Il sacro male: recensione del film horror prodotto da Sam Raimi
Il regista de "La casa" produce un film horror con poca suspense e nessun appeal
Quando tra i nomi dei produttori di un horror spicca quello di Sam Raimi, regista del cult La casa, è difficile per un amante del genere non essere quantomeno curioso. Stiamo parlando di uno di quei pochi film con cui hanno riaperto le sale in Italia dopo il lockdown: Il sacro male di cui vi proponiamo la recensione. Regia e sceneggiatura sono state affidate al greco Evan Spiliotopoulos che ha curato la scrittura anche del reboot di Charlie’s Angels del 2019 e de La bella e la Bestia del 2017. Tratto dal bestseller Shrine di James Herbert, Il sacro male ha a che fare con uno spirito maligno, miracoli e fede religiosa. La storia raccontata affonda le sue radici nel diciannovesimo secolo.
Dopo esser stata accusata di stregoneria una donna viene legata ad un albero e arsa viva. A distanza di anni sullo stesso luogo viene ritrovata da un giornalista un’inquietante bambola di porcellana. Dopo averla intenzionalmente rotta si iniziano a verificare una serie di strani eventi. Una ragazza sordomuta di nome Alice riesce improvvisamente a parlare e sentire e, come se non bastasse, sembra in grado di guarire anche altre persone in nome della Vergine Maria. Ma un qualcosa di ben più oscuro si cela dietro tutto questo. Nel cast del film troviamo Jeffrey Dean Morgan nei panni del giornalista e Cricket Brown in quelli di Alice Paget.
Indice:
La trama – Il sacro male, la recensione
Un giornalista di nome Gerry Fenn si reca in un paesino del New England per raccogliere informazioni su un presunto caso di satanismo. che però si sgonfia subito, rivelandosi un falso. L’uomo però trova per caso nascosta sotto un albero una bambola antica dalle sembianze a dir poco inquietanti. Dopo averla rotta decide di fotografarla assieme ad un allevatore del posto che per finalità di cronaca verrà spacciato come colui che l’ha trovata. Adesso Gerry Fenn ha una storia su cui ricamare sopra con la sua penna da giornalista, come ha già fatto molte volte in passato. Inaspettatamente però dopo aver rotto la bambola iniziano a succedere una serie di eventi del tutto inaspettati.
Una ragazza del villaggio, Alice, da sempre sordomuta, riesce improvvisamente a parlare e nel nome della Vergine Maria inizia a guarire diverse persone affette da malattie incurabili. La gente grida al miracolo ma la Chiesa vuole vederci meglio ed apre un’inchiesta ufficiale. Ora Gerry Fenn ha più di una storia da poter raccontare per il suo pubblico. Purtroppo qualcosa di oscuro e sinistro sembra muovere le trame di questi eventi soprannaturali e quando qualcuno inizia a scoprire parte della verità arrivano le prime vittime. Sarà lo stesso Gerry il primo a voler far luce sull’intera vicenda, a costo di mandare all’aria la sua indagine giornalistica.
Analisi in breve – Il sacro male, la recensione
Il film è il riadattamento cinematografico del romanzo Shrine scritto da James Herbert. Si tratta di una storia carica di simbolismi e tematiche appartenenti ad un filone narrativo che sembra non esaurirsi mai. Sotto questo punto di vista Il sacro male è un horror molto classico che spazia dal rituale alla stregoneria, dall’oggetto maledetto al luogo divenuto santuario. L’albero dove sembra essere avvenuto il primo miracolo ad opera della Madonna è il fulcro dell’intera vicenda. La storia affronta poi tutta una serie di questioni potenzialmente interessanti ma che vengono raccontate in maniera troppo banale e superficiale. Ad esempio il rapporto dell’uomo con la fede religiosa, l’isteria di pensiero di massa, l’estasi religiosa e il credo popolare.
