Che fine ha fatto Sara? – Recensione della serie thriller messicana su Netflix
Dal Messico alla classifica dei più visti su Netflix un thriller fra intrighi e faide familiari
Arriva dal Messico ed è ancora saldamente ai primi posti nella classifica delle più viste la serie thriller di cui vi proponiamo la recensione, “Che fine ha fatto Sara?”. Dieci episodi della durata di 40 minuti ciascuno per una prima stagione ricca di colpi di scena fra intrighi, passioni, mistero e vendetta. Il titolo originale, ¿Quién mató a Sara?, rende esplicito fin da subito che il mistero in questione è legato a una morte violenta; morte fatta passare per un incidente e per cui a pagare le conseguenze è Alex, il fratello della vittima. Ma il presunto incidente, occorso a Sara durante un’adrenalinica gita in barca e su cui occorre far chiarezza, è solo la punta dell’iceberg nella serie creata da José Ignacio Valenzuela.
Tanta, tantissima carne al fuoco in una serie che si muove in un doppio binario fra andamento da thriller crime e soap opera, con diverse storyline e un nutrito manipolo di personaggi. Dietro la macchina da presa ci sono David Ruiz e Bernardo de la Rosa; nel cast Manolo Cardona, Alejandro Nones, Ximena Lamadrid, Carolina Miranda, Ginés Garcia Millan, Claudia Ramirez ed Eugenio Siller. Vediamo nella nostra recensione se Che fine ha fatto Sara? merita a tutti gli effetti il successo che sta riscuotendo su Netflix.
Indice:
La trama – Che fine ha fatto Sara?, la recensione
La diciottenne Sara Guzman è in vacanza nella magnifica residenza estiva della famiglia del suo fidanzato Rodolfo Lazcano insieme a suo fratello Alex. Sara e Rodolfo non potrebbero essere più diversi: benestante e abituato al lusso lui, semplice e di origini piuttosto umili lei; ciò nonostante la loro sembra essere una relazione seria di amore sincero. Un pomeriggio Rodolfo organizza una gita in barca cui partecipano anche José Maria, suo fratello, e un altro amico. Lo scopo è quello di divertirsi e provare la nuova attrezzatura da parasailing che suo padre, Cesar Lazcano, ha appena fatto arrivare dagli Stati Uniti.
Tutto procede per il meglio, sotto gli occhi vigili di Elroy, il fidato tuttofare della famiglia Lazcano che ha il compito di sorvegliare i ragazzi. Sara indossa il paracadute e prova per prima l’emozione di volare sulle onde ad alta velocità, ma il divertimento dura ben poco. Immediatamente Sara capisce che c’è qualcosa che non va: il paracadute si sta rompendo e il rischio di precipitare in acqua diventa concreto. Disperata cerca di attirare l’attenzione dei ragazzi sulla barca urlando ma quando l’imbracatura si strappa, l’impatto violentissimo con l’acqua la uccide. Alex, accusato di omicidio colposo per l’incidente, finisce in carcere dove sconta una pena di 18 anni. Sa di essere innocente e quando esce di prigione il suo unico obiettivo è quello di vendicarsi del vero responsabile: uno dei membri della famiglia Lazcano.
Fra soap opera e thriller
Come accennato nell’introduzione alla nostra recensione, Che fine ha fatto Sara? è a tutti gli effetti un incrocio fra soap opera e thriller. Questa commistione si riscontra dal punta di vista tematico, nell’andamento e nella costruzione della narrazione, e anche sul piano tecnico. Concentrandoci sul primo aspetto è chiaro fin dal primo episodio che il focus è tanto sul caso di Sara quanto sugli intrecci sentimentali fra i personaggi e gli innumerevoli risvolti drammatici. L’attenzione si sposta ciclicamente dai piani meticolosamente intessuti da Alex per farsi giustizia ai vari drammi, segreti e rancori che covano in seno alla famiglia Lazcano. Famiglia che non ha niente da invidiare – con un paragone retrò – alla dinastia dei Forrester in Beautiful.
