Rebecca: recensione del film Netflix con Lily James e Armie Hammer
Una rivisitazione elegante ma sottotono di una storia intrigante e misteriosa
Il film Rebecca, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è uno dei tanti adattamenti del romanzo di Daphne du Maurier reso immortale dal film di Alfred Hitchcock. Romanzo gotico che ci racconta una storia d’amore, ma anche di ossessione e di fantasmi. La pellicola del 2020 che Netflix ha realizzato, ha tra i suoi protagonisti l’attrice Lily James, che veste i panni della protagonista, affiancata da Armie Hammer, come Maximilian de Winter. Al loro fianco, nei panni di una inquietante e misteriosa governante, l’attrice Kristin Scott Thomas, che si cala perfettamente nel ruolo. Nella pellicola del 1940 i protagonisti sono stati Joan Fontaine e il grandissimo attore inglese, Laurence Olivier. Come si può immaginare il paragone tra le due pellicole è inevitabile, così come è indubbia la superiorità della prima pellicola, nonostante siano passati ben ottant’anni.
La nostra recensione non vuole essere un’analisi approfondita che compara le due pellicole. Tra l’altro, da quanto anticipato, il film non voleva essere un remake della pellicola, ma un qualcosa di nuovo. Considerato questo, terremo conto delle differenze e delle somiglianze, analizzando quanto di nuovo o migliore, questa versione abbia aggiunto alla storia. Lily James e Armie Hammer sono entrati nella parte, ma è come se nelle loro interpretazioni mancasse qualcosa; questa moderna versione apporta poi dei minimi cambiamenti tra cui una sfumatura del finale. Senza dilungarci oltre analizziamola meglio nella nostra recensione.
Indice:
La trama – Rebecca, la recensione
Una giovane donna e la signora Van Hopper, per cui lavora, sono in vacanza nella bella e affascinante Montecarlo. Nello stesso hotel alloggia anche il miliardario Maximilian de Winter, promettente rampollo da poco vedovo. Nonostante gli invadenti tentativi da parte della vecchia signora di entrare nelle sue grazie, chi colpisce de Winter è proprio la giovane donna. Quest’ultima si infatua immediatamente dell’uomo e sembra suscitare in lui un interesse. Ben presto tra i due nasce un’intesa che li porta a trascorrere tutti i giorni insieme per la città imparando a conoscersi. Il loro idillio sta per rompersi quando la signora Van Hopper comunica alla giovane la loro partenza. Spaventata dall’idea di non rivedere mai più Maximilian, la giovane si reca da lui per comunicargli la triste notizia. Certa di dovergli dire addio, viene smentita dall’uomo che le propone di sposarlo.
Ha così inizio per la ragazza quello che ha tutte le sembianze di un sogno. Di ritorno dal viaggio di nozze i due giungono nella meravigliosa tenuta di Manderley, nel cuore dell’Inghilterra. Ma presto il sogno d’amore della giovane comincia a sgretolarsi e si scontra con una spiacevole realtà: il fantasma di Rebecca, la prima moglie. La donna è misteriosamente scomparsa ma tutto nella casa sembra ricordarla e nessuno sembra averla dimenticata. Più di tutti la Signora Danvers, la fredda e sinistra governante che era indissolubilmente legata a Rebecca e al suo fascino. La nuova signora de Winter è oppressa e soffocata dalla presenza di Rebecca; ad aumentare il suo malessere c’è poi l’ intrigante e suggestivo mistero legato alla sua scomparsa. Tra segreti, supposizioni, bugie e misteri, il film ci conduce verso il suo finale.
Un sogno che si tramuta in un incubo
Al centro di Rebecca, di cui vi proponiamo la recensione, c’è il grande mistero in cui è avvolta questa donna. Chi era? Com’è morta? La nuova Signora de Winter, che tra l’altro è senza nome prima di sposarsi, una volta giunta a Manderley ne percepisce la opprimente presenza. Non crede ai fantasmi ma sembra proprio che quello di Rebecca aleggi tra i corridoi e le stanze della grande dimora. La sua camera da letto, il suo salottino privato, il suo cottage; tutto di lei è rimasto intatto e in perfetto ordine, come in attesa del suo ritorno. Ciò che la nuova Signora de Winter pensava sarebbe stata l’occasione per una vita nuova, si trasforma in un incubo in cui è costante il paragone con Rebecca. A contribuire c’è anche la differenza tra le due. Rebecca era elegante, carismatica, affascinante e di nobili natali, la donna più bella del mondo.
