Outside the Wire: recensione del film action con Anthony Mackie
Un action di guerra con tante esplosioni, poco spessore e diverse occasioni mancate
Outside the Wire, il nuovo film Netflix di cui vi proponiamo la recensione, è un action ricco di sequenze esplosive e fuoco incrociato. Un film d’azione che fa entrare lo spettatore nel cuore del conflitto ma che riesce, allo stesso modo, a non convincerlo a pieno. Per quanto possa sembrare paradossale il film fa esattamente questo. Alterna momenti e sequenze ben costruite che funzionano ad altre che invece sembrano scadere nell’ovvio e non entusiasmano particolarmente. Anthony Mackie è forse uno dei pochi elementi che funziona all’interno di questa pellicola. Per il resto il film non aggiunge nulla di più a molti altri prodotti sempre classificabili come action movies.
La storia è scritta da Rob Yescombe e Rowan Athale, mentre alla regia c’è lo svedese Mikael Håfström . Ad affiancare Anthony Mackie, che qui è il comprimario, c’è Damson Idris che non sembra avere il carisma di un vero protagonista, mentre nei panni del cattivo (anch’esso poco presente) c’è Pilou Asbæk. Ma analizziamo meglio nella nostra recensione cosa in Outside the Wire, ha funzionato e cosa invece convince di meno.
Indice:
Trama – Outside of the Wire recensione
Nel 2036, il giovane tenente Thomas Harp è un abile pilota di droni con molta esperienza, ma dietro uno schermo. In occasione di un’operazione sul campo vìola un ordine datogli e causa la morte di due giovani soldati. Sottoposto a processo e con il rischio di essere destituito, Harp se la cava con un trasferimento sul campo, sotto la supervisione del tenente Leo. Ben presto scopre però che Leo non è esattamente come tutti gli altri. Il capitano infatti è un esempio di sofisticatissima biotecnologia, nonché un prototipo top secret la cui esistenza è nota a pochi. Sotto la sua supervisione, Harp avrà il compito di consegnare dei vaccini sul territorio ucraino. Nel frattempo però negli stessi territori, luogo di conflitto tra Ucraina e Russia, si aggira anche Victor Koval, un pericoloso trafficante. Gli Usa sono lì in missione di pace, ma come scoprirà Harp, nulla è come sembra.
Scarsa originalità
Proseguendo nella nostra recensione di Oustide the Wire cerchiamo di analizzare meglio il film. Il genere come già accennato è quello dell’action, e dal punto di vista tecnico il film non commettere errori. Riesce a costruire delle sequenze interessanti che coinvolgono e che nelle loro dinamiche garantiscono un ritmo serrato. I protagonisti in pericolo, o in una situazione di tensione, sono elementi che funzionano. Quello che invece non funziona, o meglio che non entusiasma, è il resto. In primis l’introduzione del personaggio di Leo. È un esempio di biotecnologia: ha l’aspetto di un uomo, pensa, agisce e addirittura disquisisce come se fosse umano. Ovviamente lo scopo era quello di realizzare un soldato tecnologicamente avanzato che avesse però caratteri umani. Il filone dell’intelligenza artificiale, e di come e fino a che punto le macchine siano senzienti, non è nuovo. Leo è abile, simpatico, sagace e provocatorio.
Ma è anche in grado di interrogarsi su questioni filosofiche, come se effettivamente avesse una coscienza che guida le sue azioni. Coscienza e morale che, come già si sa, se eludono il controllo umano, possono spingere qualunque macchina artificiale ad agire di sua sponte. Questioni però che vengono accennate e mai approfondite. Scelta che fa purtroppo sbiadire questa linea narrativa. Quello che convince del suo personaggio, mix tra uomo e macchina, è la buona interpretazione di Anthony Mackie. Un elemento poco sfruttato è stato il grande cattivo: Victor Koval. La sua entrata in scena non suscita grande scalpore così come la sua storia. Ma la pecca più grande è il protagonista. Passa dal ragazzo che viene dato in pasto alla realtà cruda della guerra a soldato cresciuto con questa esperienza. Una crescita che però purtroppo non convince molto.
Considerazioni tecniche – Outside the Wire recensione
Outside the Wire è un film che sembra avere più difetti che pregi. Sicuramente un pregio è l’aspetto tecnico. Le sequenze d’azione sono ben realizzate e i contesti in cui si svolge la narrazione sono ben ricostruiti. Lo stesso personaggio di Mackie è costruito in maniera molto sofisticata e la resa estetica è ottima, con una grande attenzione ai dettagli e alle piccole cose. Le sequenze d’azione sono molto frequenti nel film, come è giusto che sia, ragione per cui ne sconsigliamo la visione a chi non è particolarmente appassionato del genere. Al livello della storia e dei dialoghi, come già accennato, non ci sono elementi particolarmente innovativi. È interessante il rapporto che si crea tra Leo e Harp, vedere come le interazioni tra uomo e macchina si dipanano. Che tipo di rapporto può esserci tra i due? La macchina può essere alla pari dell’uomo?
Nel film ci sono diverse sequenze panoramiche, così come scene che seguono i protagonisti nel cuore dell’azione. Inquadrature che sebbene frenetiche non confondono. Scelta registica che contribuisce ad un maggiore coinvolgimento dello spettatore. L’intero film è pervaso da un filtro cromatico che tende al giallo, in linea con i toni scuri delle atmosfere militari. Ci sono anche scene violente che considerato il genere sono perfettamente in linea con la pellicola e di cui la storia non abusa. La storia, che prende una piega diversa da quella originariamente immaginata dallo spettatore, si sviluppa per una durata di quasi due ore. Una deviazione nel corso della narrazione che, sebbene possa sorprendere lo spettatore, al livello di trama non risulta particolarmente originale e innovativa. Il personaggio principale si mantiene in superficie e non è dotato di una grande caratterizzazione, sebbene anche nel suo caso le premesse ci fossero tutte.
Conclusione
Concludendo la nostra recensione di Outside the Wire, ribadiamo dunque come il film non rappresenti nulla di innovativo nel genere. Buono l’aspetto tecnico, soprattutto nelle sequenze d’azione, così come la performance di Anthony Mackie, che rende bene la complessità del suo personaggio. Meno convincenti invece il protagonista e il cattivo, che rimangono solo caratterialmente accennati. Occasione sprecata poi con un mancato approfondimento del filone dell’intelligenza artificiale, che con la performance di Mackie poteva essere il tratto distintivo del film. La premessa della collaborazione, seppur forzata, tra uomo e macchina era buona.
L’utilizzo delle macchine in supporto ai soldati sul campo è presente nel film e avendo introdotto un personaggio biotecnologicamente avanzato, sarebbe stato davvero interessante avere più scene tra i due e approfondire di più il rapporto. Per il resto possiamo classificare il film come una pellicola non particolarmente brillante che rientra per definizione nel genere action, ma che pecca nella mancanza di un approfondimento; questo sia nella linea narrativa che si ripete, sia dei tratti dei suoi protagonisti. Un’occasione sprecata da parte di Netflix per quello che poteva essere un buon film d’azione con un qualcosa in più.
Outside the Wire
Voto - 5
5
Lati positivi
- Buona performance di Anthony Mackie
- Buone sequenze d’azione
Lati negativi
- Protagonista e cattivo poco caratterizzati e poco convincenti
- Mancato approfondimento del filone sull’intelligenza artificiale
- Nulla di particolarmente innovativo rispetto ad altri film d’azione