Gomorra la serie: recensione della terza stagione
Appena conclusa, la terza stagione di Gomorra ci lascia con tante emozioni e grandi momenti, in attesa della già annunciata quarta stagione. La recensione di Filmpost.
Gomorra, la terza stagione
Un prodotto come Gomorra è sempre difficile da recensire e da analizzare. Come molte delle serie di oggi, di tutto il mondo, si è ormai concretizzata la tendenza del pubblico nel preferire personaggi decisamente anti eroi. Personaggi per cui facciamo il tifo che provengono da contesti dai quali, quotidianamente, ci teniamo a debita distanza.
Fatta questa premessa, è davvero importante separare quella che è la realtà, cui Gomorra si rifà come base di partenza da cui prendere le idee, e la narrazione.
Anche quest’anno, forse più dell’anno scorso, Gomorra si conferma un gioiello confezionato ad arte, e la narrazione è il suo più grande pregio.
Se nella prima e nella seconda stagione erano i personaggi, con i loro tormentoni e le loro azioni sopra le righe, a fare di Gomorra un ottimo prodotto, quest’anno è tutta la struttura produttiva a venire esaltata all’ennesima potenza.
Gomorra: un kolossal di periferia
Gomorra è un kolossal di periferia. Non si può partire dall’analisi di questa terza stagione se non facendo un applauso enorme ai due registi dei dodici episodi della serie. Claudio Cupellini e Francesca Comenicini hanno messo in gioco una regia decisamente ispirata e capace di sviluppare una narrazione ad altissimi livelli. In particolare gli episodi diretti dalla Comencini sono delle gemme di direzione cinematografica/ televisiva, e non hanno da invidiare davvero nulla a produzioni d’oltreoceano.
Questo senso di grandezza si è iniziato a profilare dalla stagione scorsa con lo sbarco di Genny nella capitale. Ma qui, oltre alla presenza di un episodio interamente ambientato in Bulgaria, è Napoli ad essere estesa nella mappa della serie.
L’aver esteso le manie di grandezza dei boss di Gomorra verso il centro di Napoli ha permesso agli autori di inserire personaggi provenienti dall’èlite della Camorra. Ciò ci fa vedere da un’altra prospettiva personaggi da noi considerati all’apice del sistema, che invece li vede come semplici camorristi di borgata.
Questo contrasto viene amplificato dall’inserimento della banda di Enzo Sangueblu, nuova entrata che ha saputo conquistarsi un buon seguito fra i fan della serie. Enzo, interpretato da Arturo Muselli, è uno dei personaggi più intriganti e attraenti dell’intera serie. È chiara l’ispirazione, sia caratteriale sia fisica, a personaggi di prodotti stranieri: colpisce molto la somiglianza con Jax Teller di Sons of Anarchy e con Ragnar di Vikings.
Proprio da Sons of Anarchy sembrano provenire altre scelte stilistiche: la banda di Sangueblu, a differenza di altri clan, si fa riconoscere per il proprio vestiario e per il fatto di andare in scooter in gruppi numerosi; inoltre hanno un proprio codice che li vede partecipare come pari nel gruppo. Attributi, questi, molto simili a quelli dei Sons of Anarchy.
Il che, sia chiaro, è un elemento decisamente positivo.
Le interpretazioni in Gomorra
A livello generale le interpretazioni dei tanti personaggi di questa terza stagione mantengono un ottimo livello, nessuno escluso. I due protagonisti della storia, Marco d’Amore, alias Ciro di Marzio, e Salvatore Esposito, alias Genny Savastano, si confermano fra i più bravi attori in circolazione. In alcuni punti della storia i due personaggi vengono un po’ fossilizzati nel loro protagonismo, facendoli sembrare un po’ stanchi. Tuttavia, in altri momenti il talento dei due attori napoletani risulta cristallino. Applausi dovuti, in particolare a Marco d’Amore per l’episodio ambientato in Bulgaria, dove recita in lingua slava. E da rimarcare l’interpretazione di Esposito nel momento di vulnerabilità di Genny, quando tutto quello a cui tiene è in pericolo.
Prima di chiudere, un altro merito va attribuito alle musiche dei Mokadelic. Perfettamente montate con le sequenze in scena e magistralmente contestualizzate, le musiche riescono a creare una tensione sempre palpabile: ne è un esempio perfetto undicesimo episodio.
Ormai annunciata la quarta stagione, la speranza è che la trama evolva in qualche altro modo che non sia quello dei tradimenti continui. Per quanto intriganti e misteriosi, l’impianto delle tre stagioni forse necessita di idee rivoluzionarie per evitare di risultare ripetitivo. Ma vogliamo fidarci. D’altronde, il rischio era alto anche per questa terza stagione, che invece si è rivelata all’altezza e, per molti versi, superiore alla precedente.
Gomorra recensione
Gomorra recensione - 8
8
The Good
- Regia a livelli altissimi
- Ottime interpretazioni
- Nuovi personaggi ben caratterizzati
The Bad
- Ciro e Genny a volte soffrono del loro stesso protagonismo
- Riuscirà la quarta stagione a non risultare ripetitiva?