Le streghe: recensione del film di Robert Zemeckis con Anne Hathaway e Octavia Spencer
Avventura e creepyness nella nuova trasposizione del romanzo di Roald Dahl
Le streghe, film di Robert Zemeckis di cui vi presentiamo la recensione, entra nell’ampio novero delle trasposizioni cinematografiche dei libri di Roald Dahl (La fabbrica di cioccolato, il GGG, Matilde). Uscito lo scorso 22 ottobre in tutti i principali store digitali, quest’opera salta all’occhio per il casting di due premi oscar: Octavia Spencer e Anne Hathaway. Abbiamo inoltre un bravo Stanley Tucci nel ruolo minore del “terzo direttore” dell’albergo dove si svolge gran parte della trama. Da lettori accaniti delle opere di Dahl inoltre, non potevamo che essere incuriositi dalla sceneggiatura di Guillermo del Toro, qui anche produttore con Alfonso Cuaròn. Il risultato di questo sodalizio artistico è un lungometraggio dalle marcate venature horror, che vuole divertire e spaventare lo spettatore, e che sa come farlo.
Indice:
La trama – Le streghe, la recensione
Siamo in Alabama, alla fine degli anni sessanta. Un bambino afroamericano (Jahzir Bruno) rimane tragicamente orfano in seguito ad un incidente d’auto. Viene quindi affidato alle cure della nonna (Octavia Spencer) che le prova tutte per tirarlo su. A questo scopo gli regala perfino una topina da compagnia che egli comincia ad addestrare. Ristabilitosi, il nostro protagonista comincia finalmente a godersi la vita. Ma un giorno, durante un’uscita, s’imbatte in una strana signora dalle fattezze inquietanti. Ella lo spaventa a morte usando un serpente nascosto tra le pieghe dell’abito. Una volta a casa racconta tutto alla nonna, che lo avverte di una terribile verità: le streghe esistono, sono numerosissime in tutto il mondo e soprattutto odiano i bambini. Li odiano così tanto che il loro unico scopo è attirarli in angoli bui, ed eliminarli usando tutti i mezzi a loro disposizione.
I due quindi scappano per rifugiarsi in un lussuoso hotel, a cui riescono ad accedere solo tramite un parente che vi lavora. Dal momento che le streghe cacciano bambini poveri e indigenti, qui si sentono al sicuro essendo un posto frequentato esclusivamente da persone bianche e ricche. Persone che se rapite causerebbero scalpore, secondo la logica delle streghe. Ma i guai non sono finiti. Infatti poco dopo il loro arrivo scoprono che l’hotel ospita una riunione di strane donne dai modi militareschi, capeggiate da una leader autoritaria. “L’associazione per la protezione dell’infanzia” non è altro che la più grande congrega di streghe del mondo. La strega suprema è il loro capo, l’ideatrice di un terribile piano. Un piano che tramite la “pozione fabbricatopo numero 86” vorrebbe trasformare tutti i bambini del pianeta in topi. I quali poi verrebbero schiacciati impunemente dagli umani disgustati.
L’infanzia dei più deboli
Un’operazione coraggiosa, quella di Robert Zemeckis. Analizzando la pellicola più da vicino troviamo infatti alcune particolarità subito evidenti. Dalla grigia e piovosa Inghilterra anni ’80 dell’opera letteraria, ci spostiamo nel caldo e luminoso sud degli Stati Uniti. Da un protagonista mezzo norvegese e mezzo inglese, a uno afroamericano. Un cambio di colore della pelle che ha un suo preciso significato politico. Infatti definiamo il villain del film ,“la strega” (qui nel suo significato più universale ed archetipico) come un “essere malvagio dai poteri sovrannaturali che attenta all’infanzia”, ma non all’infanzia della classe agiata, caucasica, bensì a una infanzia che appartiene a una minoranza, in questo caso gli afroamericani. Una sottigliezza che ci fa riflettere. In questo caso il male vero è quello che colpisce non indistintamente, ma secondo una precisa discriminazione razziale. Il bersaglio scelto è l’emarginato, il debole, colui che se sparisce “nessuno protesterà”.
Il cast è uno dei punti di forza del film annoverando tra le sue fila il premio oscar Octavia Spencer (Il diritto di contare). Qui Spencer dà un’interpretazione memorabile al personaggio della nonna, donna di grande intelligenza e conoscitrice dei segreti delle streghe. Ma la menzione d’onore va sicuramente ad Anne Hathaway, una strega suprema spaventosa e carismatica, che incarna perfettamente il villain frutto dalla penna di Dahl. Lei, come le altre streghe, è debitrice di un ottimo character design. Il quale infatti, con inquadrature costanti alle loro orribili fattezze (piedi monchi all’altezza delle falangi, teste calve dalla cute viscida e purulenta, tre dita per mano, bocche dentate larghe svariati centimetri), rende pienamente giustizia all’anima spooky del racconto.
Considerazioni finali – Le streghe, la recensione
Una delle riflessioni che desideriamo affrontare riguarda la polemica mossa da persone affette da ectrodattilia. Questa malformazione infatti colpisce le mani del malato causando la mancanza di uno o più dita. Infatti nel libro abbiamo spesso inquadrature insistite su mani prive di dita, cosa che può dare luogo a una rappresentazione distorta di questo tipo di disabilità. Warner Bros. si è subito espressa con parole di scusa, che però avvengono a danno oramai fatto. Noi non ci sentiamo comunque di essere troppo severi con la decisione presa dalla casa di produzione. Crediamo nella buona fede di questo progetto, e non ci sentiamo di sospettare della malignità del suo operato. Dopotutto si tratta di un’opera di fantasia, ed è impossibile districare quest’ultima dal piano della realtà. Molte opere in questo caso verrebbero censurate, perché ogni elemento dei suddetti insiemi prende dal suo corrispettivo e viceversa. Potremmo dire, dunque, che ci affidiamo alla licenza poetica che è strumento di ogni opera d’arte.
Riassumendo, nella recensione de Le streghe parliamo di un film che i bambini guarderanno con piacere, sobbalzando di quando in quando a un sorriso malvagio di Anne Hathaway, o una sua movenza serpentina. Magari chiedendo perfino ai genitori di tenere la luce accesa durante la notte. Questo sarebbe un felice effetto della miglior tradizione del racconto fiabesco (non possiamo non ricordare la ferocia delle fiabe dei Fratelli Grimm). Crediamo in ogni caso che possa essere apprezzato anche dall’adulto, specialmente se conoscitore del libro di Dahl. Infatti, i difetti dell’opera verranno cercati proprio in questa direzione: la mancanza di quel guizzo creativo in più che trovavamo nella carta stampata, e che da spettatori del film siamo costretti a integrare nella visione, confrontando le scene più amate della nostra infanzia con quelle dell’opera di Zemeckis.
Le streghe
Voto - 7.5
7.5
Voto
Lati positivi
- Fedele allo spirito dei libri
- Ottima performance del cast
Lati negativi
- Aspetto creativo-artistico dimenticabile
- Cgi non sempre all'altezza