Ultima notte a Soho: recensione del nuovo film di Edgar Wright – Venezia 78
Dopo tanta attesa Edgar Wright torna con un nuovo film, ancora una volta, totalmente diverso da quanto fatto in passato
Inizialmente previsto per il 2020, poi rinviato più e più volte, abbiamo finalmente la possibilità di vedere Ultima notte a Soho, di cui vi proponiamo la recensione. Presentato fuori concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il nuovo film dell’eccentrico regista Edgar Wright si presenta come un thriller psicologico a tinte horror. Tra i membri del cast troviamo Anya Taylor-Joy (Split, La regina degli scacchi), Thomasin Mckenzie (Old, Jojo Rabbit) e Matt Smith (The Crown). Lontano ormai dai fasti della Trilogia del cornetto, dai toni scanzonati e parodistici, Edgar Wright si cimenta in un genere del tutto nuovo per la sua filmografia. Ultima notte a Soho racconta l’inquietante avventura di una ragazza che scopre di avere un legame con una cantante degli anni 60, vittima di brutali crimini.
Dopo Baby Driver che faceva del montaggio musicale e l’azione il suo punto di forza, questa pellicola mette in scena atmosfere oniriche e decisamente più dark rispetto al solito. Qualcuno una volta disse che un regista che di film in film passa da un genere all’altro è un esempio di instabilità artistica; fortunatamente non è il caso di Edgar Wright. Nonostante si muova in un campo diverso dal solito, il tocco del regista è perfettamente riconoscibile in quello che è uno dei migliori lavori e, forse, la conferma della sua maturità artistica.
Indice
- Trama: Londra può essere tanto
- Edgar Wright in tutto e per tutto
- Il falso idillio di un’epoca passata
- “You can always go downtown“
Trama: Londra può essere tanto – Ultima notte a Soho, la recensione
Eloise è una giovane ragazza inglese che vive in Cornovaglia, lontana dalla città ed immersa in una tranquilla campagna. Sin da piccola vive con la nonna, non conoscendo il padre ed avendo perso la madre in tenera età. La mamma di Eloise era affetta da disturbi mentali e dopo un periodo di lunga sofferenza decise di togliersi la vita quando la bambina aveva sette anni. L’evento ha segnato la vita della piccola che non ha mai dimenticato la madre ed ha continuato ad inseguire il sogno di diventare una stilista di moda, cercando anche di onorarne la memoria. Eloise sembra avere uno spiccato talento, un dono che la spinge a creare e creare, ma inevitabilmente non riesce a superare il lutto. Durante il giorno, la sua figura le appare allo specchio in carne ed ossa e pur sapendo che ella non c’è più Eloise la vede dinanzi a sè.
Dopo aver ricevuto la conferma d’ammissione all’università, la ragazza si prepara a partire. Entusiasta e piena di energie si avventura alla volta di Londra, ma ci resta di sasso quando scopre che la città non è come se l’aspettava. La metropoli è ricca di attrazioni ma anche di persone cattive, violente e pericolose. Sin dal suo arrivo si trova costretta ad evitare le viscide attenzioni di uomini più grandi e ad affittare una camera fuori dallo studentato per via della vile compagna di stanza. È proprio in questa camera che qualcosa di magico e strano accade. La notte, durante i sogni, viene trasportata nella Londra degli anni 60; un periodo sfavillante e adorato dalla ragazza che si cala nei panni di una cantante dell’epoca, Sandie. Quello che sembra un fantastico sogno si trasformerà ben presto in un incubo, man mano che Eloise si addentrerà nella triste vita di Sandie.
Edgar Wright in tutto e per tutto – Ultima notte a Soho, la recensione
Prima la rivisitazione parodistica di pellicole di genere che hanno fatto la storia del cinema; poi un eccentrico adattamento fumettistico, in seguito un film d’azione ad alto tasso adrenalinico ed ora questo. Nella sua carriera Edgar Wright ha saputo muoversi tra i generi mantenendo sempre un suo stile ed in Ultima notte a Soho è evidente. Più che in passato, qui il lato tecnico è estremamente curato e troviamo un Wright, se possibile, ancora più maturo. I viaggi onirici di Eloise sono una gioia per gli occhi. Una volta nel letto, le luci si spengono, la puntina si avvicina lentamente sul disco, la musica si avvia e siamo teletrasportati nei magici anni 60. Londra brilla di notte sotto luci al neon e fari di auto d’epoca e la protagonista esplora quello che è il periodo, a detta sua, più bello di sempre.