E così, mentre si scoprono le carte in tavola e si svelano le ragioni che hanno portato all’omicidio di Sara, seguiamo le tormentate vicende dei Lazcano. A farla da padrone sono tradimenti, discordie e dissapori radicati nel passato, tragedie familiari di ogni genere che coinvolgono tanto i Lazcano quanto Alex Guzman. Come se non bastasse, da metà stagione in poi, anche i personaggi secondari hanno la loro storyline con conseguente innalzamento dell’asticella del dramma. In altre parole, la componente soap opera finisce col prevalere su quella thriller e in qualche modo salta il “patto narrativo” stipulato all’inizio con lo spettatore. Non che manchino i colpi di scena sull’omicidio, anzi, ma la morte di Sara diventa solo uno dei tanti (e forse troppi) tasselli della narrazione.
Analisi – Che fine ha fatto Sara?, la recensione
Che fine ha fatto Sara? ha anche l’andamento e la costruzione tipiche della soap opera. Ci sono i colpi di scena strategici alla fine di ogni singolo episodio, il riepilogo di quanto appena visto nella puntata precedente e la tendenza a indugiare sulle singole vicende anche quando non è strettamente necessario. Il tutto per incollare lo spettatore allo schermo, spesso trascurando in maniera piuttosto macroscopica la credibilità delle trovate. Non mancano buchi di sceneggiatura e soluzioni così poco plausibili da risultare, spesso e volentieri, ridicole. Eppure, si sta al gioco, ben consapevoli di godersi un guilty pleasure; segno, questo, che Valenzuela sa bene quali corde toccare e quali espedienti schierare in campo per tenere alta l’attenzione e la curiosità.
La storia procede su due linee temporali: il 2001, anno dell’omicidio di Sara, e 18 anni dopo, quando Alex esce dal carcere e dà vita al suo piano di vendetta e riscatto. La parte del passato è scritta meglio e portata avanti in maniera meno iperbolica e con mano più leggera, almeno nei primi cinque episodi. Dal sesto in poi è un gioco al rialzo, senza freno alcuno; il focus si allarga e nella foga di aprire quante più strade possibili a risentirne è la qualità, soprattutto nella componente thriller. Che fine ha fatto Sara? finisce col correre quando non dovrebbe e approfondire storyline accessorie che aggiungono ben poco a quella principale. Sino ad arrivare al finale, apertissimo, con tanto di anticipazione di quello che accadrà nella seconda stagione.
Considerazioni tecniche e conclusioni – Che fine ha fatto Sara?, la recensione
Anche dal punto di vista della regia e della messa in scena le soluzioni sono quelle caratteristiche della soap. Abbondano i primi piani sugli attori, per enfatizzarne l’espressività e amplificare l’effetto delle linee di dialogo. Non mancano i dettagli sui corpi, prevalentemente scolpiti, soprattutto nelle frequentissime scene amorose, dove si cerca di perseguire anche un certo erotismo, che però è tutto di maniera. Evidentemente incoraggiati in tal senso, gli attori puntato tutto sull’enfasi drammatica e sull’overacting. Si urla molto, gesti ed espressioni sono quasi sempre plateali, teatrali e smaccatamente esagerati. Fatta eccezione per Manolo Cardona che, nel ruolo di Alex, ha per tutti e dieci gli episodi la medesima espressione, lo stesso tono di voce monocorde.
Sono invece mutuate dal thriller alcune scelte di fotografia, che soprattutto in alcuni passaggi salienti punta tutto sui giochi di luci e ombre e i colori scuri. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Che fine ha fatto Sara? occorre riconoscere che al netto dei vari difetti, la serie messicana si lascia guardare. Si presta volentieri alla visione tutta d’un fiato e riesce – più in alcuni episodi, meno in altri – a intrattenere con furbizia. Il consiglio è quello di lasciar perdere se si cerca un thriller dall’impianto classico; se d’altro canto ci si volesse concedere una soap a tinte gialle, Che fine ha fatto Sara? potrebbe essere la scelta giusta.
Voto - 5
5
Lati positivi
- Come soap opera funziona e intrattiene
Lati negativi
- Soprattutto nella seconda metà si perde il focus sul thriller
- Recitazione spesso sopra le righe, alcune trovate involontariamente comiche