Il concorso: recensione del film con Keira Knightley e Gugu Mbatha-Raw
Uno sguardo sul racconto della fondazione del Movimento per la Liberazione delle Donne
“Il concorso di Miss Mondo raccontato dal punto di vista dell’attivismo femminista”. Questa formula, con cui introduciamo la nostra recensione de Il concorso, potrebbe essere adatta come tagline del film diretto da Philippa Lowthorpe. Ma non è solo di femminismo che parla questo film. C’è spazio infatti anche per lo sguardo delle partecipanti alla famosa competizione americana. Una su tutte, Jennifer Hosten, qui interpretata dall’attrice britannica Gugu Mbatha-Raw. Nel cast, oltre a quest’ultima, abbiamo Keira Knightley, Jessie Buckley, oltre che un bravo Greg Kinnear nel ruolo del comico Bob Hope. La pellicola è uscita nei principali store digitali lo scorso 1 gennaio. In Inghilterra è stata distribuita nei cinema il 13 marzo del 2020, ma a causa dell’emergenza coronavirus la release venne interrotta, per poi essere inclusa nei servizi on-demand il 15 aprile.
Il film è una commedia drammatica inserita in un particolare periodo storico, ovvero gli anni 70 del secolo scorso. Per la precisione si parla dell’edizione del 1970, la ventesima del celebre concorso di bellezza. I fatti messi in scena sono realmente accaduti, e come ci mostrano i titoli di coda, sono reali anche i personaggi raccontati. Questi ultimi però non vengono mai approfonditi quanto basta per rendere appassionante la visione del film. Uno dei difetti principali dell’opera infatti è la sceneggiatura. Quest’ultima non sembra mai capace di tenere salda la stretta sullo spettatore. Anche se si apprezzano le interpretazioni di attrici come Keira Knightley o Jessie Buckley, la loro prova risente di una scrittura poco ispirata. Un’opera con qualche nota stonata quindi, anche se in generale è da ritenersi valida la messa in scena del periodo storico raccontato, che è uno dei punti forza della pellicola.
Indice:
Trama – Il concorso, la recensione
Siamo a Londra, nell’anno 1970. Sally Alexander, giovane donna inglese, si trova nella hall dello University College, in attesa di una convocazione. Poco dopo, la commissione la chiama per svolgere un colloquio d’ammissione all’università. Si nota subito una propensione dei docenti al pregiudizio, infatti le domande vertono quasi sempre sul suo status di madre lavoratrice, e mai sulle motivazioni che l’hanno portata allo studio. Si capisce come il patriarcato dell’Inghilterra di quegli anni la facesse da padrone, in qualsiasi contesto, istituzionale o privato. Nonostante queste difficoltà, Sally ottiene comunque un posto da studente. In seguito, mentre si trova a un incontro per i diritti delle donne, fa la conoscenza di alcune attiviste, tra cui Jo, personaggio spregiudicato e senza compromessi. È in quest’occasione che le presenti fondano il Movimento di Liberazione delle Donne, dove vengono espressi gli statement di uguaglianza e parità dei diritti che contraddistinguono il movimento femminista.
In un’altra location londinese vediamo svolgersi invece le selezioni al concorso di Miss Mondo. Molte donne sfilano per accedere alle finali, mentre speaker e conduttori annunciano le misure dei corpi delle partecipanti. Poco dopo entra in scena Eric Morley, l’inventore della competizione, che rilascia un’intervista insieme alla moglie. Già da subito si capisce quanto sia retrogrado e offensivo l’atteggiamento che sta alla base di Miss Mondo. Morley non fa altro che parlare di curve, ginocchia valghe e denti storti, come se stesse conducendo una fiera di paese. Viene ignorato l’intervento intelligente della moglie: “la bellezza non è l’unico metro di valutazione in gioco, ci sono anche grazia, portamento e personalità”. La narrazione quindi torna su Sally, che nel frattempo incontra Jo e le altre attiviste, impegnate a scrivere slogan femministi sui muri: è qui che Sally decide di unirsi a loro, iniziando una lotta contro Morley e il sistema maschile.
