Il meglio deve ancora venire: recensione del nuovo film francese
Una commedia che racconta l'amicizia tra uomini non più giovanissimi
Presentato alla festa del cinema di Roma 2019, Il meglio deve ancora venire (di cui vi proponiamo la recensione) è una commedia francese incentrata sull’amicizia; il film è stato scritto e diretto da Matthieu Delaporte e Alexandre De La Patellière. Questa “coppia registica” ha già fatto parlare di se con Cena tra amici, film del 2012 basato su un’opera teatrale. I due, oltre a essere registi, sono anche sceneggiatori e traggono ispirazione dalle loro vite quotidiane, come è avvenuto per Il meglio deve ancora venire.
I temi affrontati nel film vanno dall’amicizia all’amore, dalla vita alla morte. Il tutto raccontato con il taglio e i tempi della commedia francese, con delicatezza, malinconia e un velo di pacata ironia. Gli attori protagonisti di questa vicenda sono Fabrice Luchini e Patrick Bruel nei panni dei rispettivi Arthur e Cèsar, due inseparabili amici di vecchia data. Entriamo dunque nel vivo di questa recensione de Il meglio deve ancora venire con le nostre impressioni generali sul film. Buona lettura.
Indice
Trama – Il meglio deve ancora venire recensione
Arthur e Cèsar sono due amici di vecchia data: il primo ha una personalità con tendenze ossessive, ed è divorziato dalla moglie; l’altro è invece un gaudente e ha un animo fortemente libertino. Fin da subito è chiaro che i due hanno caratteri e interessi così diversi da essere perfettamente complementari; sembra essere proprio questo il segreto della loro amicizia. Un giorno, a seguito di una radiografia al torace fatta per un trauma da caduta, viene diagnosticata una grave malattia a Cèsar; ma in realtà, per un banale e clamoroso malinteso che ha a che fare con uno scambio di nomi sulla cartella clinica, Cèsar si convince che il malato terminale sia in realtà Arthur.
Arthur, che sa come sono andati i fatti, non ha il coraggio di confessare l’amara verità all’amico. Da questo momento, e a causa dell’equivoco, la storia prende una direzione inattesa. In nome della loro amicizia, infatti, Cèsar decide di passare più tempo insieme ad Arthur esaudendo una lista di desideri redatta da loro stessi. In un vortice di umorismo e continui malintesi pian piano la drammatica verità finirà per emergere, mettendo a repentaglio tutta un’intera amicizia. Il film è un inno all’amicizia e al contempo una riflessione sulla caducità della vita; sfrutta i tempi e lo stile della commedia francese per trattare un serie di argomenti in maniera comica e, allo stesso tempo, amara e malinconica.
Analisi – Il meglio deve ancora venire recensione
La coppia di registi fa centro, trovando un giusto equilibrio nel miscelare emozioni contrastanti come possono essere il riso e il pianto. Il risultato è una commedia leggera, divertente ma anche commovente. Nel film non si parla infatti solo di un rapporto di amicizia; c’è spazio anche per l’amore, nonché per una profonda riflessione sul senso della vita e sulla caducità della stessa. Per rimanere in territorio francese, possiamo dire che alcune situazioni ricordano molto la commedia di successo Quasi amici (che avuto anche un remake USA). Il tema della malattia – legato al poco tempo che si ha a disposizione per realizzare una lista di cose da fare – è già stato sviscerato nel film Non è mai troppo tardi con Morgan Freeman e Jack Nicholson.
Forse è proprio questo il motivo per cui lo script de Il meglio deve ancora venire risulta abbastanza lineare e prevedibile, pur serbando qualche piccolo quanto inatteso twist. La parte finale è sicuramente quella più riuscita dell’intero film: la commedia lascia sempre più spazio a quell’elemento drammatico che era nell’aria già nei primi minuti della pellicola, ma che fa la sua comparsa solo nel finale. L’attenzione dello spettatore è tenuta alta non solo dal ritmo piacevole e leggero tipico di una commedia di buona fattura, ma anche dalla presenza un elemento di tensione che attraversa tutta la spina dorsale della vicenda. Fin da subito è infatti molto chiaro che Cèsar è il vero malato di cancro, eppure lui stesso non sa di esserlo. Con queste premesse, quanto ci metterà Arthur per trovare il coraggio e rivelare la verità?
Conclusioni – Il meglio deve ancora venire recensione
Tra una battuta e l’altra, riaffiora costantemente un tarlo: la verità, che Arthur non ha il coraggio di affrontare, è una vera e propria spina, un peso che schiaccia inesorabilmente la sua coscienza. Ogni volta che si potrebbe affrontare il discorso, si presenta qualcosa che fa desistere Arthur, il quale continua a non rivelare il suo segreto; più ci si avvicina alla fine, dunque, più nello spettatore è forte la tensione, causata dalla consapevolezza di dover fare i conti con una verità terribile. Tiriamo dunque le somme al termine di questa recensione de Il meglio deve ancora venire. La commedia è leggera e scorrevole, divertente e malinconica allo stesso tempo. Un inno all’amicizia ma anche alla vita, al tempo che ci resta che non deve mai essere dato per scontato; uno script tutto sommato già visto in altre pellicole e per questo, almeno in parte, prevedibile.
La sceneggiatura non presenta molte novità rispetto a quanto ci ha già offerto un certo tipo di cinema, ma nel complesso la pellicola è un buon prodotto. Va detto poi che una maggior attenzione al passato di Arthur e Cèsar avrebbe aiutato non poco ad empatizzare di più con i due protagonisti. Il riso però si mescola bene al pianto nella parte finale del film, dove tutti i nodi vengono finalmente al pettine dopo quasi due ore di girato. A tal proposito, va sottolineato che la durata del film è eccessiva considerato lo sviluppo della storia; tutto si sarebbe potuto condensare in un tempo minore, con un risultato più incisivo e meno diluito. Concludendo si può affermare che Il meglio deve ancora venire, pur non essendo rivoluzionario nel suo genere, funziona e merita almeno una visione.
Il meglio deve ancora venire
VOTO - 6.5
6.5
Lati positivi
- Scorrevole e piacevole
- Divertente e commovente
- Qualcosa di già visto
- L'eccessiva durata
Lati negativi