’ostinarsi a combattere la Standard Oli.
La “magnanimità ” e “il merito” in Il Petroliere
Aristotele riprende il discorso di Omero e lo amplia. Prende la figura di Ettore per delineare i tratti dell’uomo magnanimo. Per il filosofo greco è magnanimo chi ha la potenzialità per grandi gesta e segue il suo destino compiendo atti valorosi. Inoltre è uomo “degno” anche chi, pur non essendo destinato ad azioni eroiche, sfrutta le sue potenzialità al meglio. Il “piccolo uomo degno” che segue il suo destino può infine aspirare a diventare magnanimo ed eroe come Ettore. Così il petroliere Daniel Day Lewis parte dall’essere un “piccolo” cercatore d’argento ma le sue potenzialità sono ben altre. Lui segue il suo destino fino a diventare capace di grandi successi, al punto che grazie a gli impianti di Little Boston diviene uno dei più grandi Petrolieri degli Stati Uniti.
Il Merito
Seguendo un altra chiave di lettura nel nostro percorso nella storia del pensiero occidentale, l’opera di Paul Thomas Anderson è anche uomo meritevole. Secondo Cicerone, infatti, la dignità di uomo si misura (e si ottiene) grazie al merito. Un uomo è degno se è meritevole. Il petroliere Daniel Day Lewis è un uomo che si è meritato il suo successo. Parte come un uomo solo che scava nella terra arida, cerca fra le rocce, mettendo in pericolo anche la sua incolumità fisica. Il sudore e il sangue che lui lascia sulla terra, o meglio sottoterra, fanno germogliare un impero che lui sembra essersi meritato.
Daniel Plainview rappresenta i pionieri che si sono addentrati nell’inospitale West degli Stati Uniti e hanno trovato l’oro nero. Dal petrolio Daniel fa nascere una florida società, pone le basi del sistema economico moderno degli USA e del benessere generalizzato dei suoi abitanti. Egli è perciò magnanimo e degno.
Un sistema economico e di produzione che comunque Paul Thomas Anderson non si dimentica di mostrare con anche altri suoi tratti caratteristici. I tratti di una società dello sfruttamento, della disumanità, dell’egoismo e dell’avidità.
La dignità cristiana nel Il Petroliere
Continuando il nostro percorso nella storia della civiltà occidentale, dobbiamo ora fermarci ad una tappa fondamentale: il cristianesimo. Se per il pensiero classico, greco e romano, non tutti gli uomini erano degni o datati di dignità, il pensiero cristiano compie un livellamento. Non si è degni per ciò che si fa, ma si nasce uomini degni. Certo le classi sociali e la “piramide” sociale non vengono meno ma nella vita terrena noi dobbiamo darci a Dio e pregarlo, tutti indistintamente, per un premio nel regno dei cieli. In questa misura tutti, dopo la morte, possono sedere al fianco di Dio.
Su questa base la pellicola di Paul Thomas Anderson mette in scena una vera guerra tra fede cristiana e libertà da essa. Eli Sunday, magistralmente interpretato da Paul Dano, vuole diffondere la sua “percezione” della parola di Dio. Cerca di fare proseliti fra persone deboli e in cerca di conforto. Cerca di prendere il comando della società, quella di Little Boston in particolare, e aizzarla contro il “degno” Daniel Plainview. Una guerra fra libero pensiero e fede, una guerra fra ideale e materiale, o meglio fra ideale e reale. Il petroliere Daniel Day Lewis fa esplodere tutta la sua ferocia contro la deviata fede oscurantista della Chiesa della Terza Rivelazione. Una Chiesa che ha trasformato gli uomini in zombie; una Chiesa che pur di affermare il proprio potere temporale sulla vita degli uomini non ha remore ad attaccare la vita personale e familiare di Daniel.
Si dipinge su pellicola dunque quel lato deviato del cristianesimo, che impedisce alle persone di ragionare secondo coscienza, e permette solo di seguire la parola degli ecclesiastici. Uomini di chiesa, che però in quanto uomini, corrotti dal potere, ne abusano e perseguono chi non rispetta l’ortodossia da loro impartita.