La giovane invece è di umili origini, spensierata e ingenua. Ciò che la ferisce è anche il comportamento dello stesso Max, restio a parlare di Rebecca. Ma chi rende indubbiamente peggiore la vita della nuova Signora de Winter a Manderley, è la Signora Danvers. Distante e fredda, con le sue continue allusioni a Rebecca, al suo fascino e ai suoi gusti, mina deliberatamente l’animo già stressato della giovane. Un comportamento, quello della Danvers, che rasenta l’ossessione e l’invidia verso la giovane ex padrona di casa. Rebecca ammalia e conquista tutti coloro che la incontrano, ma ben pochi conoscono davvero la sua natura. Lily James riesce a rendere molto bene l’oppressione, le insicurezze e il peso psicologico che questa costante comparazione provoca nel suo personaggio. La sua interpretazione, soprattutto a livello fisico ed espressivo, è a tratti simile a quella della Fontaine.
Atmosfere e dettagli – Rebecca, la recensione
Le pellicola inizia con la voce della giovane che ci introduce nella narrazione e ci riporta indietro al suo primo incontro con Maximilian. Questa nuova versione fa un buon lavoro da un punto di vista prettamente tecnico. Un’eccellente fotografia contribuisce a regalare un piacere visivo allo spettatore. Di grande impatto sono i panorami mozzafiato, dalla quieta Montecarlo fino alle scogliere fredde e rocciose nei pressi di Manderley, in cui infuria il mare. Altra nota indubbiamente positiva, che non aggiunge però nulla di per sé, è l’attenzione ai dettagli. Gli oggetti, le ambientazioni, sono molto simili a quelle del film di Hitchcock; cosa che confonde un po’ vista la dichiarazione di voler realizzare un film diverso. Ciò che manca però è chiaramente la carica emotiva e una maggiore intensità. La stessa sceneggiatura riprende interi dialoghi e battute da quella originale, deviandone e introducendo differenze narrative che sono però di poco conto.
Gli stessi protagonisti che, sebbene riescano ad entrare nei panni dei loro personaggi, non restituiscono l’intensità emotiva che ci si aspetterebbe. Armie Hammer è spento e poco carismatico. Lily James fa un buon lavoro al livello espressivo ma emerge con maggiore carisma nella seconda parte del film, quando ci si avvicina alla conclusione. Chi invece è perfettamente nella parte è Kristin Scott Thomas, nei panni della Signora Danvers. Una granitica espressività la sua, che veicola la crudeltà del suo personaggio in alcune scene, ma anche la sua subdola azione di corruzione. Una fermezza e una impostazione statuaria che rendono il suo personaggio temibile e imprevedibile. Questa pressione psicologica è uno degli aspetti che il film ha reso meglio, soprattutto grazie alla Thomas. La narrazione si divide in una prima parte – prima mezz’ora del film – molto rapida, per poi dilatare l’azione nella restante ora e mezza.
Conclusioni – Rebecca, la recensione
Giunti alla conclusione della nostra recensione di Rebecca, ve ne consigliamo comunque la visione. Non aggiunge nulla rispetto al primo film, se non forse una migliore fotografia. Merito questo della tecnologia moderna che Hitchcock purtroppo, non aveva a sua disposizione. Per il resto la storia ricalca l’originale con dialoghi abbastanza semplici; le performance degli attori sono un po’ sottotono, la storia intrattiene, ma non veicola la stessa intensità e suspense che si doveva creare intorno al personaggio di Rebecca e al suo mistero. Un buon lavoro è stato fatto anche al livello dei costumi, ambientando la storia negli anni 30/40. In linea con questo periodo storico, il film ci presenta la protagonista come donna senza nome che ne assume uno, e insieme ad esso una maggiore importanza sociale. La sua posizione che cambia e che da dama di compagnia, diventa padrona della dimora, non senza difficoltà.
Scene che rimarcano la condizione della donna in quel periodo e identificano il loro rapporto con gli uomini. Il film non ha nessuna intenzione di denuncia, ma sono scene che suscitano comunque una riflessione. Al livello di atmosfere non si possono non riconoscere gli elementi gotici con gli standard del genere già visti in letteratura. Da Jane Eyre al Il castello di Otranto, con il grande maniero dall’aspetto torvo, il mistero celato da una porta chiusa, la potenza dei segreti e delle ossessioni. Il film aveva del potenziale per essere un remake moderno del romanzo. Una pellicola che rimane in superficie e non regala più di tanto se non un’atmosfera di eleganza e bellezza estetica, che lo rende comunque piacevole da guardare.
Rebecca
Voti - 6
6
Lati positivi
- Ottima fotografia
- Eccellente interpretazione di Kristin Scott Thomas
Lati negativi
- Atmosfera della narrazione sottotono
- Mancanza di intensità nella rappresentazione del mistero