Lupin: recensione della serie Netflix sul ladro gentiluomo con Omar Sy
Omar Sy interpreta Assane Diop un astuto ladro ispirato dai libri di Arsenio Lupin
Arsenio Lupin, il famoso ladro gentiluomo ideato nel 1905 da Mauric LeBlanc è stato protagonista nel corso del tempo di varie trasposizioni. Partendo dall’omonima serie degli anni ’70 per passare poi ai vari adattamenti cinematografici, fino al celebre manga Lupin III, che racconta le avventure del nipote di Arsenio. Oltre alle storie animate del nipote, però, era da tanto che il personaggio non appariva sullo schermo; così ci ha pensato Netflix con la produzione originale francese, Lupin, di cui vi proponiamo la recensione.
Sulla falsa riga dello Sherlock della BBC, Lupin riadatta la celebre storia del ladro gentiluomo in un clima moderno. Trasposta ai giorni nostri, la serie racconta la storia di Assane Diop; un ladro che, ispirato dai romanzi di Arsenio Lupin, ne riprende lo stile ed il modus operandi. Nei panni del protagonista troviamo Omar Sy (Quasi Amici) e alla regia dell’episodio pilota, Louis Leterrier, regista di Now You See Me che ha già collaborato con la grande N per la serie Dark Crystal. Netflix propone una storia fascinosa ed intrigante, penalizzata però da un esiguo numero di puntate non adatto alla portata della storia.
Indice
- Trama: un ladro, un museo ed un collier di diamanti
- L’erede del ladro
- Un gioco d’astuzia
- Considerazioni finali
Trama: un ladro, un museo ed un collier di diamanti – Lupin, la recensione
Assane Diop è un ladro e in quanto tale gioca secondo precise regole. Ispirato dalla figura letteraria di Arsenio Lupin, Assane si guadagna da vivere commettendo furti di oggetti di valore a persone che non ne sentiranno la mancanza. Quando però il ragazzo mette gli occhi su un preziosissimo collier di diamanti custodito nel museo del Louvre, non perde l’occasione per rubarlo. Il prezioso infatti è legato alla morte del padre avvenuta nel 1995. L’uomo venne accusato di averlo rubato alla famiglia Pellegrini presso cui lavorava come maggiordomo. Incriminato dalla polizia e condannato dal giudice ad una pena severa, Babakar Diop si tolse la vita in cella, lasciando orfano il giovane Assane.
Quando però 25 anni dopo il figlio mette le mani sul gioiello, scopre che qualcosa non torna. Svariati indizi conducono all’ipotesi che il padre di Assane sia stato incastrato e che una cospirazione più grande si nasconda dietro l’anonima morte di un pover’uomo. Determinato a fare luce sulla scomparsa del padre, Assane Diop inizia un’indagine per scoprire chi lo ha spinto al suicidio e perché. A mettersi d’intralcio tra i piani del ladro vi è però la polizia, comandata da un infido commissario legato al misterioso crimine della casa Pellegrini. Tra fughe improvvise e travestimenti in pieno stile Arsenio Lupin, Assane sfrutterà tutte le abilità ispirategli dal personaggio per scoprire la verità legata al suo passato.
L’erede del ladro – Lupin, la recensione
Chiariamolo ancora una volta, Assane Diop non è Arsenio Lupin e questa serie non racconta le avventure di Arsenio Lupin, ma di un suo emulatore, un uomo che agisce allo stesso modo. Le polemiche sterili scaturite dalla scelta dell’attore e dall’ambientazione moderna rendono purtroppo necessarie introduzioni come questa. Tornando alla serie, però, pur non essendo Lupin in carne ed ossa, Assane incarna il perfetto erede del ladro gentiluomo. Il personaggio infatti, come detto, è un amante dei libri e sembra conoscere tutti i trucchi del famoso personaggio, replicandoli alla perfezione. Assane si nasconde tra tra la gente con disinvoltura, riuscendo a cambiare facilmente identità grazie ad elaborati travestimenti; inoltre le sue incredibili capacità da ladro gli permettono di imbastire truffe ed inganni degni del suo corrispettivo letterario.
Omar Sy si dimostra incredibilmente in parte e per quanto questa versione di Lupin si discosti dal bellimbusto con cilindro e monocolo, resta comunque più che credibile. L’attore sembra avere il phisique du role adatto ed è riuscito ad infondere carisma e carattere ad un personaggio che impiega il suo tempo per farsi apprezzare. Lupin, infatti, ha un inizio di stagione un po’ incerto; le prime tre puntate sono una lunga introduzione in cui sono presentati i personaggi e la storia. Purtroppo però l’obbiettivo non è stato centrato in pieno; questi episodi introduttivi non presentano tutti e danno una caratterizzazione soltanto parziale al protagonista, tralasciando i comprimari. Tutto ciò si rivela un peccato dato che dal quarto episodio in poi la serie mette il turbo presentando situazioni e personaggi, uno in particolare, decisamente più accattivanti di quanto visto fino a quel momento, lasciando lo spettatore tutt’altro che sazio.