Il film purtroppo si lascia andare a troppe spiegazioni, fin dai primi minuti; c’è poco da scoprire, questo quello che abbiamo pensato dopo aver visto il prologo. Il mistero dietro la storia viene infatti indirettamente mostrato già con le prime scene. Lo spettatore è onnisciente, gode di una posizione privilegiata rispetto ai personaggi ignari di tutto. Il sacro male non svela apertamente l’arcano della vicenda ma con le poche informazioni fornite inizialmente lascia intuire più del dovuto. Questo rende sicuramente meno interessante l’esperienza cinematografica che ci regala la pellicola prodotta da Sam Raimi. La storia si sviluppa in maniera abbastanza regolare senza grandi cali di ritmo con una prima parte più descrittiva ed introduttiva ed una seconda più horror ed action.
La paura
La prima metà della storia è forse quella più interessante. Il registro narrativo è quello di un thriller psicologico: una ragazza del posto investita da una misteriosa presenza guarisce dal sordomutismo ed inizia a compiere miracoli. Purtroppo quel poco di mistero del film è racchiuso tutto in questo evento misterioso, lasciando poi spazio all’horror vero e proprio. Inizialmente c’è un qualcosa di sinistro nell’aria anche se non ben definito; ci muoviamo quasi tra mito e leggenda senza avere certezze concrete. Con il proseguire della storia però la concretizzazione di uno spirito maligno distrugge quel poco fascino che ruotava attorno a quei “presunti miracoli”. All’alone di mistero subentra pian piano la paura.
Qua iniziano i veri problemi del film. A questo punto, infatti, la qualità della pellicola di Evan Spiliotopoulos peggiora inesorabilmente: lo storytelling si appiattisce lasciando spazio ad un horror con veramente poche idee. Il sacro male pecca infatti clamorosamente nell’inscenare la paura affidandosi ad uno spirito maligno “stile Signore degli anelli” in una computer grafica troppo evidente, sicuramente in ritardo con i tempi. Nella parte finale non ci sono grossi colpi di scena e sconvolgimenti di trama. Anziché aumentare, la tensione cala. Sembra quasi di assistere ad un vecchio film dell’orrore; idee stantie riutilizzate senza originalità, una sceneggiatura stanca che va avanti con difficoltà e una storia troppo debole per impaurire e conquistare gli appassionati del genere.
Considerazioni finali – Il sacro male, la recensione
Il sacro male aveva tutte le premesse per essere un horror di buon livello o quanto meno per divertire il suo pubblico. Oltre ad essere estremamente lineare e banale il film manca in ciò che un film del genere dovrebbe porsi come principale obiettivo, ovvero spaventare. L’unico “elemento di terrore” è rappresentato dagli jumpscares nelle scene più scary. La storia apre con un prologo che fa capire più del dovuto sui risvolti di trama. Avremmo preferito avere a che fare con una vicenda maggiormente avvolta nel mistero senza quelle premesse che fanno intuire cosa ci sia realmente sotto. La sceneggiatura insomma, per come è stata scritta, manca di un vero e proprio quid. Paradossalmente la parte più interessante e riuscita è la prima, quella più descrittiva ed introduttiva. C’è poco da salvare invece nella seconda metà, quella più movimentata e propriamente horror.
La concretizzazione in scena di uno spirito maligno distrugge quel poco fascino che si era creato attorno a tutta la vicenda. Più che una storia da film dell’orrore sembra di assistere ad una fiaba nera popolare che si muove tra fede, superstizione e stregoneria. In questo calderone confuso e ripetitivo il film si perde inesorabilmente. Paragonandolo ad altri horror recenti Il sacro male ha decisamente una marcia in meno; una paura che non investe mai con la giusta carica emotiva lo spettatore, una storia che a tratti risulta noiosa e prevedibile. Come avrete potuto intuire da queste poche righe di recensione Il sacro male ci ha profondamente delusi. A fronte di uno sviluppo potenzialmente interessante il film prende una strada troppo scontata.
Il sacro male
Voto - 5
5
Lati positivi
- Plot potenzialmente interessante
Lati negativi
- A tratti noioso e prevedibile
- Poca suspense e poca paura
- Computer grafica datata