Analisi
Nella nostra recensione de Il concorso, parliamo di storia dell’emancipazione femminile. Quella raccontata è una delle battaglie vinte nel passato che oggi hanno permesso la fondazione di gruppi come il MeToo. In questo senso il film non delude, presentando una narrazione attenta verso quelli che sono i problemi di ieri (ma più che mai attuali). Si rivolge a tutte le fasce di età, non entrando mai nella tematica della violenza o dell’abuso sessuale, preferendo quindi parlare di uguaglianza e mercificazione del corpo femminile. A questo livello, restano impressi dialoghi come quello di Sally e Jo, mentre quest’ultima le fa visitare il quartier generale delle attiviste. Jo sostiene che “i media sono la voce del potere”. È un affermazione che fa riflettere, soprattutto se traslata in un’epoca caratterizzata dall’onnipresenza di news e servizi televisivi come la nostra.
La storia si sofferma su altri due personaggi importanti: le partecipanti dalla pelle nera. Abbiamo Miss Grenada, che ai tempi fu la prima donna di colore a vincere la competizione, e Miss Africa del Sud, arrivata seconda. L’aspetto interessante delle loro storyline riguarda il loro rivendicare uno status di donne libere. Esse infatti scelgono di partecipare ad un concorso di bellezza senza per questo considerarsi vittime del sistema maschile. Sono personaggi che si appropriano della loro immagine di belle donne, al fine di cambiare in meglio la propria situazione di svantaggio sociale. È un punto di vista che la pellicola ci mostra senza giudicare, dimostrando quindi un rifiuto per estremismi di sorta. Vengono invece condannati personaggi come quello di Bob Hope. Quest’ultimo infatti è uno specchio della Hollywood più retrograda e maschilista, incapace di vedere le donne come altro se non una merce da valutare in base ai propri interessi.
Considerazioni finali – Il concorso, la recensione
Come accennato nell’introduzione, le prove attoriali sono quasi sempre all’altezza della situazione. Manca però quella verve necessaria all’immedesimazione nei personaggi, dovuta a problemi di scrittura degli stessi. Si ha la sensazione di avere a che fare con un prodotto privo di quel guizzo artistico necessario ad appassionare lo spettatore. La regia, d’altro canto, è abbastanza accettabile. Si tratta del lavoro di una brava mestierante che ha all’attivo molti film per la tv, ma poche esperienze cinematografiche (aspetto che si percepisce durante la visione). Una delle scene che rimangono impresse in questo senso si svolge durante la sfilata, nella parte centrale del film. Qui viene chiesto alle partecipanti di fare un giro su se stesse, e mostrare le loro curve agli spettatori. L’insistere della telecamera su questo aspetto truce è utile per polarizzare l’indignazione del pubblico. Si prova infatti una grande empatia a causa della discriminazione imposta alle donne partecipanti.
Avviandoci alla conclusione della nostra recensione de Il concorso, è doveroso menzionare l’epilogo. Qui abbiamo una carrellata di immagini ritraenti le vere protagoniste della storia, delle quali viene raccontata la vita dopo gli eventi del film. Da questi particolari possiamo capire come sia ancora attuale il tema affrontato. Non si deve infatti dimenticare che molti dei diritti per i quali le donne stanno combattendo oggi hanno la loro origine in eventi storici come questo. Anche se dal punto di vista artistico quest’opera non rappresenta un must del genere, è apprezzabile infine il lavoro di ricostruzione scenica, come anche quello fatto con i costumi da Charlotte Walter. Il concorso, in definitiva, è un film che gli amanti del genere storico apprezzeranno, ma che risulta un po’ deludente per chi desideri misurarsi con un maggior approfondimento, soprattutto sul fronte della psicologia dei personaggi.
Il concorso
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Storia fedele ai fatti storici
- Buona performance del cast
Lati negativi
- Sceneggiatura poco coinvolgente
- Personaggi poco approfonditi