La città delle donne: Federico Fellini e l’universo femminile
Un viaggio autobiografico nell'universo femminile
Le donne – insieme a tutto ciò che circonda l’universo femminile – è sempre stato al centro della poetica del regista; tuttavia, è con La città delle donne che Federico Fellini dà voce a quella che si potrebbe chiamare, a tutti gli effetti, un’ossessione. Presentato fuori concorso al 33° Festival di Cannes, il film è stato oggetto di forti critiche e al centro di polemiche. Protagonista, nei panni di Marcello Snaporaz, è ancora una volta l’attore simbolo di Federico Fellini, Marcello Mastroianni.
Il viaggio di Snaporaz – La città delle donne, Federico Fellini
All’epoca dell’uscita di La città delle donne, Federico Fellini è già per tutti un maestro, in piena maturità artistica e riconosciuto nel panorama internazionale per la sua poetica e la sua inconfondibile visione. Gran parte della filmografia del regista è costellata di riferimenti autobiografici più o meno espliciti e manifesti. In questo senso, La città delle donne non fa eccezione ed è anzi a tutti gli effetti il racconto autobiografico della sua visione dell’universo femminile. Un racconto onirico, nostalgico e grottesco messo in scena da quello che nel film è l’alter-ego simbolico, il doppio, di Fellini stesso: Marcello Mastroianni nel ruolo di Snaporaz.
Durante un viaggio in treno, Marcello Snaporaz conosce una misteriosa sconosciuta che lo invita a seguirlo. La donna conduce Snaporaz in una vera e propria avventura alla scoperta dell’universo femminile. Il protagonista si ritrova prima nel bel mezzo di un congresso di femministe, poi nel decadente castello di un santone dell’eros; infine in un’aula di tribunale dove le donne giudicano le sue colpe e in un’arena dove affronta un pubblico linciaggio. Snaporaz riesce a fuggire e si ritrova di colpo sul treno sul quale stava viaggiando; qui capisce che è stato tutto un sogno o, almeno, così pare. È di nuovo insieme alla moglie; compagna rassicurante e comprensiva, accogliente come una figura materna.
L’universo femminile
Attraverso il viaggio onirico di Snaporaz, Federico Fellini con La città delle donne mette sul piatto, in maniera articolata e compiuta, tutta la sua visione dell’universo femminile. In particolare, il regista porta in scena il suo punto di vista sulla condizione della donna, sul suo rapporto con l’uomo, sulle lotte e le rivendicazioni femministe in quegli anni. Un punto di vista che non è possibile scindere dalla poetica, l’estro creativo e l’estetica del regista visionario.
Il ritratto della donna che emerge dal film è quello di una figura potente il cui ruolo è mutato al punto da far perdere all’uomo quell’aura di superiorità di cui, in passato, non aveva mai dovuto dubitare. In questo senso, in La città della donne, Federico Fellini sottolinea l’inadeguatezza dell’uomo a reggere l’impatto con l’evoluzione della donna. Il punto di vista, naturalmente, è tutto maschile e questa constatazione è velata di una certa nostalgia per le figure femminili del passato. All’epoca della sua uscita, il film attirò molte critiche al regista, che venne accusato di misoginia e antifemminismo. Oggi, etichettare Fellini come femminista o antifemminista ha poco senso. La città delle donne – pur con le sue controversie – resta una testimonianza forte della fascinazione e dell’importanza che l’universo femminile ha sempre avuto per Federico Fellini.