Un gioco d’astuzia – Lupin, la recensione
Come già detto in questa recensione, Lupin impiega un po’ a carburare, ma nel momento in cui lo fa riesce a creare forte coinvolgimento. La sensazione è però quella di essere attratti da qualcosa di cui non si conosce nulla. Il protagonista è caratterizzato solo in parte attraverso i flashback che raccontano del suo passato, ed in particolare della sua adolescenza. Si parla di un ladro formidabile con abilità fuori dal comune ma non è mai chiarito come ciò sia possibile e dove egli abbia imparato tutto. Anche il rapporto con la moglie è soltanto accennato sempre tramite dei flashback che mostrano varie fasi della loro relazione. Lo stesso discorso è applicabile ai poliziotti che cacciano il ladro, i quali oltre al mero ruolo di agenti della polizia non offrono altro. La serie compensa queste mancanze con una forte componente di intrigo che da la giusta atmosfera al tutto.
I misteri presentati non sono nulla di trascendentale e talvolta rischiAno addirittura di venir previsti dallo spettatore, ciò nonostante funzionano alla perfezione. Furti, travestimenti, tradimenti e inganni, questi sono gli elementi ricercati in una serie su Arsenio Lupin ed è proprio questo che ci viene proposto. I personaggi si muovono a Parigi come pedine su una scacchiera in un gioco d’astuzia degno del nome che lo show porta. A rendere tutto più avvincente vi è poi una colonna sonora che riprende le sonorità classiche del giallo francese compensando, per quanto possibile, una regia poco ispirata. Lupin, infatti, non si distingue per guizzi registici degni di nota e ripropone più e più volte la formula dello “spiegone” a colpo compiuto, che rivela i vari passaggi del piano. È doveroso dire, però, che non tutti gli episodi presentano la stessa regia alternando quindi puntate più deboli ad altre decisamente migliori.
Considerazioni finali
Lupin è una serie più che apprezzabile ma che lascia un sapore amaro in bocca se si pensa a come si sarebbe potuto migliorare il tutto. Il problema principale dello show, considerato non come prima stagione ma come prima parte, è il numero di episodi. L’abbiamo accennato nell’introduzione, la storia presentata appare monca, un puzzle non completo; troppi personaggi trattati con superficialità, troppi aspetti della storia confusi e nebulosi ed un finale totalmente spiazzante, ma in senso negativo. Intendiamoci, l’epilogo non è brutto, ma lascia insoddisfatti.
È inevitabile pensare che con più episodi la storia si sarebbe potuta sviluppare meglio ed il ritmo non ne avrebbe risentito, anzi. Lupin ha un ritmo fin troppo discontinuo e i cambi di regia delle puntate contribuiscono ad amplificare la cosa; inoltre la trama non ingrana subito ed impiega troppo tempo per farlo cosicché nel momento in cui sembra aver avviato il motore, la macchina si spegne lasciando lo spettatore con un “ci vediamo nella parte 2”.
I cliffhanger non sono assolutamente cosa nuova nelle serie tv; ma c’è differenza tra un cliffhanger ed un finale affrettato e quello di Lupin si colloca nel mezzo. L’inizio della serie è frettoloso, con le prime puntate che più che introdurre, scaraventano la storia addosso allo spettatore nella speranza che riesca a cogliere tutti i pezzi. Da un certo momento in poi, il tutto prende una piega inaspettata e ribalta quanto visto prima riuscendo a creare un forte coinvolgimento emotivo anche legato a personaggi presentati all’ultimo minuto che suscitano più interesse di quelli presenti da inizio serie. Insomma, Lupin è una serie ambigua, proprio come un ladro, sempre a metà tra bene e male ed esattamente come un ladro non sfrutta pienamente le proprie capacità cercando di raggiungere l’obbiettivo giusto con i mezzi sbagliati.
Lupin
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Omar Sy interpreta un "Lupin" affascinante e più che credibile come ladro gentiluomo
- L'intrigo ed i misteri messi in scena riescono a coinvolgere pur non essendo particolarmente elaborati
Lati negativi
- Fin troppi aspetti della storia lasciati al caso e non approfonditi
- Numero di puntate esiguo, ritmo discontinuo e finale insoddisfacente
Non sono per niente d’accordo, siamo sicuri che tu abbia visto la serie attentamente?
In fondo è anche questo il bello del cinema, guardare lo stesso prodotto e ricavarne due impressioni differenti. In cosa non sei d’accordo?