Zodiac: la vera storia del serial killer che ispirò il film di David Fincher
Messaggi cifrati, misteri e sospetti
Il film del 2007 diretto da David Fincher (Seven, Fight Club, The Social Network), Zodiac, è considerato da moltissimi uno dei migliori thriller di sempre. Per la storia che racconta, per il ritmo serrato e l’andamento mozzafiato, per il suo cast stellare. Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr. e Mark Ruffalo sono protagonisti di una caccia all’uomo ricca di mistero e suspense. Zodiac è ispirato alla vera storia del serial killer che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta terrorizzò la California. L’identità dell’assassino – appassionato di crittogrammi ed enigmi – è ancora sconosciuta. Nel 2004 la polizia di San Francisco aveva archiviato il caso come “inattivo”, salvo poi riaprirlo proprio nel 2007. Vediamo insieme i dettagli più inquietanti e i risvolti più misteriosi nella storia del killer dello Zodiaco.
Nel film di David Fincher Jake Gyllenhaal interpreta Robert Graysmith, il vignettista appassionato di enigmistica il cui libro ha ispirato la sceneggiatura del film. Robert Downey Jr. veste i panni di Paul Avery, il cinico detective di cronaca nera del San Francisco Chronicle; Mark Ruffalo invece è il detective Dave Toschi. Un trio di interpreti di alto livello che nel film ha recitato sulla base di una sceneggiatura corposa e complessa (circa 200 pagine); David Fincher chiese loro di recitare mantenendo dall’inizio alla fine un ritmo serrato e veloce.
Le vittime e i sospetti su Arthur Leigh Allen – Zodiac, la vera storia del serial killer
Teatro dei crimini di Zodiac, concentrati in un arco temporale che andò dal dicembre del 1968 all’ottobre del 1969, furono Benicia, Vallejo, Lago Berryessa e San Francisco. Sette le vittime ufficiali: tre donne e quattro uomini, tutti giovanissimi, di età compresa tra i 16 e i 29 anni. Due di loro riuscirono a sopravvivere: il diciannovenne Michael Renault Mageau e il ventenne Bryan Calvin Hartnell. Michael scampò a diversi colpi di arma da fuoco, mentre Bryan sopravvisse a sei pugnalate alla schiena. Zodiac attaccò Bryan vestito da boia; la maschera che indossava riportava il suo simbolo, un cerchio con al centro una croce.
A Zodiac furono attribuiti molti altri delitti, anche se per questi mancano prove certe; lo stesso Zodiac affermò nelle sue inquietanti lettere ai quotidiani di aver ucciso ben 37 persone. Il principale sospettato – nonché l’unico su cui la polizia abbia indagato a dovere – è a tutt’oggi Arthur Leigh Allen, interpretato nel film da John Carroll Lynch. La polizia raccolse abbastanza prove a suo carico da giustificare ben tre mandati di perquisizione nella sua abitazione; l’ultima, due giorni dopo la sua morte, avvenuta nel 1992. Allen aveva già all’attivo una condanna per reati sessuali e a casa sua, nel tempo, gli inquirenti trovarono coltelli, armi da fuoco ed esplosivi. Tuttavia, il test del DNA e le perizie calligrafiche non confermarono mai i sospetti. Ciononostante, Allen è ancora il principale nella lista dei sospetti e anche il film di David Fincher punta il dito proprio su di lui.
“Ulisse”: il killer dello Zodiaco e il Mostro di Firenze sono la stessa persona?
Proseguiamo il nostro approfondimento sulla vera storia di Zodiac concentrandoci su una teoria piuttosto inquietante. Un’inchiesta della rivista Tempi, pubblicata nel 2018, lancia l’ipotesi che il killer dello Zodiaco e il Mostro di Firenze siano la stessa persona. Nell’estate del 1974 Zodiac interruppe per lungo tempo la sua corrispondenza con il San Francisco Chronicle; questo, secondo Tempi, perché il killer all’epoca si sarebbe trasferito in Italia. Secondo questa teoria, Zodiac sarebbe un ex funzionario del Criminal Investigation Command, tale Giuseppe Joe Bevilacqua. Quest’ultimo, nel 1974, si trasferì proprio in un paesino vicino Firenze. Citato da Mario Vanni come “Ulisse” in un’intercettazione del 2003, Bevilacqua era anche un supertestimone dell’accusa nel processo a Pietro Pacciani per i delitti del Mostro.
L’ipotesi di Tempi si basa anche sulla cosiddetta “teoria dell’acqua”. Robert Graysmith aveva teorizzato il fatto che Zodiac fosse ossessionato dall’acqua, sia nella scelta dei luoghi per i delitti, sia nella sua corrispondenza. Acqua che si ritrova anche nella morfologia dei luoghi scelti dal Mostro per i suoi macabri rituali delittuosi. Nel 2018 Francesco Amicone, giornalista del Giornale, sostenne di aver raccolto una testimonianza in cui “Ulisse” confessava di essere sia Zodiac che il Mostro di Firenze. Confessione – a suo dire – confermata anche dall’aver egli stesso decifrato alcuni messaggi in codice di Zodiac. I detrattori di questa teoria smontano il castello di ipotesi sulla base della differenza sostanziale tra i delitti del killer dello Zodiaco e del Mostro. Per molti, questo “Ulisse” non sarebbe altro che un mitomane.
Dear Editor, this is the Zodiac speaking
Concludiamo il nostro articolo sulla vera storia di Zodiac con l’aspetto più morbosamente interessante. Ben delineata nel film di David Fincher, si tratta della sfida lanciata da Zodiac alle autorità attraverso i suoi messaggi cifrati alla stampa. Il killer dello Zodiaco ha comunicato per anni con la stampa tramite lettere con messaggi cifrati, sfidando i quotidiani a pubblicare le sue crittografie, sotto minaccia. Un esempio su tutti sono le tre lettere pressoché identiche recapitate al Vallejo Times – Herald, il San Francisco Chronicle e il San Francisco Examiner il 1° agosto del 1969. In questi scritti il killer utilizza per la prima volta il nome di Zodiac e si firma col celebre simbolo del cerchio con al centro una croce. Rivendicava la responsabilità di tre omicidi, forniva dettagli sulle vittime e invitava stampa e autorità a partecipare a un gioco perverso.
Ciascuna lettera conteneva un terzo di un messaggio cifrato (per un totale di 408 caratteri): risolvendolo, si sarebbe ricavata la sua identità. Zodiac ottenne la pubblicazione sui quotidiani minacciandoli: se non avessero riportato il messaggio, avrebbe ucciso dodici persone nel week end. I quotidiani pubblicarono le lettere e successivamente due lettori del San Francisco Chronicle risolsero il crittogramma che, però, non conteneva il vero nome di Zodiac. Il messaggio era un’inquietante dichiarazione sul piacere di uccidere gli esseri umani, sgrammaticato e delirante. Le ultime diciotto lettere non furono decifrate. Un professore della East Caroline University sostiene che le ultime lettere della crittografia rivelino il nome di Arthur Leigh Allen.