The Midnight Sky: recensione del film diretto da George Clooney
Un malato terminale di fronte ai propri rimpianti e una catastrofe naturale che minaccia l'umanità
Sta sia davanti che dietro la macchina da presa George Clooney in The Midnight Sky, film di cui vi proponiamo la recensione. Disponibile dal 23 dicembre sulla piattaforma Netflix, il film è il settimo lungometraggio diretto da Clooney; il regista dimostra di non aver ancora trovato la propria direzione autoriale, regalando una pellicola senza troppa personalità. The Midnight Sky è un tentativo di realizzare un’opera appassionante e multiforme; un’opera che alterna diversi piani narrativi, attingendo a una materia già ampiamente sviscerata dalla settima arte. Siamo nel 2049, e un uomo malato terminale si rifugia in un osservatorio astronomico, per sfuggire a una catastrofe naturale che sta devastando l’intero pianeta. L’osservatorio è sito al Polo Nord, uno delle poche zone della Terra ancora abitabili; le altre zone incontaminate sono i sotterranei, dove i pochi terrestri superstiti si sono rintanati.
In completo isolamento, Augustine Lofthouse – questo il nome del protagonista, interpretato da Clooney – si trova presto a fare i conti col proprio passato, e con dei rimpianti mai elaborati. A rompere il suo isolamento arriva Iris, che metterà a dura prova l’emotività di quell’uomo burbero, stanco e tormentato. The Midnight Sky è l’adattamento cinematografico del romanzo La distanza tra le stelle (titolo originale Good Morning, Midnight); il libro è l’esordio letterario della scrittrice statunitense Lily Brooks-Dalton, ed è stato pubblicato nel 2016. Nel cast del film, insieme a George Clooney, troviamo Felicity Jones, Kyle Chandler, Demián Bichir e David Oyelowo. Per capire se questa pellicola sarà in grado di allietare queste strane festività natalizie, ne parliamo meglio nella nostra recensione.
Indice
Un uomo allo specchio – The Midnight Sky recensione
2049. Sul pianeta Terra, i pochi superstiti a una catastrofe naturale vivono in rifugi sotterranei. Intanto, un’astronave è in viaggio di ritorno da un satellite di Giove, le cui condizioni atmosferiche permetterebbero il soggiorno degli umani. Una terza prospettiva apre invece sulla figura di Augustine Lofthouse, ex astronauta malato terminale, ritiratosi in Artide per concludere la propria esistenza in isolamento. Isolamento che verrà interrotto da Iris, una ragazzina muta che – per ragioni ignote – si ritrova all’interno dell’osservatorio insieme ad Augustine. Quella bambina rappresenterà per l’uomo un inaspettato ritorno alla vita, nonché un’inevitabile confronto con i fantasmi del passato. Augustine sentirà il bisogno, e un po’ il dovere, di prendersi cura di quella creatura indifesa, che lo fissa con occhi sbarrati. Dopo l’incontro con Iris, Augustine si sentirà come inchiodato, costretto a ritornare sui passi che ha percorso anni prima.
Gli stessi passi che, forse, non lo rendono orgoglioso di sé stesso, e che sembrano fonte di un dolore mai accettato e di un senso di inadeguatezza inoppugnabile. Lo sguardo di Iris è lo specchio che rimanda l’immagine che l’uomo deve affrontare, prima di andare incontro a un destino per buona parte già scritto. Ma come viene sviluppato tutto questo? Con un film né carne né pesce, verrebbe da dire. The Midnight Sky strizza l’occhio al genere fantascientifico spettacolare, con effetti speciali che vorrebbero immergere lo spettatore in un’atmosfera suggestiva e avvolgente. Dall’altro lato, però, indugia sull’aspetto intimo dei personaggi; sotto questo aspetto la regia supporta la sceneggiatura, regalando molti primi piani sui vari personaggi. L’obiettivo sembrerebbe quello di indagare i recessi delle anime dei protagonisti, posti di fronte a una situazione di forte impatto emotivo.
