La scuola cattolica: recensione del film di Stefano Mordini – Venezia 78
Stefano Mordini torna al Lido con La scuola cattolica, che ripercorre una delle pagine più nere della storia italiana nel secondo dopoguerra
Dopo Lasciami andare (2020), Stefano Mordini torna Fuori Concorso al Lido con La scuola cattolica, di cui vi proponiamo la nostra recensione. Al centro del film una delle pagine più nere della storia del nostro Paese nel secondo dopoguerra: il massacro del Circeo. Tratto dall’omonimo romanzo del 2016 di Edoardo Albinati, racconta l’ambiente in cui si è sviluppato il seme di violenza che ha portato all’atroce delitto. L’educazione, le origini, le famiglia dei responsabili, lasciando da parte il complesso contesto politico dell’Italia degli anni Settanta. Fra i protagonisti Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Fochetti, Leonardo Ragazzini, Alessandro Cantalini e Federica Forchetti. Ad arricchire il cast, la partecipazione di Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Jasmine Trica, Valentina Cervi e Fabrizio Gifuni. Prima di passare alla recensione de La scuola cattolica vediamo qui di seguito la sinossi ufficiale.
In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società; quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 qualcosa si rompe. Quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell’epoca: il delitto del Circeo. I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola, frequentata anche da Edoardo. Edoardo prova a raccontare che cosa ha scatenato tanta violenza cieca in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.
Indice:
La condanna del nascere maschio – La scuola cattolica, la recensione
O per essere più precisi: la condanna del nascere maschio, benestante e cattolico nell’Italia degli anni Settanta. È il personaggio di Edoardo ad usare questa espressione; un’espressione piuttosto forte utilizzata per analizzare il contesto in cui è maturata la violenza che ha portato al delitto del Circeo. La scuola cattolica mostra una carrellata di giovani di buona famiglia, con ambizioni, istruiti e privilegiati. L’elemento di condanna risiede nel fatto che questi ragazzi sono sottoposti a continue pressioni da parte della famiglia e della scuola stessa. Pressioni affinché primeggino, siano uomini tutti d’un pezzo; affinché facciano bella mostra della loro “superiorità” nella scala sociale.
A scuola si segue una ferrea disciplina. Mentre in casa, spesso e volentieri, ogni conflitto sfocia in violenza. Imbrigliati in uno schema rigido nel quale non esiste educazione sentimentale e al rispetto del prossimo, i rampolli di buona famiglia diventano dei veri e propri mostri. Mostri altoborghesi che sfogano rabbia e aggressività repressa su due ragazze “qualunque”. Le vittime sono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez; solo la prima è sopravvissuta all’orrore. Mordini cattura e sa restituire il seme della follia tramite l’agire disgustoso dei personaggi di Izzo, Ghira e Guido; i danni enormi, le conseguenze provocate da quella mala educazione. Meno efficace e abbandonata lungo la strada l’analisi profonda del contesto che ha portato al massacro del Circeo.
Analisi
Stefano Mordini sceglie consapevolmente di lasciare del tutto da parte il contesto politico, culturale e sociale ad ampio spettro. Non c’è traccia delle agitazioni politiche che hanno così fortemente segnato la storia d’Italia negli anni Settanta. Allo stesso modo non si parla di atti terroristici, di anni di piombo, di fascismo; non ve n’è traccia nemmeno nel ritratto dei tre autori del massacro del Circeo. Eppure l’appartenenza politica, soprattutto da parte di Andrea Ghira, non è certo questione secondaria. Manca anche l’indagine del rapporto morboso che legava i tre; con Izzo e Guido che riconoscevano e quasi veneravano Ghira come una sorta di guida nel loro branco. Mordini lascia fuori tutto questo decidendo di concentrarsi solo sull’aspetto dell’educazione, della famiglia e della formazione dei tre. Un punto di vista preciso, ma forse limitato e per certi versi rischioso.
Chi non dovesse avere conoscenza, o ricordo, del delitto del Circeo potrebbe quindi fare non poca fatica a formarsi un’idea chiara del quadro generale. Il regista parla dunque a un pubblico che ha già consapevolezza della vicenda in scena; sarebbe invece stato meglio innestare il discorso “privato” su una base “pubblica”. La prima parte de La scuola cattolica funziona piuttosto bene; con equilibrio e con grande attenzione alle dinamiche all’interno del gruppo di studenti, dentro l’istituto e fuori. Col procedere della storia l’equilibrio si perde e si assiste a un progressivo abbandono dell’approfondimento psicologico dei personaggi. Per queste ragioni La scuola cattolica finisce per funzionare solo in parte, correndo il rischio di rimanere il racconto di una storia qualunque.
Conclusioni – La scuola cattolica, la recensione
Dal punto di vista più strettamente tecnico, La scuola cattolica non brilla né nella regia né nella direzione degli attori. Tutto è piuttosto tradizionale e scolastico, senza guizzi particolari né elementi distintivi. Il progressivo affievolirsi dell’indagine profonda fa sì che, purtroppo, anche le interpretazioni degli attori ne risentano. In altre parole, nessuna performance si fa ricordare, anche se traspare come i giovani protagonisti facciano del loro meglio. Non va meglio sul fronte delle partecipazioni “eccellenti”: le prove di Scamarcio, Golino, Trinca e Gifuni non rimangono impresse. Solo Scamarcio ha un paio di momenti intensi che, però, paiono un po’ fini a se stessi.
Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione de La scuola cattolica, resta la sensazione di un’impresa riuscita solo a metà. Se da un lato è chiara l’intenzione del regista di restituire un punto di vista preciso sulla vicenda, un maggior approfondimento del contesto storico avrebbe senz’altro giovato. Contesto storico che, occorre ripeterlo, è tutt’altro che secondario. Da apprezzare, invece, l’idea di portare in una Venezia 78 dominata dalle figure femminili una storia dove al centro c’è quella maschile; pur in un quadro di aberrante deviazione. La scuola cattolica fa centro solo in parte, anche perché il progetto – da un punto di vista del linguaggio cinematografico – non porta davvero nulla di nuovo sulla scena. Dopo la presentazione al Lido, il film di Stefano Mordini arriverà nelle sale cinematografiche il prossimo 7 ottobre 2021 distribuito da Warner Bros.
La scuola cattolica
Voto - 6
6
Lati positivi
- La prima parte del film funziona bene, con equilibrio e attenzione alla rappresentazione del contesto (scuola e famiglia) attorno ai ragazzi protagonisti
Lati negativi
- Il contesto storico e politico manca completamente
- Regia e interpretazioni rientrano nella media