The Turning – La casa del male: recensione dell’ horror disponibile su Prime Video
Un nuovo adattamento cinematografico de Il giro di vite di Henry James è da poco disponibile sulla piattaforma streaming di Amazon
Il giro di vite di Henry James è una delle opere più note della letteratura gotica. Classificato perlopiù come storia di fantasmi, il racconto ha attirato negli anni l’attenzione di tanti studiosi; questi hanno sottolineato la genialità dello scritto, in grado sia di terrorizzare sia di lasciare incerto il lettore sulla natura degli eventi descritti. Questa ambigua e affascinante ghost story è stata portata sugli schermi cinematografici con numerosi adattamenti fedeli o pellicole ispirate a essa. Tra i film più famosi si ricordano Suspense (The Innocents) del 1961 e The Others con Nicole Kidman; tra le serie tv si ricorda The Haunting of Bly Manor, in cui Mike Flanagan ha realizzato una versione più romantica della novella di James. Arriva invece ora su Prime Video un nuovo adattamento filmico: The Turning, di cui vi presentiamo la recensione.
Invece del dramma visto nella serie di Flanagan, The Turning esplora il lato più spaventoso del racconto di James. Questo progetto cinematografico nasce con grandi nomi e ambizioni alla base, avendo Steven Spielberg tra i suoi produttori. Dopo una turbolenta produzione iniziale, la scelta del regista è ricaduta su Floria Sigismondi; questa è conosciuta e apprezzata per il suo stile esteticamente interessante, intravisto in diversi video musicali, e nel suo film d’esordio The Runaways. Per la sceneggiatura sono stati chiamati invece Chad e Carey Hayes (The Conjuring), che hanno spostato l’ambientazione temporale agli anni Novanta. Con nomi come Mackenzie Davis e Finn Wolfhard coinvolti nel cast, le premesse sembravano dunque buone. Tuttavia a gennaio 2020 The Turning viene stroncato da pubblico e critica negli USA, ricevendo anche la temibile F del Cinemascore. Vediamo quindi cosa non ha funzionato in questo nuovo adattamento del racconto di Henry James.
Indice
- Un nuovo giro di vite
- Un (vuoto) piacere per gli occhi
- Ambiguità o confusione?
- Considerazioni finali
Un nuovo giro di vite – The Turning, la recensione
Come già anticipato, The Turning sposta le vicende de Il giro di vite agli anni Novanta e modifica alcuni aspetti della trama. Protagonista della storia è la giovane insegnante Kate Mandell (Mackenzie Davis), la quale decide di accettare il posto di istitutrice dai Fairchild, che vivono in una meravigliosa e al tempo stesso inquietante magione. Prima di partire, la ragazza si reca a salutare sua madre (Joely Richardson), una pittrice e paziente di un istituto psichiatrico. Giunta a destinazione, Kate fa la conoscenza di Mrs Grose (Barbara Marten), che la informa sulla tragica morte dei bambini, Flora (Brooklynn Prince) e Miles (Finn Wolfhard), e sulla misteriosa scomparsa della precedente istitutrice. Se con la bambina Kate riesce a stabilire un legame, con Miles, tornato dal collegio dopo un’espulsione, la situazione è ben diversa.
Alla base del comportamento del ragazzo sembra aleggiare l’influsso dello stalliere della magione, Quint, morto in circostanze misteriose. Miles infatti è arrogante e ha atteggiamenti ambigui e predatori nei confronti di Kate. L’istitutrice inizia così a vivere in un’atmosfera sempre più stressante, soprattutto quando l’apparizione di inquietanti presenze cominciano a tormentarla. In un continuo crescendo, Kate si troverà a veder compromessa la sua stabilità psicologica. Nel tentativo di proteggere e salvare i ragazzi, la protagonista dovrà fronteggiare i fantasmi (reali o no?) che abitano nella spaventosa magione dei Fairchild.
Un (vuoto) piacere per gli occhi
Per ottenere i giusti brividi da una gotica storia di fantasmi è senz’altro importante lavorare sull’ambientazione principale. La regia di Floria Sigismondi, coadiuvata dalle scenografie e da una fotografia a volte forse troppo scura, riesce bene a creare la corretta atmosfera. Tutto è squisitamente gotico e decadente e la regista sa muoversi bene in questi ambienti, in cui prevalgono grigie coltri e tonalità di colore salmastre. Pertanto l’occhio dello spettatore viene appagato nel modo giusto, escludendo solamente le sequenze notturne in cui misteriosamente la fotografia sembra oscurarsi fin troppo. Questo piacere visivo per lo spettatore, purtroppo, finisce per essere solamente una confezione ben realizzata per un film che sbaglia tutti i suoi obiettivi (purtroppo non chiari agli sceneggiatori).
