Halloween Kills: recensione del nuovo capitolo della saga horror – Venezia 78
Micheal Myers è ancora vivo e non ha nessuna intenzione di fermarsi
Halloween è una di quelle tante saghe che dopo un primo, iconico film sono continuate all’infinito fino a degenerare. Nightmare, Saw, o anche Venerdì 13, fanno parte di quei filoni sfruttati e sfruttati fino al limite fin quando non hanno più nulla da dire. Obbrobri quali Cyber-Jason, versione del celebre serial killer che dopo essere stato congelato si risveglia nel futuro; o Halloween 5 in cui dopo essere sopravvissuto alla caduta in un pozzo, colpi di fucile, pistole e granate, Michael Myers viene accudito in una grotta da un eremita ed il suo pappagallo, ci hanno tormentati per anni e per i motivi sbagliati. Insomma, ne abbiamo viste di ogni, ma fortunatamente qualche volta le cose vanno diversamente. Presentato fuori concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ecco arrivare Halloween Kills, di cui vi proponiamo la recensione.
Halloween, questo il titolo del film precedente, era una sorta di sequel/reboot in cui tutti i capitoli successivi al primo venivano cancellati. Apprezzato sia da pubblico che critica, il film riadattava le vicende della pellicola di Carpenter provando ad imbastire una storia che si ambientasse 40 anni dopo i tragici avvenimenti di Haddonfield. Halloween Kills è quindi il secondo capitolo della trilogia firmata da David Gordon Green che si concluderà con Halloween Ends, qualora anche questo film dovesse andare bene. Ancora una volta John Carpenter è produttore e compositore ed ancora una volta ci ritroviamo ad assistere ai truculenti massacri di Michael Myers. La pellicola riprende esattamente dal finale del film precedente, mostrandosi più matura e coerente; ma palesando evidentemente la sua natura di secondo atto di una trilogia, ancora lontana dalla sua conclusione.
Indice
- Trama: ciao, sono ancora vivo
- Un inizio inaspettato
- La maledizione dei sequel
- Micheal Myers o un T-1000?
Trama: ciao, sono ancora vivo – Halloween Kills, la recensione
Dopo una vita passata ad addestrarsi in attesa che Michael Myers tornasse, Laurie Strode ha finalmente avuto la sua occasione di vendicarsi di quanto accaduto 40 anni prima. Fucili, coltelli e trappole attendevano soltanto l’arrivo del killer ed una volta entrato in casa, Michael è stato sconfitto, rimanendo bloccato in un edificio in fiamme. Purtroppo non sempre le cose vanno come previsto e la trappola infernale di Laurie viene disinnescata da una squadra di pompieri che interviene tempestivamente per spegnere l’incendio. Nel tentativo di individuare eventuali sopravvissuti alle fiamme, 11 uomini vengono brutalmente uccisi ed il killer dalla maschera bianca torna liberamente in circolazione. Questa volta, però, non solo Laurie è in attesa della sua vendetta. Tutte le vittime di quella fatidica notte, alla notizia della fuga di Micheal, sono pronte all’attacco.
I bambini a cui le ragazze uccise facevano da babysitter, la dottoressa che accompagnava il dottor Loomis e persino un ragazzino che ha incontrato il killer faccia a faccia. Dopo anni, i bimbi sono cresciuti e sono pronti a regolare di nuovo i conti. Nel frattempo la notizia del ritorno dell’uomo nero si diffonde per la città ed appena emergono le prime vittime, tra la gente scoppia il panico. Folle di madri e padri preoccupate per i loro figli, persone furiose ed in cerca di sangue, poliziotti in piena crisi investigativa. Il male è tornato e sta dilagando lentamente tra i cittadini di Haddonfield, che, in preda ad una furia isterica, rischiano di fare più vittime del killer stesso.
