Soulmates: recensione della serie antologica su Prime Video
In un futuro non troppo lontano, un test seleziona il partner perfetto per donne e uomini
Accetteresti di sposare qualcuno che non hai mai incontrato, solo perché una macchina ha stabilito che tu e lui/lei siete compatibili al 100%? I protagonisti di Soulmates, serie di cui vi proponiamo la recensione, a questa domanda hanno già risposto con un sì. Per questo motivo hanno scelto di fare un test che, elaborando una serie di dati, ha selezionato per loro il partner perfetto, quello con cui sarà “amore a prima vista e finché morte non ci separi”. Ma – come è facile prevedere – nei sei episodi di questa serie antologica ogni idillio degenera regalando delusione, frustrazione, e talvolta anche qualcosa di peggio.
Disponibile su Prime Video dall’8 febbraio, Soulmates scaturisce da un intreccio delle comuni paure del XXI secolo: la precarietà, la solitudine, le responsabilità a lungo termine, l’invecchiamento, la morte. Creata da William Bridges e Brett Goldstei, Soulmates è stata già rinnovata per una nuova stagione. Nel cast della serie gli attori Malin Akerman, Shamier Anderson, Kingsley Ben-Adir, Betsy Brandt, Georgina Campbell, Sonya Cassidy, Laia Costa e David Costabile. Ne parliamo meglio nella nostra recensione.
Indice
A ciascuno il suo match – Soulmates recensione
Siamo in un futuro non troppo lontano, a circa 15 anni dai giorni nostri. Ogni storia nella serie è autoconclusiva, e l’unico filo conduttore tra i sei episodi è la presenza del test. Una donna, impegnata in un matrimonio monotono ma felice, entra in crisi quando un’amica fa il test per l’anima gemella. L’idea che da qualche parte possa nascondersi il suo match – ossia l’uomo perfettamente compatibile con lei – penetra nella sua vita familiare destabilizzandone gli equilibri. E se mi stessi lasciando scappare l’uomo che una macchina mi ha assegnato, per restare accanto a qualcuno che ho scelto io oramai tanti anni fa? Nel secondo episodio il protagonista è un professore di storia dell’arte di mezza età, un arrampicatore sociale sposato a una donna che non ama (e che tradisce).
Quando una sconosciuta si presenta di fronte all’uomo, sostenendo di essere il suo match, egli rimette in gioco la sua vita e le sue scelte. Ma in Soulmates c’è spazio anche per una coppia molto libera e abbastanza unita, che dopo aver fatto il test tenta con fatica di aprirsi al poliamore. C’è un ragazzo che, pur di raggiungere in tempo il suo match dall’altra parte del mondo, si lascia trascinare in un’esperienza estremamente pericolosa. Infine ci sono i protagonisti degli ultimi due parossistici episodi: un ragazzo che ha tentato il suicidio per raggiungere la sua anima gemella, morta prima che lui potesse incontrarla; e una donna che, quando scopre di essere il match di un killer psicolabile, mette in dubbio sé stessa e la propria natura di persona onesta.
Schiavi della scienza – Soulmates recensione
La domanda più gettonata tra i protagonisti è Perché hai fatto il test? Stupisce infatti (ma forse non più di tanto) che tra gli avventurieri dell’amore secondo algoritmo si trovino donne e uomini già impegnati, talvolta anche sposati con prole. Soulmates è una lente d’ingrandimento sopra alcune brutture della realtà contemporanea, che emergono prevalentemente nelle relazioni sentimentali. Quando la voracità di nuove esperienze incontra l’incapacità di preservare ciò che si ha, tentazioni insidiose penetrano nelle vite apparentemente più stabili. Da questa serie emerge il diffuso bisogno di qualcuno o qualcosa che ci indichi la strada da percorrere, così da poterci sottrarre all’onere di scegliere, di decidere secondo il nostro libero arbitrio.
