Si vive una volta sola: recensione del nuovo film di Carlo Verdone
Il regista romano ci regala il suo punto di vista su amicizia, malattia e brutture della contemporaneità
Se siamo diventati così spietati, c’è poco da fare commedia! Dopo più di un anno di tribolazione per la chiusura delle sale, l’ultimo di film di Carlo Verdone è arrivato sulla piattaforma Prime Video. Si vive una volta sola, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è un focus sulle brutture di donne e uomini contemporanei, che hanno raggiunto la mezza età e che, ciononostante, ogni mattina indossano lo sguardo di adolescenti inconsapevoli. Protagonisti del film sono quattro colleghi che non si separano mai l’uno dall’altro: Umberto è un primario di chirurgia, Renato è il suo chirurgo assistente, Lucia è una ferrista e Amedeo un anestesista.
All’interno di questa equipe medica si è cristallizzata un’abitudine malsana: il povero Amedeo, infatti, è vittima degli spregevoli scherzi dei suoi tre presunti amici. Questi ultimi bullizzano quotidianamente l’anestesista, rivelando ognuno a suo modo una crudeltà che non riesce ad essere ingentilita dai toni comici del film. La dinamica tossica di questo rapporto si snoda attraverso un climax ascendente, finché un imprevisto non rivoluziona la vita dei quattro amici. Nel cast con Carlo Verdone ci sono Anna Foglietta, Max Tortora e Rocco Papaleo. Per capire se Carlo Verdone è riuscito a sviscerare con efficacia i temi dell’amicizia, della malattia e della cattiveria umana, addentriamoci nella nostra recensione de Si vive una volta sola.
Indice
Verdone nichilista – Si vive una volta sola
Si vive una volta sola delude su quasi tutti i fronti. Il regista sceglie di raccontare una larga porzione della contemporaneità, che punta l’attenzione sulle relazioni intossicate e ipocrite, sulla precarietà dei sentimenti, sui vezzi degli adulti bambini. Nel farlo mette al centro della scena proprio loro: tre uomini e una donna immaturi, inseparabili colleghi di lavoro, avvinti l’uno all’altro dall’astio piuttosto che dall’affetto. Non c’è traccia di sentimento che scenda un po’ più profondità: i personaggi sono sgradevoli, superficiali, vuoti e inconsapevoli; non conservano nello sguardo nessuna traccia di speranza, di desiderio di redenzione. C’ è il padre immaturo e irresponsabile, il marito che preferisce non guardare la verità del proprio matrimonio e della vita stantia che conduce. C’è la donna che crede nell’amore romantico e irreale, ma non è capace di prendersi cura nemmeno di sé stessa.
E poi c’è la vittima sacrificale, l’uomo insicuro, stanco di essere vessato e incapace di reagire. Viene da chiedersi se rappresentare individui così scialbi nella loro abiezione fosse l’intento di Verdone, che da decenni è un maestro nella costruzione di personaggi stratificati, inadeguati e reietti ma con una disillusione che sempre si combinava a un’inestinguibile luce. Nei protagonisti di Si vive una volta sola non c’è luce, dunque non ci sono neanche ombre. Ma allora perché costruire una commedia intorno a dei personaggi tanto abbrutiti e bidimensionali? Perché “buttare in caciara” un ritratto così nichilista della realtà contemporanea, incapace di qualsiasi forma di umanità, tatto e coscienza della propria crudeltà?
C’è poco da ridere – Si vive una volta sola recensione
La sensazione è che Verdone avesse molte buone idee, ma che abbia perso l’occasione di tramutarle in qualcosa di anche solo lontanamente efficace. La scelta di infarcire il film di stereotipi scarica moltissimo il potenziale umano di questi personaggi amari, tristi e spietati. Sullo schermo sfilano una serie di cliché inconsistenti e superflui, dalla figlia di Verdone disposta a tutto per lavorare in tv alla coppia che propone il menage a trois (quest’ultima trovata risulta particolarmente irritante e mal inserita nell’architettura del film). E anche gli attori protagonisti, che in altri film sono soliti regalare performance più che soddisfacenti, in questa commedia si spengono. Tra i punti deboli del film spicca la sceneggiatura: scialba, densa di scene che non raccontano nulla di rilevante ai fini della storia; alcuni passaggi della narrazione sono forzati, buttati lì un po’ caso, talvolta mutuati da altri film di Verdone e rielaborati (male) al fine di strappare una risata.
Risata che il più delle volte non arriva e che, quando arriva, è una risata tiepida e irritata. Abbiamo davvero bisogno di rimestare nel mare magnum degli stereotipi per fotografare la nostra povertà emotiva e sentimentale? Il livore e la frustrazione dei vari personaggi sono inoltre veicolati da dialoghi poveri, che servono solo a far procedere la storia ma senza colorarla. Oltretutto, Si vive una volta sola manca completamente di ritmo: il film sembra durare quattro ore, alcune sequenze si seguono con estrema stanchezza e l’epilogo non è incisivo. A tratti urticante, questa commedia segna uno dei punti più bassi nella carriera di Carlo Verdone, ed è un peccato perché il materiale per raccontare una storia intensa, originale e divertente c’era tutto.
Una commedia non riuscita – Si vive una volta sola recensione
Avviandoci alla conclusione della recensione di Si vive una volta sola, non possiamo che dirci delusi da questa commedia. L’intento del regista probabilmente era sbattere in faccia agli spettatori ciò che stiamo diventando: avidi, superficiali, crudeli, completamente sordi. La commedia segue i protagonisti nel percorso degenerativo che, però, a un certo punto, dovrebbe subire un’inversione di marcia. Venuti a contatto con la malattia e con il sentore della caducità di tutto, i tre perfidi amici dovrebbero teoricamente recuperare un po’ di umanità, di capacità di percepire la sofferenza altrui. Ma ciò non accade, e se accade viene raccontato male.
Ci si aspetterebbe un’evoluzione, anche solo accennata, una presa di coscienza tangibile attraverso parole, gesti, anche solo attraverso uno sguardo diverso. Eppure, il processo evolutivo lascia spazio a un percorso piatto, lineare, senza alcuna trasformazione; i personaggi non diventano mai tridimensionali e rimangono atrofizzati. Si vive una volta sola mette in scena quattro macchiette principali, circondate da altrettante macchiette secondarie, anch’esse poco credibili. L’ottimo cast e le scelte registiche di Verdone non riescono a rivitalizzare un film che, con molta probabilità, non resterà impresso nel cuore degli spettatori. L’augurio è che, a partire da questo risultato poco soddisfacente, il regista provi a rielaborare certi temi e li riproponga, più efficacemente declinati, in una nuova commedia.
Si vive una volta sola
voto - 4
4
Lati positivi
- Pur non essendo particolarmente in forma, il cast riesce comunque a fare un lavoro discreto
Lati negativi
- L'idea di partenza viene sviluppata male: la storia è infarcita di cliché, il film non ha ritmo, i personaggi non evolvono e le tinte comiche non sono funzionali alla narrazione