Dark crimes: recensione del thriller con Jim Carrey
Un Jim Carrey come raramente lo avete visto in un thriller che non però riesce a convincere
Quando sulle locandine di un thrillerappare il volto di Jim Carrey tra gli attori protagonisti sappiamo già che non possiamo astenerci dalla visione del film. Abituati a vederlo recitare quasi sempre in ruoli comici non è facile immaginarselo in film del genere. Ma noi che abbiamo buona memoria ce lo ricordiamo ad esempio nel thriller psicologico Number 23 uscito nel 2007. In Dark Crimes, di cui parliamo approfonditamente nella nostra recensione, Jim Carrey veste i panni di un detective alle prese con un vecchio caso irrisolto. Il film, uscito nel 2018, è disponibile ad oggi in streaming sulla piattaforma Prime Video.
Nei circa 90 minuti di girato il regista Alexandros Avanas tenta di raccontarci un giallo poliziesco avvolto dal mistero. Nel film tutto ruota attorno alla perversione umana. In particolare il detective Tadek, poliziotto onesto ed incorruttibile, decide di riaprire il caso di un vecchio omicidio rimasto irrisolto. La vittima era un cliente di un club BDSM frequentato da molte persone importanti e potenti nonché artisti. Mentre Tadek smuove nuovamente le acque sporche del caso qualcosa sembra finalmente riemergere; ad essere invischiati in questa brutta storia ci sono anche uomini insospettabili, ma molto influenti, per cui anche molto pericolosi.
Indice
Trama – Dark crimes, la recensione
Tadek (Jim Carrey) è l’ultimo dei poliziotti onesti rimasti in Polonia, o almeno è quello che afferma il suo superiore. Più che onesto è un ossessivo ricercatore della verità. Dopo che un dossier di un omicidio irrisolto finisce per caso tra le sue mani Tadek decide di riaprire l’indagine ormai chiusa. Nessuno ha mai scoperto chi ha veramente assassinato un noto cliente del club BDSM The Cage. Il caso assume connotati interessanti quando Tadek trova casualmente una nuova e inesplorata connessione. Indagando sui clienti abituali del club si imbatte in un nome, Kozlov (Marton Csokas), uno scrittore di romanzi improntati su omicidi a sfondo sessuale. Ascoltando il suo ultimo lavoro in formato audiolibro il detective scopre come nella storia una delle vittime sia stata uccisa in maniera analoga all’omicidio in questione.
Il fatto che Kozlov conosca dettagli noti solo alla polizia fa si che agli occhi di Tadek sia il sospettato numero uno. Il detective intuisce che l’eclettico scrittore trae ispirazione dalla realtà per scrivere i suoi libri, soprattutto quando si tratta di macabri dettagli. Si rende conto quindi che non sta ascoltando un semplice romanzo in audiolibro ma “sta assistendo” ad una vera e propria scena del crimine. Senza prove, basandosi solo sulle sue sensazioni e il suo fiuto da detective Tadek proverà in tutti i modi ad incastrare Kozlov per consegnarlo finalmente alla giustizia. Questa ossessiva ricerca della verità è però il vero punto debole di Tadek che arriva a rischiare di perdere tutto a causa del suo lavoro. La verità prima di tutto, anche della famiglia.
Analisi
La sinossi ufficiale riportata su Prime Video chiude affermando che il film con Jim Carrey è “Un crime ricco di colpi di scena“. Niente più lontano dalla verità. Dark crimes, thriller poliziesco ispirato ad una storia vera, non riesce in alcun modo a coinvolgere il pubblico, tanto meno con i colpi di scena. Già dai primi minuti una storia di per sé semplice viene affidata ad una narrazione poco scorrevole. Si fa fatica a mettere insieme i vari pezzi anche nei passaggi più elementari complice una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Nell’ora e mezza di girato non c’è tensione, manca il senso di mistero; l’unico colpo di scena arriva senza destare troppo clamore, annunciato come il rumore di un tuono dopo il lampo di un fulmine.