Eloise si sdoppia e, come nel capolavoro di Hitchcock, sembra vivere due volte. Per mettere in scena l’alternarsi di sogno e realtà, sono usati stratagemmi che conferiscono un’atmosfera onirica all’immagine. L’inquadratura si distorce, le luci si fanno più strane e colorate e persino i personaggi si muovono con estrema leggiadria, quasi fluttuando nell’aria. Ben presto il sogno si trasforma in un incubo ed ecco che tutto si incupisce; l’aria si colora di un rosso sangue ed i personaggi fantastici, agghindati con vestiti all’ultimo grido, si trasformano in feroci bestie. Ultima notte a Soho si avvale anche di una componente fantastica con spaventosi fantasmi e visioni del passato che tormentano la protagonista; realizzati in una CGI non sempre all’altezza. Se Edgar Wright ci aveva deliziato con la sua regia in passato, in questo film tutte le sue caratteristiche migliori sono portate all’eccesso in un tripudio di immagini fantastiche.
Il falso idillio di un’epoca passata – Ultima notte a Soho, la recensione
Eloise è al settimo cielo all’idea di andare a Londra, ma prima di partire la nonna l’avverte: “Londra può essere tanto”. Il primo contatto con la città non è dei migliori e dopo qualche brutta esperienza decide di prendere alloggio a Soho. Il quartiere è stata la dimora del regista per anni e da sempre sognava di ambientare un film lì. Soho è un luogo magico ed inquietante con luci al neon e loschi figuri che si aggirano per le strade. Il trauma affrontato da Eloise è infatti legato agli uomini; uomini descritti come viscidi approfittatori. Attraverso gli occhi di Sandie, rivive gli anni 60 e scopre che quel periodo idealizzato era tutt’altro che fantastico. All’epoca la donna non aveva autonomia né indipendenza e bastava poco per finire nelle grinfie di un pappone. I fantasmi del passato di Sandie tormentano così Eloise, che rivive il suo dolore.
Soho rispecchia perfettamente il degrado ed il marciume, messo in scena dal regista con locali a luci rosse, pub che pullulano di ubriaconi e gente molesta pronta ad aggredire chiunque. Dal film ne emerge che Londra non è poi una città così sicura e di certo non è un luogo adatto per una giovane ragazzina. Eloise sente su di sè il pesante sguardo della gente, che vede in lei nient’altro che un succulento pezzo di carne. La ragazzina resta traumatizzata dall’impatto violento che la città ha su di lei e a causa delle visioni è terrorizzata all’idea di impazzire come la madre. Ultima notte a Soho è la triste storia di una donna abusata e sfruttata in un’epoca falsamente idilliaca. Nel rivivere quest’incubo Eloise tenterà di scoprire cos’è realmente successo a Sandie, subendo in prima persona tutte le sofferenze vissute dalla ragazza.
“You can always go downtown”
Attraverso un “magico” gioco di specchi Edgar Wright mette in scena lo sdoppiamento di Eloise nei panni di Sandie. Thomasin Mckenzie viene sostituita da Anya Taylor-Joy senza mai scomparire del tutto; le due attrici coesistono e persino esteticamente si somigliano incredibilmente. Ancora una volta bisogna tessere le lodi di un’attrice che di performance in performance si dimostra sempre più brava. Con poche linee di dialogo Anya Taylor-Joy riesce a caratterizzare un personaggio estremamente complesso e sfaccettato, anche grazie ad un phisique du role non indifferente. L’unico problema del film sta nella scrittura, affidata sempre alle mani del regista. Dopo una lenta e doverosa introduzione tra i sobborghi di Londra e i sogni lucidi di Eloise, il film subisce un graduale rallentamento. La parte centrale risulta macchinosa e ridondante con scene che si ripetono più volte seguendo sempre le stesse dinamiche. Anche la questione “visioni del passato” resta piuttosto inesplorata.
Magari giustificabile attraverso la schizofrenia della madre, o anche no, non è chiaro perchè Eloise viva queste esperienze. La madre, in particolare, sembra avere un ruolo centrale nella vita della ragazza, ma è un personaggio totalmente ignorato che aleggia sullo sfondo senza mai avere rilevanza nella storia. Al di là di qualche problema di ritmo e qualche incongruenza narrativa, come già detto in questa recensione, Ultima notte a Soho è un film sorprendente. Sorprendente è in primis Edgar Wright, che ancora una volta stupisce con un esperimento fuori dagli schemi; sorprendenti sono gli attori, tutti impeccabili e sorprendente è la colonna sonora. Al termine della visione vi rimbomberà nella testa lo stesso motivetto e sarà come quei tormentoni che in un modo o nell’altro non riuscite, o non volete, fare a meno di cantare.
Ultima notte a Soho
Voto - 8
8
Lati positivi
- Edgar Wright all'ennesima potenza: pur muovendosi in un contesto diverso dal solito il regista è perfettamente riconoscibile bilanciando al meglio montaggio, regia e colonna sonora
- Interpretazioni degli attori, su tutti Anya Taylor-Joy
- Comparto tecnico degno di nota
Lati negativi
- Parte centrale più lenta e ridondante
- Personaggio della madre totalmente ignorato