“La morte di Dio” come la fine della Chiesa della Terza Rivelazione
La concezione moderna di dignità umana e diritti umani trova il suo germe nella libertà di coscienza. La libertà di affermare la propria fede o non-fede. Ogni uomo deve essere libero di credere in ciò che vuole senza temere ritorsioni contro la sua psiche o il suo corpo. La libertà di usare la Ragione che secondo Voltaire rendeva tutti gli uomini fratelli. Tutto questo però non può essere raggiunto se non con una rottura, serve una frattura nel presente che separi il passato dal futuro. Per questa liberazione dall’oscurantismo del passato è necessario che l’uomo smetta di ragionare secondo i distorti concetti che quella parte corrotta della religione ha tramandato.
E come si può manifestare questa rottura? Con “la morte di Dio” teorizzata da Friedrich Nietzsche. L’uomo sarà finalmente libero di tornare a pensare come gli antichi greci. Potrà tornare ad essere degno solo annientando il distorto uso che è stato fatto della fede in Dio; potrà tornare a vivere la sua vita in funzione del merito e della digità classica che hanno fondato il pensiero occidentale. Il Petroliere di Paul Thomas Anderson mette in scena questa morte della vecchia religione. Nel maestoso finale il protagonista vendica l’umanità intera, che ha bisogno di essere liberata dal Dio di Eli Sunday.
Allora prima il prelato deve confessare di avere vissuto la sua vita all’insegna della menzogna e del tornaconto personale. Deve confessare che il Dio della Chiesa della Terza Rivelazione è una superstizione. Dopo la confessione Daniel Plainview libera l’umanità, uccidendo Eli Sunday e il suo “Dio”.
La nascita de “l’oltreuomo”
La morte di Dio inscenata nel Il Petroliere di Paul Thomas Anderson è chiarificatrice anche della figura di Daniel Plainview. Egli è un uomo scostante, solitario, irruento e avido. Qualcosa lo scuote da dentro e lo rende un personaggio che sembra tutt’altro che degno e meritevole. Ma egli è avido contro la Standard Oil anzitutto. E ciò gli permette di far crescere delle comunità floride e ricche. E’ avido contro Eli, ma questa avidità deriva dal “naturale” conflitto tra il libero pensiero di Daniel e la “fede cieca” del prelato.
Daniel Plainview è quindi un anti-eroe perché sulle sue spalle grava una missione da cui dipende il futuro dell’umanità. Egli, pur non essendone conscio, nasce con il peso di dover portare l’umanità alla “morte di Dio” e di aprire il mondo all’oltreuomo. Egli dunque, potenzialmente, è l’ultimo uomo dell’occidente. E’ il “folle” che con la lanterna accesa di giorno predica la “morte di Dio”, così raffigurava Nietzsche il pre-oltreuomo. E questo è Daniel Plainview, a gli occhi degli uomini un folle; un folle come Zarathustra che ha la missione più importante della storia. Renderci liberi e migliori.
Il Petroliere – Conclusioni
Il finale tronco del del film però non si dimentica di dover tenere i piedi saldi al terreno della storia. Così dopo che Daniel ha compiuto la sua missione lascia gli uomini liberi di scegliere. Con quel finale il regista ci dice che l’uomo ora può scegliere. O sostituire il vecchio Dio con un altro feticcio, come il denaro, la fama e il successo; o vivere da oltreuomo. Oltreuomo, a parere di chi scrive, nella sua accezione e dimensione etica. Come un uomo che agisce e ragiona come se le sue azioni tornassero all’infinito, come se dovesse viverle per sempre. E che dunque vive e agisce nel migliore dei modi per se ma sopratutto per tutta l’umanità.
Pensare come umanità e non come singolo uomo, uniti da una solidarietà che ha le sue radici nella nostra razionalità, in ciò che distingue da tutti gli altri esseri viventi. Il Petroliere di Paul Thomas Anderson è un film che parla di noi e della nostra civiltà. Ripercorre le tappe fondamentali della storia del pensiero occidentale e sa anche fotografare il presente. Un dei più grandi film mai realizzati che non potete assolutamente perdervi.
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