Fran Lebowitz – Una vita a New York: recensione della miniserie Netflix

La città di New York attraverso lo sguardo di una scrittrice tagliente, acuta e ipercritica

Due lenti con sopra l’immagine di New York celano il volto di una donna. Questa la locandina di Fran Lebowitz: una vita a New York, docuserie di cui vi proponiamo la nostra recensione. Fran Lebowitz è una donna che osserva la realtà con un’attenzione insolita per il XXI secolo. È una scrittrice prolifica e instancabile, e stupisce con una dialettica degna dei migliori oratori. Decrivere con pochi schizzi un personaggio tanto peculiare è quasi impossibile: per questo motivo Martin Scorsese le ha dedicato un’intera serie, distribuita sulla piattaforma Netflix.

In questo documentario in pillole (sette episodi, ciascuno della durata di circa trenta minuti), si raccontano la vita e le idee di una donna complessa, appassionata di tutto ciò che non è stato contaminato dalla rivoluzione tecnologica. Una scrittrice che nei libri ha trovato le porte d’accesso a una realtà non sempre facile da affrontare, per chi come lei non si è mai accontentata di risposte preconfezionate. Ma anche una donna che dietro un carattere spigoloso nasconde un animo quasi romantico, che si è nutrito e continua a nutrirsi di arte, letteratura e musica. Ma parliamo meglio di questa nuova docuserie nella nostra recensione di Fran Lebowitz: una vita a New York.

Indice

Un’intellettuale nella Grande Mela – Fran Lebowitz: una vita a New York recensione

Fran Lebowitiz ama New York ma non fa che criticarla. Talvolta sembra che addirittura la detesti, eppure non riuscirebbe a vivere in nessun altro posto. Il turbolento rapporto tra la sarcastica scrittrice e la Grande Mela è al centro di una docuserie martellante, dove si parla di tutto ma mai con approssimazione. Una lunga chiacchierata all’interno di un confortevole caffè della metropoli statunitense è il pretesto per dar voce a una mente affascinante: quella di una donna schietta, con un eloquio che fluisce inarrestabile. Ogni episodio è un focus su un tema specifico, dallo sport e il benessere all’amore per la lettura, dal rapporto col denaro al funzionamento dei trasporti newyorkesi: tutto filtrato dallo sguardo di una donna eclettica ed eccentrica. È Martin Scorsese a intervistare Fran, ma l’intervista si trasforma presto in qualcos’altro: lo spettatore assiste infatti a una conversazione informale e serrata, che lascia emergere bizzarre opinioni.

Perché trascorrere il tempo libero viaggiando, quando si ha la possibilità di godere del confort della propria casa? Fran ironizza sulla “strana” e diffusa tendenza di mettersi in viaggio, bagagli al seguito, per passare le ferie lontano dalla propria città. Ma questo è soltanto una delle tante, strambe considerazioni di questa intellettuale diretta e autoironica. Fran ama i bambini, o forse semplicemente li tollera più gli adulti. I più piccoli hanno, a suo dire, la mente sgombra dai luoghi comuni, e per loro l’inesorabile processo involutivo non ha ancora avuto inizio. Come in questo caso, Lebowitz dissacra a suo modo ogni argomento di conversazione, e spesso ha la risposta pronta prima che venga formulata la domanda.

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Fran Lebowitz: una vita a New York. Netflix

Una sognatrice cinica – Fran Lebowitz: una vita a New York recensione

Scorsese guida la narrazione della vita di questa donna dalla personalità caleidoscopica, lasciandole ampio margine per esprimersi a pieno. Il regista scompare di fronte alla protagonista del documentario, così come ogni cosa intorno a lei sparisce. Viene lasciata carta bianca a una donna che rifiuta gli stereotipi e pronuncia solo parole consapevoli. La macchina resta fissa su di lei, tagliando fuori dall’inquadratura Scorsese per quasi la totalità della chiacchierata. Ma la docuserie non si risolve solo in una conversazione informale, alternando filmati d’archivio e stralci di altre interviste. Fran intervista Toni Morrison, la scrittrice afroamericana premio Nobel alla quale è dedicata la serie. Ma c’è spazio anche per filmati in cui Lebowitz viene intervistata da personaggi del calibro di Spike Lee e Olivia Wilde: il confronto diretto con personalità diverse fa emergere ancora più nitidamente il temperamento della scrittrice.

