“Will Hunting – Genio ribelle” – Tre lezioni di vita tratte dal film di Gus Van Sant
“Will Hunting – Genio ribelle”, il capolavoro di Gus Van Sant con Matt Damon e Robin Williams, è un film che si orienta in modo lampante verso uno degli aspetti più fascinosi della settima arte: quello di essere in grado di influenzare nel profondo la nostra ottica nel vedere le cose. Far riflettere, spingere al confronto, spronare lo spettatore a vivere con più consapevolezza la sua vita: queste sono solo alcune delle potenzialità di un buon film, e quello di Gus Van Sant le possiede tutte. La storia viene narrata con un intento didascalico, mentre le scelte dei protagonisti fungono da modello dal quale prendere esempio (o prendere le distanze, in base ai casi).
Sicuramente gli insegnamenti che si possono trarre dalla pellicola sono molteplici, così come lo sono anche gli spunti di riflessione. In questo approfondimento però proverò a selezionare solo le tre lezioni di vita più importanti, riconducibili a tre dei monologhi più toccanti presenti in “Will Hunting – Genio ribelle”, interpretati da Robin Williams, Ben Affleck e il “genio ribelle” Matt Damon.
Eccovi tre lezioni di vita tratte da “Will Hunting – Genio ribelle”, capolavoro con Matt Damon, Robin Williams e Ben Affleck.
1: “Basta questo ad incasellarti?”
Partiamo da quella che è considerata la sequenza cult per antonomasia dell’intero film (il video alla fine di questo primo punto). In questa scena abbiamo un Will Hunting ancora testardo e pieno di sé, alle prese con il suo psicologo. Dopo questo monologo straordinario (Che è valso, nel 98, l’Oscar come Miglior attore non protagonista a Robin Williams) Will cambierà il suo modo fino ad allora saccente di interagire col suo terapeuta, Sean, il quale sarà appagato dal poter scavare tra le emozioni e i pensieri del suo paziente senza alcun intoppo.
Ciò che Sean dice a Will è sicuramente frutto di una maturità degna del personaggio di uno psicoterapeuta. Nelle sue parole, tuttavia, vi è qualcosa che va oltre il semplice rapporto “terapista – paziente”. Con tono paternalistico, Sean esorta Will a guardare la realtà con occhi più attenti, superando l’errata convinzione di conoscere già ogni cosa. Lo spinge a non dare nulla per scontato, ad essere assetato di esperienze di vita autentiche.
“Michelangelo. Sai tante cose su di lui […] Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto…” (Sean Maguire)
Tutto ciò è sinonimo un po’ delle due “scuole di pensiero” che ci vengono presentate: da un lato c’è Will, fermo sulla convinzione di voler sovrastare la realtà, interessato a conoscerla solo tramite lo studio dei saperi scritti sui libri universitari, mentre dall’altro lato abbiamo Sean, fautore della realtà intesa come esperienza sensoriale, intrigato dall’assaporarla in prima persona senza bisogno di confrontarsi con la carta stampata. Sul discorso interpretato da Robin Williams ci si potrebbe fermare a riflettere molto. Per noi spettatori le morali risultano essere molteplici; non essere supponenti nei confronti della vita, dimostrarsi sempre affamati di sapere, e altro ancora. Tutti questi consigli possono essere riuniti sotto un unico precetto: siate gli interpreti della vostra vita, non gli spettatori.
2 – “Sei seduto su un biglietto della lotteria”
Passiamo a quello che figura come uno dei dialoghi più importanti del film, ovvero quello tra Will e Chuckie, questo interpretato da Ben Affleck (video alla fine del punto). Durante una pausa pranzo al cantiere, Will parla della nuova proposta di lavoro ricevuta che sembrerebbe pronto ad accettare. Ciò che lo rende titubante però è il fatto di doversi lasciare alle spalle sia la sua città che le persone a lui più care. L’insicurezza di Will diventa il perno del ragionamento che Chuckie intavola, al fine di convincere l’amico a non temere il suo futuro imminente. Il messaggio di Chuckie è chiaro: non sprecare il talento.
“Tu sei seduto su un biglietto della lotteria, ma sei troppo smidollato per incassarlo. […] farei qualsiasi cosa per avere quello che hai tu, e lo farebbero anche gli altri ragazzi.” (Chuckie Sulliva)
È un concetto semplice che, tuttavia, Will Hunting non prende quasi mai sul serio. La nozione espresso dal personaggio interpretato da Ben Affleck è facilmente applicabile anche sulle nostre vite. Bisogna dare alle nostre migliori capacità le giuste chance di venir fuori in modo ottimale. Coltivare le proprie potenzialità è un obbligo morale che spetta ad ognuno di noi, poiché bisogna offrire agli altri il meglio di ciascuno di noi. Per farlo, è indispensabile essere consapevoli di ciò che ci rende unici, delle peculiarità del nostro carattere, della nostra indole innata. Grazie alla consapevolezza, si può procedere ad alimentare le nostre inclinazioni naturali, così da migliorarci sempre più, senza che il nostro talento vada sprecato.
3: “La gente le chiama imperfezioni”
Protagonisti del nostro terzo ed ultmo dialogo sono ancora una volta Will Hunting e Sean, stavolta nello studio di quest’ultimo (video alla fine del punto). I due sono intenti a confrontarsi per quanto concerne la concezione di “relazione”, di “intimità” e di “rapporto”. Esponendosi sull’argomento, il giovane genio e lo psicologo mettono ancor più in evidenza la profonda disparità tra loro due, risultato della grande differenza di età. Will confida i suoi dubbi sulla nuova relazione con una ragazza appena conosciuta, Skylar, cercando supporto nel terapeuta. Sean, dal canto suo, cerca di dissipargli ogni perplessità parlandogli della sua esperienza personale con la moglie ormai defunta. Racconta di aneddoti divertenti, di momenti intimi, tutto per fargli capire che in una relazione la perfezione non esiste, ma esiste solo la reciproca compatibilità.
“Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall’incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l’uno per l’altra.” (Sean Maguire)
L’insegnamento riconducibile a questo bellissimo scambio di battute risulta facilmente intuibile: ridare ai rapporti la loro importanza. Non c’è nulla di più effimero e allo stesso tempo più vitale dei rapporti fra le persone. Un essere umano ha il bisogno indispensabile di legare ed approcciarsi con altri esseri come lui, ma oggi come oggi quest’idea appare scontata. Così come la riscontriamo in uno smartphone o in un computer, siamo erroneamente portati alla ricerca della perfezione anche nelle persone. Dobbiamo invece riscoprire la bellezza dei difetti, dell’essere diversi, delle imperfezioni proprie ed altrui. In questo modo, ricercando nel prossimo non troveremo la perfezione assoluta ma reciproca compatibilità che, in una coppia, è l’essenza della vera felicità.
“Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo.” (Sean Maguire)