Little Forest: recensione del film coreano sulla riscoperta di sé stessi

Tratta da un manga, la storia racconta di una ragazza a contatto con le cose importanti della vita, circondata da una natura incontaminata e da buon cibo

Little Forest, film di cui vi presentiamo la recensione, racconta di una ragazza di Seoul che dopo aver terminato l’università prova l’esame d’ammissione per insegnanti. Non avendolo passato, a differenza del suo fidanzato, decide di raccogliere le sue cose e tornare nella campagna di quando era bambina. Fuggendo così lontana dalla frenesia cittadina. La pellicola è diretta da Yim Soon-rye e ora disponibile su Apple TV+ e Infinity. Si basa sulla trama di un celebre manga di Daisuke Igarashi, dal titolo omonimo.

La regista sud coreana è considerata una delle figure più in vista del cinema New Wave coreano, e tratta spesso della società, della presa di coscienza delle donne e di natura e animali. Temi molto cari a Yim Soon-rye che nella vita di tutti i giorni è un’appassionata attivista. Le sue storie si allontanano da quelle classiche del blockbuster coreano, ma si caratterizzano per essere leggere, fresche e dolci. Fanno parte del cast Kim Tae-ri nel ruolo della protagonista Song Hye-won; Ryu Jun-yeol nei panni dell’amico di un tempo Lee Jae-ha; Jin Ki-joo è la frizzante amica Joo Eun-sook e Moon So-ri è la madre di Song.

Vivendo in città ho visto come è bello coltivare il grano.

Indice

La trama – Little forest recensione

Hye-won ha studiato duramente per poter passare l’esame di ammissione che l’avrebbe abilitata all’insegnamento. Quando viene a conoscenza dell’esito negativo dell’esame, il suo fidanzato le comunica che invece ce l’ha fatta. In crisi con le sue scelte e soffocata dalla vita a Seoul, decide di passare qualche settimana nella casa d’infanzia in campagna. L’abitazione è vuota dato che la madre se ne andò ancor prima che lei terminasse gli studi, senza dire nulla. Da quel giorno Song è arrabbiata con lei perché non ne comprende le motivazioni, ma di ritorno al suo paese natale vuole lasciarsi tutto alle spalle e riflettere.

Il villaggio che la accoglie è uno di quelli tipici coreani. Qui il tempo sembra essersi fermato e tutti lavorano duramente a contatto con la natura e le piccole cose. La ragazza però non si sente fuori dal mondo: anzi, le sembra di riassaporare i momenti felici della sua infanzia e l’unica cosa che desidera è stare da sola. Tuttavia, non appena sanno del suo ritorno, gli amici di un tempo Joo Eun-sook e Lee Jae-ha cominciano a farle visita di frequente, e la ragazza mal sopporta queste intromissioni alla sua tranquillità. O forse, senza saperlo, erano proprio quello di cui lei aveva bisogno?

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Little forest. Watermelon Pictures

Il sogno infranto – Little forest recensione

Si parte con l’ottimismo e l’euforia della gioventù, che sembrano inattaccabili e pronti a supportarti per realizzare ogni sogno. Così si inizia un percorso di studi per arrivare ad un trasferimento da tempo agognato e ottenere infine un posto di lavoro. Ogni sforzo sembra aggiungere un tassello in più al giorno in cui diremo “ce l’ho fatta”. Poi la dura realtà spazza via mano a mano le illusioni. Ho studiato tanto duramente e adesso non sono riuscito a passare l’esame di abilitazione finale o non trovo lavoro. Avevo investito tanto in questo mio trasferimento, in una città che non conosco e con la persona che amo, ma né l’una né l’altra si sono dimostrate all’altezza delle mie aspettative. Lavoro ogni giorno e una brutta tempesta, un giorno “no” del capo possono rovinare tutto in poco tempo. E allora, che senso ha?

Sono queste le domande che la protagonista e i suoi due amici d’infanzia si pongono in questo periodo della vita. Ciascuno con il proprio sogno infranto, proveniente dal caos di Seoul (nel caso di Song Hye-won e Lee Jae-ha) o dal solito vecchio posto che si conosce da sempre (come accade a Joo Eun-sook). La pellicola ci mostra l’illusione giovanile piena di speranze che si scontra con la realtà dei fatti, insoddisfacente e frustrante, e ci fa vedere come non per tutti i luoghi rappresentano la stessa cosa. Per l’amica che ha sempre vissuto in campagna, Seoul è un paradiso ad occhi aperti colmo di opportunità. Per gli altri due, è fonte di stress e fallimento. Nonostante la delusione, la storia ci invita a non farci abbattere e a riscoprire cosa ci rende davvero felici. Partendo da piccoli passi, che in realtà di rivelano essere sempre quelli più importanti.

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Little forest. Watermelon Pictures

Ricordati: la cucina riflette il tuo cuore – Little forest recensione

Ciò che più di tutto lega Song alla madre è la passione per la cucina e l’amore con il quale le pietanze sono trattate con rispetto e attenzioni. Ogni prodotto della terra è un dono della natura, ogni ricetta un modo nuovo per valorizzare il momento del pasto e soddisfare cuore e palato. Per la madre, la casetta in campagna era una “piccola foresta”, con le cose essenziali per vivere bene: la figlia, un orto da coltivare, la pace circostante. Una foresta che diventa Casa perché rappresenta tutti i modi in cui il genitore è stato lì per il figlio, rendendo quegli spazi semplici così pieni d’affetto e di ricordi indelebili. La cucina riesce anche a riavvicinare le donne quando Song è irritata per la partenza improvvisa della madre. Quando cominciano ad esserle recapitate lettere che contengono ricette, la figlia ritorna sui suoi passi.