Partendo dallo spostamento temporale della storia di James, gli anni Novanta non forniscono alcuna innovazione tanto da risultare inutili allo svolgersi delle vicende. Acconciature e abbigliamento di quel decennio e la musica grunge saranno anche piacevoli da vedere e ascoltare, ma nel contesto narrativo de Il giro di vite finiscono per essere elementi scollegati da tutto il resto. Questi elementi inoltre non contribuiscono nemmeno alla componente horror, la quale in generale si rivela piuttosto deludente. Gli sceneggiatori Chad e Carey Hayes si sono dimostrati negli anni abili nella creazione di storie veramente spaventose. The Conjuring ne è il perfetto esempio. In The Turning questa abilità sembra essere totalmente scomparsa e nel film diventa molto difficile trovare tensione, spavento o paura. Principalmente abbondano i soliti jumpscare da filmetto horror a buon mercato destinato agli adolescenti.
Ambiguità o confusione? – The Turning, la recensione
Il vero problema di The Turning quindi risiede nello script del duo Hayes. Inspiegabilmente la coppia, nel tentativo di sottolineare l’ambiguità del racconto di James, finisce per perdersi totalmente fra sconclusionatezza e confusione. Il film parte spedito come ghost story dai tratti gotici, mettendo in scena tutti i topoi della storia con al centro una casa stregata o infestata. Quando pare che la storia voglia assestarsi sul fantasma di Quint, che perseguita Kate e prende possesso di Miles, tutto viene mandato completamente all’aria. A pochi minuti dalla fine gli sceneggiatori inseriscono, come se si fossero dimenticati, quella componente psicologica che molti rintracciano ne Il giro di vite. Smarrendo completamente la via, The Turning accumula una serie di falsi finali che conducono a una fine decisamente peggiore. Con una scena troncata il film vorrebbe dare un senso alla storia, ma finisce solamente per chiudersi laddove ormai non sapeva più dove andare.
Difficile dire quale fosse il progetto di Chad e Carey Hayes. Se l’intenzione era restituire quell’ambiguità tra psicologico e sovrannaturale che pervade il testo di James, i due sceneggiatori hanno fallito miseramente. Al termine della visione sarà evidente come i due non abbiano chiara la differenza fra ambiguità e confusione. The Turning si concentra su diversi temi, imbocca tante strade e, quando alla fine sembra aver scelto, non fa altro che rendere tutto il film totalmente sconclusionato, incomprensibile e privo di qualsiasi logica.
Considerazioni finali
In conclusione di questa recensione di The Turning, si può affermare che questo nuovo adattamento de Il giro di vite di Henry James è un completo disastro. Il film non è altro che una rivisitazione piatta che non riesce a dare nulla di nuovo a una storia già perfetta di per sé. Nonostante i suoi difetti, senz’altro The Haunting of Bly Manor aveva funzionato molto meglio nel reinventare in tono drammatico-romantico la novella di James. Con uno script alla base così sconclusionato, era difficile per Floria Sigismondi risollevare le sorti della pellicola. La regista, con il suo stile personale, ce la mette tutta per creare la perfetta atmosfera gotica; questi sforzi finiscono solo per creare una buona confezione per un pessimo prodotto horror.
In questo disastro generale anche il talento di alcuni attori finisce per essere oscurato. La protagonista Mackenzie Davis non eccelle in generale per qualità recitative, ma in questo film si possono notare i suoi tentativi nel restituire lo smarrimento del suo personaggio. La piccola Brooklynn Prince è senz’altro la più brava fra tutto il cast, ma per apprezzare il suo talento è consigliabile guardare Un sogno chiamato Florida o la serie Apple Home Before Dark. Finn Wolfhard invece appare fuori parte nel suo sforzo di risultare viscido e arrogante. Apprezzabili infine, anche se in piccole parti, le performance di Joely Richardson e Barbara Marten.
The Turning - La casa del male
Voto - 4
4
Lati positivi
- Lo stile di Floria Sigismondi riesce a restituire un'efficace atmosfera gotica
Lati negativi
- La sceneggiatura disastrosa di Chad e Carey W. Hayes
- Lo spostamento temporale negli anni Novanta è essenzialmente inutile
- La serie di falsi finali che conduce a un terribile finale troncato