Il progetto di Soulmates è ambizioso: nei sei episodi non si parla solo di anime gemelle selezionate da un computer, ma si indugia sulle insidie dell’incontro tra scienza e sentimenti. La vita dei personaggi degenera in situazioni ora imbarazzanti e ai limiti del grottesco, ora tragicamente irreversibili. La serie è un percorso disomogeneo, che si articola in alcuni episodi angoscianti, altri molto (troppo) leggeri e poco credibili, altri ancora con un retrogusto amarognolo ma molto piatti. Se il soggetto sembra attingere a Black Mirror, sia la sceneggiatura che la regia si distaccano integralmente dal capostipite del genere. Soulmates delude perché non riesce a conferire un’impronta autoriale a nessuno dei sei episodi e, oltretutto, non eccelle neppure sul fronte dell’intrattenimento. La sceneggiatura è un ottovolante di picchi e discese, con trovate interessanti che si alternano a soluzioni citofonate e emotivamente blande.
Ti piace vincere facile? – Soulmates recensione
Una regia troppo indulgente supporta a fatica la sceneggiatura che, come già detto, non ha una personalità ben definita. Le idee alla base di ogni episodi sono pretenziose: si parla di revenge porn, di poliamore, di famiglie distrutte, di crisi di identità, di suicidio, di manipolazione psicologica, di sradicamento e di disturbi della personalità. Tutto questo non poteva essere trattato con sguardo critico e innovativo in soli quaranta minuti (questa la durata media di un episodio). Soulmates avrebbe avuto due alternative per non affrontare con superficialità la materia trattata: evitare gli spiegoni e puntare sulla brutalità delle immagini, oppure restringere il campo d’azione e lavorare sulla profondità dello sguardo.
Ma purtroppo, la serie non fa né l’una né l’altra cosa. I personaggi sono ora macchiettistici ora stereotipati, e osservarli mentre vengono fagocitati dal sistema non sortisce l’effetto sperato. Davanti a Soulmates ci si irrita spesso, talvolta ci si annoia, in pochi casi ci si appassiona. L’atmosfera rarefatta di alcuni episodi non ha alcun impatto, diventando uno dei tanti elementi accessori. Una combinazione di immagini deboli, linguaggio impersonale e racconto approssimativo dà vita a una serie scialba, che non aggiunge nulla a ciò che già sappiamo, vediamo, leggiamo e pensiamo sull’argomento. Va detto poi che catturare l’attenzione degli spettatori scegliendo temi di interesse comune – spesso abusati – è molto facile. Ma è altrettanto facile scadere nella banalità.
Nostalgia di Lanthimos
Per aggirare il rischio banalità, l’unica strada percorribile sarebbe stata la sperimentazione ardita. Ma anche sotto questo aspetto la serie fallisce, regalando solo un paio di episodi con un po’ di mordente. Avviandoci alla conclusione della nostra recensione di Soulmates, non ci sentiamo di promuovere il nuovo prodotto disponibile su Prime Video. Allo spettatore non resta che ricordare il mix di smarrimento, disagio e straniamento suscitato da The Lobster di Yorgos Lanthimon, che ha saputo sviscerare in modo efficace il tema della ricerca dell’anima gemella. Se siamo così affamati d’amore, così bisognosi di certezze e di punti di riferimento inossidabili, al punto da esautorare i nostri sentimenti e affidarci a un algoritmo-cupido, per parlarne serve qualcosa in più di una serie di intrattenimento, con un pathos blando e discontinuo.
Soulmates
Voto - 5
5
Lati positivi
- A livello di puro intrattenimento, alcuni episodi si seguono con interesse
Lati negativi
[tie_list type="thumbdown"]
- Una regia eccessivamente indulgente sia con i personaggi che con le varie storie
- Troppi argomenti non vengono approfonditi e molti personaggi sono raccontati superficialmente
- Una serie che manca di personalità e di incisività