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Little forest. Watermelon Pictures.

In Little forest il cibo è sacro, e di conseguenza pranzi e cene vengono filmati accuratamente dalla preparazione al risultato finale, come fossero parte fondamentale della trama. Con conseguente grande soddisfazione di Song e degli amici, invitati dalla padrona di casa. Ogni azione inerente alla cucina è ripresa con primi piani, che evidenziano i movimenti delle mani di Song, i colori degli ingredienti e le fasi di cottura. Impossibile non farsi venire l’acquolina in bocca, soprattutto perché le pietanze sono molto diverse da quelle che siamo abituati a consumare. Inoltre, la protagonista spiega come vanno coltivati, raccolti e puliti gli ortaggi del campo. Spiegando poi quali sono i cibi chiave per ogni stagione. Un vero e proprio viaggio culinario che sostiene da un lato la trama, ma che dall’altro racconta un percorso a sé, sui doni della natura e sul sapere cogliere il meglio da ogni stagione, quando è maturo.

Trovare le risposte

Bisogna aspettare, per assaggiare il cibo migliore.

La pellicola si costruisce sul concetto che ogni persona sboccia in un momento diverso. Che si tratti di realizzarsi nel lavoro, trovare l’amore o sentirsi soddisfatti delle proprie scelte. La protagonista non immaginava che tornare nella casa d’infanzia le avrebbe fatto così bene. Lontana da tutta quella che è stata la sua vita negli ultimi anni, ma vicina a quello di cui aveva bisogno per ripartire. Fino a quando arriva il momento in cui capisce di non essere andata lì, ma di esserci finalmente tornata per trovare le risposte che la tormentavano e le causavano stress e aspettative troppo alte. A volte serve solo fermarsi, respirare e ricaricarsi per il giorno successivo. La madre di Song aveva deciso di ascoltare le sue domande quando la figlia era ormai abbastanza grande per cavarsela da sola. La ragazza aveva trovato le risposte quando non pretendeva più niente da sé stessa.

Se per la prima il nido protetto era stato costruito su natura, cucina e amore, per la seconda la strada è ancora lunga, ma non per questo troppo difficile da intraprendere. Come insegna la natura, i frutti si colgono quando sono maturi: anche le risposte che cerchiamo arrivano quando è il momento, e dobbiamo solo avere fede che stagione dopo stagione, quel momento arriverà. La regista ci regala scene silenziose e riflessive, che ci avvicinano alle emozioni della protagonista. La malinconia o lo stupore sul volto della protagonista ci fanno empatizzare, perché le motivazioni che la muovono sono comprensibili e piuttosto comuni. Aiutano in questo senso anche i montaggi tra scene di fatica nei campi e il prodotto finale in tavola, ancora a stressare il concetto secondo il quale la felicità costa fatica.

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Little forest. Watermelon Pictures

Elogio alla lentezza – Little Forest recensione

La regista sceglie un ritmo lento e disteso per raccontare la storia. Spesso infatti tempo del racconto e tempo della storia corrispondono; lo vediamo dalla presenza di scene non tagliate mentre la protagonista mangia, si prepara per uscire, lavora nei campi. Quelle parti non danno nulla in più alla storia e potrebbero essere accorciate; la scelta opposta permette a chi guarda di entrare in confidenza con la “slow life” scelta da Song. A contribuire alla sensazione di pace infusa dalla pellicola, dialoghi radi e solo quando necessari. Tutto questo va a favore della colonna sonora diegetica: i rumori del fuoco dei fornelli che si accende, di una radice strappata dall’orto, di un sorso di zuppa. La musica extra-diegetica diventa così priva di importanza, proprio a sottolineare che a volte la miglior colonna sonora d’accompagnamento ad una scena è proprio la realtà. Il suono che quei gesti avrebbero nella vita di tutti i giorni; la semplicità delle piccole cose.

Dal punto di vista visivo, i movimenti di camera prediletti sono lenti e pedinano i personaggi a precedere e a seguire mentre si spostano nello spazio. Presenti anche piani medi e riprese dall’alto con il drone, quando vengono inquadrati i campi sconfinati della campagna. Little forest si apre e si chiude in modo circolare, con la protagonista in sella ad una bicicletta, conscia però di aver compiuto un vero e proprio viaggio di formazione che l’ha cambiata. Infine, numerosi anche i close-up sui fornelli. A metà tra un film “culinario” e uno filosofico che si interroga sul senso della vita, Little forest è un film grazioso che scalda il cuore. Adatto a tutta la famiglia e basato su sani principi: l’importanza di tornare alle nostre radici, apprezzare i regali della natura e il coraggio di cambiare vita credendo in sé stessi.

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Little forest

Voto - 7.5

7.5

Voto

Lati positivi

  • Focus sulla colonna sonora diegetica
  • Messaggio positivo del film
  • Interessante excursus sulla cucina coreana

Lati negativi

  • Per alcuni può risultare un film troppo lento
  • Non c'è molta trama

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