Lupin 2: recensione della seconda parte della serie sul ladro gentiluomo
Il ladro gentiluomo è in guai seri e questa volta dovrà inventarsi qualcosa di strabiliante per uscire dal pasticcio in cui si è cacciato
A gennaio di quest’anno Netflix ha rilasciato le prime cinque puntate della nuova serie su Lupin, il ladro gentiluomo. Ispirata al personaggio letterario di Arsenio Lupin ideato da Maurice Leblanc e non alla versione orientale ideata da Monkey Punch, Lupin III; la serie riadatta in chiave moderna le avventure dello scaltro truffatore. Dopo un inizio di stagione un po’ incerto, ecco arrivare Lupin 2, la seconda parte della serie di cui vi proponiamo la recensione. La prima tranche di episodi aveva convinto ma con qualche riserva; i personaggi avevano una caratterizzazione superficiale e le vicende mostrate non erano abbastanza per colmare la curiosità del pubblico.
Cinque episodi sono infatti un po’ pochi per introdurre una storia del genere con un roster così ampio di personaggi. Questo secondo capitolo dell’avventura aveva quindi l’arduo compito di confermare le buone impressioni lasciate in precedenza, ma purtroppo non tutto è andato secondo i piani. Tra incongruenze, forzature ed un estrema leggerezza nella trattazione degli enigmi, i nuovi episodi di Lupin non convincono, sfociando in un riadattamento che risulta troppo frivolo a fronte di un personaggio tanto articolato e complesso. Ancora una volta Omar Sy è pienamente in parte, ma al di là delle polemiche sterili sulla scelta dell’attore, il vero problema risiede nella struttura dello show.
Indice
- Trama: battaglia su tre fronti
- Flashback, flashback, flashback
- Superficiale, come ogni ladro che si rispetti
Trama: battaglia su tre fronti – Lupin 2, la recensione
Hubert Pellegrini è uscito allo scoperto e si è mostrato come il meschino e subdolo essere qual è. Dopo i numerosi tentativi di Assane di incriminarlo per la morte del padre, il ricco uomo d’affari ha deciso di contrattaccare. Durante una visita per l’anniversario della nascita di Arsenio Lupin, Raoul, il figlio di Assane, viene rapito. In preda al panico Assane si mette alla ricerca del ragazzo ma incontra Guedira. Il detective della polizia è l’unico ad aver capito realmente chi si nasconde dietro furti, rapimenti e depistaggi ed ora che si trova faccia a faccia con il nuovo Arsenio Lupin, non ha intenzione di farselo scappare. Nel frattempo, Claire, l’ex moglie di Assane ha completamente perso fiducia nel compagno e così come lui è intenzionata a trovare suo figlio, a qualunque costo.
Nel mentre cerca di mettere fuori gioco Assane, Hubert Pellegrini sta organizzando una serata di beneficenza per supportare i bambini che non hanno la possibilità di istruirsi ed avere accesso alla cultura. Come il più classico dei cattivi, però, Pellegrini ha un piano malvagio per intascarsi tutti i soldi indirizzati ai bambini poveri per diventare ancora più ricco di quello che già è. Questa volta Lupin è in seri guai; costretto a combattere su tre fronti dovrà salvare suo figlio, scappare dalla polizia e spedire una volta per tutte Pellegrini in gattabuia.
Flashback, flashback, flashback – Lupin 2, la recensione
La prima parte di Lupin è servita per introdurre i personaggi, la storia ed il contesto in cui tutto ciò accade. Una delle critiche maggiori fatte alla serie era infatti la mancanza di approfondimento. Il carattere eccessivamente introduttivo dei primi episodi ha lasciato molti telespettatori a bocca asciutta. Lupin 2 inizia con tutt’altro atteggiamento e mette i personaggi sin da subito al centro dell’azione. Il ritmo è più veloce e la narrazione è resa ancora più dinamica attraverso un maggiore impiego dei flashback. Gli approfondimenti sulla vita di Assane sono infatti più presenti ma svolgono il loro compito soltanto a metà. Queste digressioni hanno lo scopo di approfondire maggiormente il passato di Assane e delle sue relazioni con Benjamin, Claire e Juliet; ma fungono piuttosto da sfondo a ciò che sta accadendo nella realtà.
Intendiamoci: se Lupin sta commettendo un crimine, il flashback presenterà un’azione commessa dal ragazzo in passato, che giustificherà ciò che accade nel presente. L’occasione di sviluppare il rapporto tra Lupin ed il suo migliore amico, sua moglie e la sua amante viene mandata in fumo ed ci si ritrova con gli stessi difetti riscontrati nella prima parte. Un ladro manipolatore circondato da persone che non si sa per quale motivo continuino a seguirlo. Inoltre Assane Diop non è Arsenio Lupin, ma un emulatore, per cui sarebbe interessante capire come il ragazzo sia diventato il ladro più scaltro della Francia; a maggior ragione se i flashback sono effettivamente presenti. Questo espediente è poi sfruttato per le rivelazioni che permettono di capire il reale piano del protagonista. Infatti in questa stagione, le macchinazioni di Lupin diventano più articolate, ma non più complesse, e questo stratagemma finisce per essere ampiamente abusato.
saSuperficiale, come ogni ladro che si rispetti
Il difetto principale di questa serie è la superficialità. Superficiale è la trattazione dei personaggi, superficiali sono i piani di Assane e superficiale è la risoluzione della vicenda. Partendo da Hubert Pellegrini, il villain, il più classico dei cattivi, che ruba soldi ai bambini poveri per intascarseli ed arricchirsi. Un nemico viscido, squallido ed anche banale, mosso soltanto dalla brama di soldi, che non incute timore né un senso di minaccia. Assodato che il villain non funziona, passiamo ai “geniali” piani di Lupin che si basano su forzature ed incongruenze. Da un personaggio del genere ci si aspettano articolate macchinazioni calcolate al millimetro mentre le trovate di Lupin sono incredibilmente semplicistiche. Talvolta ci si chiede se sono i piani a non funzionare oppure i poliziotti troppo ingenui. A dispetto della precedente stagione, è stato dato maggior spazio al detective Guedira, che come gli altri, però, non è sviluppato né approfondito.
I poliziotti hanno un ruolo marginale e non apportano nulla alla storia arrivando alle soluzione sempre in ritardo. Soluzione che nella maggior parte dei casi viene raggiunta per mezzo di forzature. Lupin 2 è stato una mezza delusione. Omar Sy calamita l’attenzione sul proprio personaggio, e lo svolgersi degli eventi, grazie ad un ritmo incalzante, intrattiene. Inoltre l’idea di un ladro che si muove per le strade di Parigi a commettere furti attira oggi come nel 1905. Purtroppo però Lupin è soltanto questo, un’idea. L’idea di riadattare un personaggio iconico e capace di attirare pubblico per farci una serie tv. Un’idea andrebbe però sviluppata, mentre in Lupin tutto è trattato all’insegna della superficialità. In conclusione di questa recensione di Lupin 2 ci sentiamo di dire che la serie intriga ed intrattiene lo spettatore, ma alla fine, come un buon ladro che si rispetti, avrà soltanto rubato il vostro tempo.
Lupin - Seconda parte
Voto - 5
5
Lati positivi
- Omar Sy si riconferma come un ottimo Lupin
- Ritmo incalzante e vicende più movimentate e dinamiche rispetto alla parte precedente
Lati negativi
- Assenza totale di approfondimento e sviluppo dei personaggi
- Utilizzo sregolato del flashback come stratagemma narrativo
- Forzature ed incongruenze nell'elaborazione dei piani