La sposa cadavere: recensione del film d’animazione di Tim Burton
Una favola nera capace di stregare grandi e piccini, da febbraio su Netflix
La sposa cadavere, film di cui vi presentiamo la recensione, è un’opera in stop-motion del 2005. Rappresenta il terzo film d’animazione prodotto da Tim Burton (i primi due sono The Nightmare Before Christmas e James e la pesca gigante, entrambi con Henry Selick alla regia), e il primo a vederlo come regista. La storia, che gli sceneggiatori ambientano nell’epoca vittoriana, prende spunto da un’antica fiaba ebraica russa. Di quest’ultima, rimangono inalterati i toni dark e orrorifici, che Burton userà magistralmente per infondere al suo film un’atmosfera da favola nera, marchio di fabbrica di tutta la sua produzione. L’opera ebbe un notevole successo di critica e pubblico, e venne candidata ai premi Oscar 2006 come migliore film d’animazione, insieme ad altri capolavori come Il castello errante di Howl e Wallace & Gromit.
Prima di inoltrarci nella recensione, riprendiamo di seguito una breve sinossi del film. Victor Van Dort, figlio di borghesi arricchiti, è promesso in sposa a Victoria Everglot, i cui genitori sono nobili decaduti. Il loro è un matrimonio combinato, con lo scopo di avvantaggiare le rispettive famiglie. Queste ultime infatti acquisiranno un rango sociale più elevato (nel caso di Victor), e risolveranno i loro problemi economici (nel caso di Victoria). Sebbene i due si innamorino all’istante, il nervoso Victor rovina le prove del matrimonio dimenticando i voti nuziali, e dando fuoco alla veste della signora Everglot. Fuggendo in una foresta vicina, Victor prova di nuovo i voti con un albero, mettendo la fede in una radice. Quest’ultima si rivela essere il dito di una donna morta, Emily, che sorge dalla tomba proclamandosi la moglie di Victor. Emily lo conduce quindi nell’oltretomba, dando così inizio a una serie di incredibili avventure.
Indice
Il making of del film- La sposa cadavere, la recensione
La produzione del lungometraggio nasce nel novembre del 2003, in contemporanea a La Fabbrica di cioccolato. Nel cast di entrambe le opere vediamo infatti la collaborazione di Johnny Depp e Helena Bonham Carter, suoi attori feticcio. Il film è girato con la tecnica della stop-motion, senza coinvolgere le cineprese. Infatti per le riprese vennero utilizzate delle fotocamere digitali Canon Eos-1D Mark II. Questo allo scopo di ottenere un animazione digitale che potesse essere integrata con degli effetti in CGI. Le Canon inoltre montavano delle lenti Nikon da 14mm/105mm che secondo il responsabile degli effetti speciali, Chris DeFaria, producono un immagine identica alle lenti da 35mm analogiche. Si tratta di una soluzione innovativa per l’epoca, rendendo la sposa cadavere il primo film in stop-motion ad essere animato digitalmente. Nel film infatti abbiamo di frequente la presenza di effetti digitali, come giochi di luce e simili.
L’unione del comparto digitale con quello più artigianale della stop-motion si dimostra essere uno sposalizio artistico di grande livello. Siamo di fronte a un piccolo capolavoro, tra i migliori della produzione di Burton. I pupazzi usati per la pellicola erano di norma alti 17 pollici, con delle teste della misura di palle da golf. Queste ultime avevano degli speciali ingranaggi al loro interno che permettevano agli animatori di gestirne le espressioni facciali. I set usati per girare (36 in tutto) somigliavano a dei piccoli palchi, con delle botole lungo la superficie che permettevano agli addetti di intervenire a loro piacimento. Secondo Tim Burton dar vita alla sposa cadavere richiese un processo completamente diverso rispetto a quello di The Nightmare Before Christmas. Prima di tutto, come detto, l’animazione fu resa digitalmente. In secondo luogo, citando proprio Burton: “Mi sentivo più a mio agio. È stato un lavoro più organico.”