Troppa roba, poca profondità – The Midnight Sky recensione
The Midnight Sky avrebbe dovuto realizzare un’ardua impresa, dimostrando uno sguardo profondo su ogni storia e relazione; l’obiettivo, però, non è stato centrato. La storia sembra solo abbozzata, la sceneggiatura risulta debole e monca. Sì, lo spettatore intuisce ciò che la pellicola vuole comunicare, ma le immagini usate per far passare i vari messaggi sono deboli e un po’ prevedibili. Si parla di isolamento e distacco che, portati allo stremo, generano una paura che rischia di fagocitare l’efficienza e il lucido pragmatismo. D’altro canto si porta in scena la maternità, l’amore e l’accudimento, gli unici motivi per cui vale la pena affrontare i pericoli di un viaggio nello spazio, e una lunghissima lontananza da casa. E quando la parola casa sembra svuotarsi di significato (perché, di fatto, una casa non esiste più), quel lungo periodo di distacco perde anch’esso il suo valore.
Tutto questo nel film c’è ma allo stato embrionale; vengono schizzati i contorni che, uniti a un’ambientazione suggestiva, suscitano alcune riflessioni importanti. Ma anche le riflessioni dello spettatore restano in superficie, perché The Midnight Sky sfiora a malapena le corde dell’emotività senza mai aggredirle. Un punto a favore della narrazione è che manca di patetismo, che avrebbe sporcato la pellicola rendendola stucchevole. Ma, al contempo, per realizzare una pellicola con forza e personalità era necessario declinare certe tematiche con una maggiore tridimensionalità. È bene lasciare all’interno della narrazione degli spazi vuoti, che possano essere riempiti a partire dalle emozioni che scaturiscono dalla visione. Ma qui i buchi sono troppi.
(Solo) una nuova catastrofe
Il problema di The Midnight Sky è che manca (quasi del tutto) di guizzi di originalità. Si salvano solo poche sequenze, nelle quali spiccano la performance ottima di George Clooney, che instaura un buon feeling con la piccola attrice che interpreta Iris. Dopo la seconda metà del film il brusco cambio – da una scena di giovialità corale a un evento di forte drammaticità – regala una delle scene più riuscite del film. Tutta la prima parte della pellicola, però, è lenta e a tratti quasi snervante; alcune sequenze hanno così poco mordente che la tentazione di arrendersi e guardare qualcos’altro è parecchio forte.
Il (presunto) colpo di scena finale arriva senza sconvolgere più di tanto uno spettatore già stanco, poco propenso a ripensare la storia in un’ottica diversa. The Midnight Sky è un tentativo un po’ stentato di rimaneggiare una materia già affrontata in film come Interstellar, The Martian, Gravity, Ad Astra e Life solo per citarne alcuni. A livello di puro intrattenimento, non si può dire che sia un brutto prodotto; ciononostante, risulta difficile mantenere alta l’attenzione per l’intera durata del film. Il mix di effetti speciali e sonori appagherà gli appassionati dei film sci-fi, soprattutto chi sarà disposto a perdonare la reiterazione di certi topoi del genere. Alla fine della nostra recensione di The Midnight Sky, ci sentiamo di dire che il film non raggiunge la piena sufficienza. Se la domanda fosse «Ne vale la pena?», la risposta sarebbe «Non più di tanto».
The Midnight Sky
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Un film, nel complesso, abbastanza curato tecnicamente
- Un paio di sequenze meritano attenzione, anche grazie alle buone interpretazioni dei protagonisti
Lati negativi
[tie_list type="thumbdown"]
- Una storia senza guizzi per un film che risulta abbastanza piatto
- Le relazioni tra i personaggi sono solo abbozzate e il racconto scende poco in profondità
- La prima parte del film è lenta e un po'inconsistente