Fran è sempre uguale a sé stessa, pur nella varietà di idee talvolta in contraddizione l’una con l’altra. Chiunque abbia davanti, Lebowitz conserva il suo piglio combattivo, il cinismo malinconico, la sua aria da sognatrice a tratti delusa. Potrebbe essere difficile empatizzare con questo personaggio, che vomita un’opinione dopo l’altra voracemente; ma, al contempo, può risultare molto interessante non solo ascoltarla, ma anche osservarla mentre si aggira per le vie della città. Lo sguardo attento e un po’ sprezzante su ciò che la circonda, il modo nervoso di gesticolare mentre parla di quello che le sta cuore. Il modo in cui modula la voce e la camminata sicura ma un po’ stanca, quasi si trascinasse senza troppa energia. Fran Lebowitz è un personaggio unico che non smette mai di rivelare qualcosa di nuovo: la docuserie ne celebra la personalità straripante e l’unicità intellettuale.

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Fran Lebowitz: una vita a New York, Netflix

L’aggressività delle idee – Fran Lebowitz: una vita a New York

È piacevole (e raro) ascoltare qualcuno che ha davvero qualcosa da dire, ed è per questo che vale la pena guardare Fran Lebowitz: una vita a New York. Il lavoro tecnico che sta dietro a questo prodotto Netflix è sobrio e ridotto ai minimi termini, al fine di celebrare la vita e la carriera di una penna unica nel panorama culturale statunitense. Va detto, però, che non tutti gli episodi si seguono con lo stesso interesse. La natura composita del prodotto, insieme ai toni leggeri e al clima di diffusa ironia e autoironia, fanno sì che l’intera serie scorra piacevolmente. D’altro canto, bisogna ammettere che su alcuni argomenti Lebowitz dà il meglio di sé, mentre su alti mostra un punto di vista più blando, meno persuasivo. Gli apici della conversazione si raggiungono quando parla del suo mondo, ovvero quello dei libri, della letteratura e della cultura.

Peculiari e intriganti, poi, le opinioni sul piacere e sulla proibizione dello stesso, così come è interessante la sua dissertazione sul talento. Avviandoci alla conclusione della nostra recensione, ci sentiamo di promuovere questo nuovo prodotto Netflix. Sarebbe scontato dire che questa serie non metterà tutti d’accordo, poiché nessun documentario può davvero mettere tutti d’accordo. Lebowitz ha un temperamento e una personalità controversi, e non è scontato che lo spettatore entri immediatamente in sintonia con lei; il suo fare un po’ aggressivo, sicuro e talvolta strafottente potrebbe estenuare dopo alcuni episodi. Allo stesso tempo, però, va lodato il lavoro di Scorsese nel valorizzare al meglio il personaggio di Fran. Un’intellettuale stravagante e piena di coraggio, che con grande capacità comunicativa racconta sé stessa, New York e la contemporaneità. Una sola preghiera: non guardatelo col doppiaggio italiano, perché è davvero inascoltabile.

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Fran Lebowitz-Una vita a New York

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Fran Lebowitz è un personaggio complesso e sfaccettato, ed è interessante sia ascoltarla che osservarla
  • Martin Scorsese alla regia fa un lavoro curato e minimale

Lati negativi

[tie_list type="thumbdown"]

  • Alcuni spettatori potrebbero non empatizzare con la protagonista
  • Non tutti gli episodi sono parimenti interessanti

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