Sulla stessa onda: recensione del film italiano targato Netflix
La Sicilia e una storia d'amore e malattia sono al centro di questa nuova produzione italiana
La collaborazione del cinema italiano con il colosso americano Netflix sta diventando sempre più stretta. Da quando la piattaforma streaming ha fatto il suo ingresso in Italia, i prodotti nostrani originali Netflix sono aumentati esponenzialmente. Di recente, inoltre, Mediaset ha stretto un accordo con il sito per la produzione e distribuzione di cinque film italiani. Il primo risultato di questo accordo è Sulla stessa onda, di cui vi presentiamo la recensione. Diretto dall’esordiente Massimiliano Camaiti, il film appartiene a un genere spesso poco esplorato dal cinema nostrano: quello tipicamente adolescenziale. La componente del teen drama è qui legata a un tipo di storia particolarmente amata dal pubblico più giovane: quella in cui l’amore si scontra con una grave malattia. Siamo dunque nei territori del sick-lit movie. In questo caso si sceglie però un percorso narrativo che parte da una classica storia teen e sfocia nel melodramma.
Sull’isola di Favignana in Sicilia, quasi al termine dell’estate, un gruppo di ragazzi sta seguendo un corso di vela. Una sera si incontrano a un falò sulla spiaggia Sara (Elvira Camarrone) e Lorenzo (Christian Roberto). Lei è un’ottima allieva, lui invece è un giovane istruttore. Tra i due scatta il colpo di fulmine e le magie del primo amore finiscono per legarli ancora di più. Tornati a Palermo, Sara e Lorenzo continuano a frequentarsi. Un evento nefasto irrompe tuttavia in questo giovane amore. In seguito ad alcuni strani episodi fisici, Sara scopre che la sua distrofia muscolare è peggiorata. Essendo una malattia degenerativa priva di cura, la ragazza inizia a perdere inevitabilmente le speranze. Intenzionata a tenere lontano Lorenzo da tutto questo, Sara comprende però di voler vivere a pieno e felice il resto della sua vita. I due cercheranno di rendere perfetto ogni istante del loro tempo insieme.
Indice
Delicatezza e moderazione – Sulla stessa onda recensione
Sulla stessa onda è un esperimento tutto italiano mirato a esplorare il territorio della storia adolescenziale di amore e malattia con un approccio originale. Camaiti, alla regia e alla scrittura (con Claudia Bottino), punta infatti alla delicatezza e alla moderazione. Fortunatamente nel film mancano un’invadente retorica del dolore e atmosfere ricattatorie che muovono a pietà lo spettatore. La pellicola si concentra sui due protagonisti e sul loro desiderio di stare insieme, allontanandosi da discorsi specifici sulla malattia e il dolore. Sara e Lorenzo vogliono solo amarsi e vogliono vivere ogni istante, nonostante il destino crudele. Con tatto e ritmi pacati si osservano le azioni dei personaggi mantenendo un certo distacco emotivo; approccio che finisce però per diventare un’arma a doppio taglio. Il distacco risulta infatti eccessivo, facendo perdere di vista il contatto con lo spettatore.
Il punto dolente di Sulla stessa onda è proprio la mancanza di un qualsiasi coinvolgimento di chi guarda. Difficilmente infatti ci si immedesima in Sara o Lorenzo. Questo avviene non a causa di una recitazione non eccellente, ma perché il film sembra tirare il freno a mano su tutto. Il piano emotivo e dei sentimenti non viene valorizzato, come anche il discorso sulla malattia e il dolore. Il toccare ogni aspetto con delicatezza e moderazione finisce per allontanare lo spettatore. Questo inevitabilmente farà sempre più fatica ad arrivare alla fine di un film molto breve. Una narrazione prevedibile, tanti gesti delicati, un ritmo lento e la bellezza del mare finiscono per non essere sufficienti alla totalità dell’opera di Camaiti. Ci si può consolare però con le ambientazioni siciliane, fortemente valorizzate da regia e fotografia.