L’investigazione procede in maniera farraginosa: Tadek si muove su ipotesi e suggestioni senza avere in mano un qualcosa di concreto. Sembra quasi che per la risoluzione del caso si faccia semplicemente affidamento alla voglia del cattivo di turno di firmare la confessione. Il film cerca di amalgamare il tutto anche con l’elemento drammatico ed una tormentata storia amorosa. Poi ci sono le solite ruggini ed attriti tra capi di polizia e sottoposti già viste in cento altre storie sicuramente migliori rispetto a quella raccontata da Dark Crimes. Le scene sono slegate tra loro, spesso manca una vera e propria consecutio che abbia un filo logico. Tutto perde di credibilità e lo spettatore realizza troppo tardi che forse sta buttando 90 minuti del suo tempo.
Personaggi e aspetti tecnici – Dark crimes, la recensione
I personaggi sono piatti, alcuni come lo scrittore Kozlov talmente stereotipati da avere quasi scritto in fronte il ruolo che devono ricoprire. Tadek è il classico poliziotto diviso tra casa e lavoro, in rottura con la famiglia per risolvere l’ennesimo caso. Un protagonista scritto talmente male che non conquista mai la scena, una presenza vuota e passiva con un carattere indefinito; sinceramente, vista la qualità generale del film, non ci sentiamo di dare responsabilità dirette alla prova attoriale di Jim Carrey che si presterebbe anche piuttosto bene ad un ruolo come questo grazie alla sua versatilità.
Le ambientazioni di Dark crimes, cupe e morbose, ci aiutano ad immergerci in una vicenda macabra mettendoci in sintonia anche con il mood pessimistico e depressivo dei suoi personaggi, a partire dal detective Tadek. Le scene sono ricche di ombre, specie negli interni quando una luce selettiva illumina esclusivamente i volti, come nella stanza degli interrogatori. La scelta compositiva della fotografia di Dark Crimes varia da frame costruiti sulla centralità della scena ad altri volutamente asimmetrici. I colori sono smorti e sbiaditi, predominano i grigi e neri, molto più rare le dominanti calde. Le inquadrature strette sui personaggi accrescono il senso di claustrofobia che la storia cerca di trasmetterci: la ricerca della verità attraverso l’oscurità del mistero è soffocante ed opprimente.
Considerazioni finali
Concludendo questa recensione di Dark Crimes possiamo notare come il film tracci una pista piena di luoghi comuni del genere poliziesco già battuta da altre pellicole in passato. Le poche volte in cui si avventura in qualcosa di nuovo lo fa rovinosamente. Una trama semplice ma raccontata in maniera confusionaria; scene slegate, personaggi vuoti, stereotipi, colpi di scena annunciati. Il detective protagonista conduce le indagini basandosi essenzialmente su sensazioni personali. Dark crimes si addentra anche nel dramma quando l’obiettivo punta alla crisi familiare che si sta consumando tra Tadek e sua moglie. Come avviene per la narrazione principale anche questa sottotrama si perde in scene prive di pathos, già raccontate peraltro in centinaia di altri film con detective come protagonisti. Quello che ci spinge ad affondare il film di Alexandros Avanas però non è tanto la mancanza di contenuti nuovi quanto l’assoluta nullità della vicenda.
La storia non funziona, il ritmo è altalenante, la suspense non cresce; in una parola il film non coinvolge e fallisce sotto più punti di vista. Salviamo forse il “mood” che trasmettono alcune ambientazioni; in particolare le rese scenografiche all’interno del club BDSM che, soprattutto ad inizio film, ci aveva fatto sperare in qualcosa di ben superiore a quanto effettivamente visto. Dark crimes è una tela incompiuta, un bozzetto imperfetto appena accennato da cui poteva nascere un’opera decisamente migliore, soprattutto quando sono stati scomodati attori dall’indubbio talento come Jim Carrey. Forse venti anni fa il film poteva anche funzionare; oggi, per fortuna, siamo stati abituati a prodotti migliori quando si parla di thriller e polizieschi, anche senza andare a scomodare reliquie sacre come SevenoZodiac di Fincher.
Dark crimes
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Ambientazioni
- Sceneggiatura e personaggi
- Noioso, non coinvolge, poca tensione
Lati negativi