Analisi – La sposa cadavere, la recensione
Sin dall’inizio del racconto, notiamo subito alcuni elementi peculiari. Tra questi l’aspetto dei genitori: la loro corporatura è speculare. Infatti il padre di Victoria è basso e tracagnotto, così come la madre di Victor. Il padre di quest’ultimo invece è alto e magro, viceversa la madre di Victoria. Inoltre il carattere dei figli è opposto a quello dei loro familiari. Opposizione che troveremo anche nella caratterizzazione dei due mondi. Il mondo dei morti è colorato e allegro, al contrario di quello dei vivi, caratterizzato graficamente da tinte spente e dalla quasi totale assenza di colori. Queste asimmetrie e specularità servono a trasmettere con chiarezza il messaggio del film. Sono due le realtà in lotta: il regno della fantasia, della passione e dell’inclusività, contrapposto a quello del calcolo, della convenienza e del pregiudizio. Due modi di intendere la vita rappresentati con uno stile grafico innovativo e mai banale.
La pellicola introduce poi altri personaggi e situazioni ricche di humour e simbologie. Tra questi, il prete bigotto incaricato di celebrare la cerimonia, che si contrappone al saggio Gutknecht, vecchio scheletro che regna nell’oltretomba; la congrega degli spiriti defunti, grande lavoro di character design; Verme, una larva che vive all’interno della testa di Emily e che le fa da coscienza; il simpatico cane-scheletro Briciolo, dono di nozze di Emily a Victor; la stessa Emily, la sposa cadavere. Essa rappresenta il vero tramite, il collegamento simbolico tra il nostro mondo e l’aldilà. Infatti Emily è lo spirito che i due promessi sposi devono liberare affinché si possa celebrare la loro unione. Per arrivare a questa risoluzione Victor deve riparare al torto subito, facendo in modo che la sposa sia vendicata. Si potrebbe paragonare questo processo al viaggio iniziatico che ogni eroe percorre per raggiungere la propria meta.
Considerazioni finali
Andando verso la fine della nostra recensione de La sposa cadavere, è utile analizzare una scena in particolare. Verso la fine del film infatti i defunti si riuniscono ai viventi. Qui viene promosso un grande tema, fondamentale per il pubblico dei più giovani, ma non solo. È l’amore la forza pilastro che deve essere al centro delle nostre vite. Un amore che va oltre la morte e non si spegne con la morte. I morti qui tornano nel mondo dei vivi, e si coalizzano con questi per aiutare Victor e Victoria a realizzare questo sentimento. Oltre a ricordarci il folklore di feste come Ognissanti o Las dias de los muertos, questa scena mostra ai più piccoli come l’inclusività debba essere un tema cardine della vita. Se personaggi negativi come il prete o i genitori hanno paura dei morti e se ne tengono alla larga, tutti gli altri invece li accolgono.
Da menzionare infine sono le canzoni originali di Danny Elfman (autore anche dei brani di The Nightmare Before Christmas). Si tratta di cinque pezzi, tra cui spicca la main song Remains of the Day. Una divertente ballata jazz, centrale anche per la trama: tramite il suo testo infatti viene spiegato come avvenne la morte di Emily. È facile individuare proprio in questo punto il lato debole della pellicola. Le canzoni infatti mancano di quell’incisività che serve a renderle memorabili. Purtroppo non c’è paragone con le musiche di The Nightmare Before Christmas, siamo su altro livello. Concludendo, la sposa cadavere narra una storia che ci indica come essere migliori di quanto siamo. I più piccoli rimarranno folgorati dalla grafica accattivante e un po’ creepy, mentre gli adulti potranno divertirsi ad analizzarne più a fondo le simbologie. Un film da non perdere per gli amanti dell’animazione, ma non solo.
La sposa cadavere
Voto - 8.5
8.5
Voto
Lati positivi
- Storia profonda e appassionante
- Comparto tecnico eccelso
Lati negativi
- Le canzoni non lasciano il segno