Analisi tecnica – Sulla stessa onda recensione
Palermo e Favignana con il loro mare e le loro spiagge rappresentano la luce in questo racconto cinematografico un po’ spento. Sulla stessa onda infatti dedica molto tempo a valorizzare le ambientazioni, senza scadere nell’effetto cartolina. Il sole e i colori della Sicilia appaiono meno accesi e più attenuati, per restituire una malinconia che pervade il tutto; in questo è fondamentale il buon lavoro sulla fotografia di Michele Paradisi. Fa piacere vedere che la Trinacria diventa così ambientazione non per la solita storia di mafia o malavita, ma per un racconto cinematografico di tutt’altro genere. La regia di Camaiti si appoggia quindi soprattutto alla bellezza e alla serenità dei paesaggi. Molto spazio hanno anche piccoli gesti e incroci di sguardi, con un effetto finale molto delicato. Peccato però che il film sia privo di un certo mordente, di qualcosa di accattivante che possa rimanere impresso.
In generale è possibile rintracciare alcune idee di regia interessanti; tuttavia queste non sono sufficienti a risollevare una narrazione che arranca sempre di più. Anche il fronte recitativo non è così eccezionale da riuscire a oscurare i diversi difetti della pellicola. Non si può parlare però di un completo disastro. Elementi positivi si trovano se si guarda agli attori più adulti. Le performance più convincenti sono di Donatella Finocchiaro e Corrado Invernizzi, che interpretano i genitori di Sara. Anche Vincenzo Amato e Manuela Ventura, rispettivamente nei ruoli del padre e della zia di Lorenzo, sono bravi. I due giovani protagonisti, Elvira Camarrone e Christian Roberto, non appaiono fortunatamente spaesati o inesperti. Riescono a restituire diverse sfumature dei loro personaggi, ma le loro performance sono poco più che sufficienti. Nel generale clima di moderazione il loro lavoro non è così potente da riuscire a comunicare a pieno con lo spettatore.
Un pallido esordio cinematografico
In conclusione di questa recensione di Sulla stessa onda, non si può che affermare che il film è decisamente un’opera imperfetta. I difetti presenti sono numerosi e pregiudicano il risultato di un lavoro teso a scardinare alcune abitudini cinematografiche nostrane. Infatti siamo di fronte a una delle rare volte in cui la Sicilia non fa da sfondo a storie ottocentesche o di malavita organizzata. Peccato che la love story di Sara e Lorenzo sia in diversi punti frammentaria e dotata di un ritmo che finisce per allontanare lo spettatore. A questo contribuisce soprattutto l’approccio che Camaiti ha voluto utilizzare per addentrarsi nel sick-lit movie. La delicatezza, il tatto e la moderazione allontanano sicuramente retorica e pathos invadenti. Tuttavia sembrano anche cancellare ogni sentimento ed emozioni dal racconto. Sulla stessa onda appare così non intenzionato a narrare i sentimenti, a esplorare il dramma o a sensibilizzare il pubblico.
Il film quindi non emoziona, non commuove, non coinvolge. Sembra quasi voler evitare il contatto con lo spettatore. In una storia come questa i sentimenti, le emozioni e il desiderio di vivere rappresentano il nucleo principale. Qui invece difficilmente si percepiscono. La pellicola finisce così inevitabilmente per impallidire e diventare fredda. La delicatezza di Camaiti si trasforma in una paura generale di addentrarsi nello spinoso argomento della malattia giovanile; i pericoli del classico sick-lit movie potevano essere aggirati con un approccio più deciso e meno timoroso. Sulla stessa onda rappresenta quindi un pallido esordio cinematografico per Camaiti. Le sue idee di regia sono anche interessanti, ma si affidano troppo spesso a valorizzare il paesaggio siciliano invece della storia e dei personaggi. Il suo approccio autoriale a un genere commerciale è senz’altro da rivedere in alcuni punti.
Sulla stessa onda
Voto - 5
5
Lati positivi
- L'ambientazione siciliana fa finalmente da sfondo a una storia non di mafia ed è valorizzata da regia e fotografia
- Massimiliano Camaiti si approccia a una storia d'amore e malattia con delicatezza e moderazione...
Lati negativi
- ... ma a farne le spese è il pieno coinvolgimento dello spettatore
- Ritmo lento e struttura frammentaria