Un inizio inaspettato – Halloween Kills, la recensione
Il primo Halloween diretto da David Gordon Green era stato un curioso esperimento. A metà tra reboot e sequel riusciva a ridare onore al personaggio di Michael Myers e rivitalizzare una saga ormai morta da anni. Non era però privo di problemi, in primis la caratterizzazione debole dei personaggi e delle forzature causate dall’immensa distanza temporale con la pellicola originale. Come già detto in questa recensione, Halloween Kills è invece più coeso e strutturato e lima tutti i difetti del precedente, andando addirittura a colmare lacune lasciate dall’altro film. Nella prima metà assistiamo a tutto ciò che si potrebbe richiedere ad un operazione del genere ed anche di più. Addirittura vengono giustificate delle insensatezze e tappati dei buchi del film precedente. Halloween Kills inizia a bomba, con un ritmo incalzante, una colonna sonora ormai vecchia ma pur sempre funzionale ed un personaggio intramontabile pronto a far tremare ancora il pubblico.
Ciò che stupisce di più è il tentativo di caratterizzare tutti i personaggi nuovi andando a recuperare gli attori e la mitologia dell’originale. Sin dal precedente era chiaro quanto Green fosse legato al capolavoro di Carpenter, con continue citazioni e strizzate d’occhio al passato. Lo stesso atteggiamento è presente qui e ogni occasione è buona per omaggiare ed effettuare collegamenti con il film originale. Addirittura i bambini allevati dalle babysitter uccise sono protagonisti della vicenda e, come Laurie, sono rimasti traumatizzati dall’esperienza vissuta. Ognuno ha affrontato l’accaduto a modo suo, ma è chiaro che tutti sono desiderosi di vendetta. Halloween Kills riesce a contestualizzare tutto ciò senza risultare artificioso, rendendo credibili le reazioni dei personaggi e onorando al meglio la pellicola originale.
La maledizione dei sequel – Halloween Kills, la recensione
Dopo un inizio scoppiettante, nella seconda metà del film iniziano ad emergere tutti i problemi. Halloween Kills non si concentra soltanto sulla figura del killer, ma affronta le conseguenze che un personaggio del genere porta ad una cittadina come Haddonfield. Le persone impazziscono e sono colte da un raptus di follia omicida. La paura diventa paranoia e più tempo passa, più la sete di sangue offusca la mente. La popolazione è stufa di sottostare alle pazzie di un criminale e cerca un colpevole, qualcuno da crocifiggere. La figura di Michael si eleva da killer a manifestazione del male, trasformando la gente in assassini come lui. Nel mettere in scena questa interessante svolta, il film subisce un forte rallentamento, impantanandosi e non riuscendo a gestire il ritmo della narrazione. I personaggi iniziano ad essere ridondanti, pronunciando più e più volte le stesse frasi, come se ripetersi facesse si che ciò accada.
Il focus del film si sposta e Michael passa in secondo piano. Più che voler esplorare un altro lato della storia sembra quasi un tentativo di allungare il brodo affinché rimanga qualcosa da raccontare per il terzo capitolo. Alla fine della pellicola, infatti, ci si ritrova punto e da capo ed in quasi due ore di film non si è risolto nulla. Se le caratterizzazioni dei personaggi secondari sono efficaci, proprio perchè superficiali, i protagonisti non funzionano. Laurie Strode, figura centrale del primo film, è totalmente ignorata e la sua presenza risulta quasi ingiustificata. La figlia, Karen, ha una caratterizzazione davvero debole e si fa fatica ad empatizzare con lei. Un piccolo apprezzamento va invece fatto per la trattazione di Michael che è leggermente approfondito; quanto basta per soddisfare le esigenze del pubblico e mantenere l’alone di mistero che da sempre è un tratto caratteristico del personaggio.
Michael Myers o un T-1000?
Passiamo ora ad una delle questioni più spinose, la presunta immortalità del killer. Siamo tutti d’accordo sul fatto che John Carpenter abbia inventato un genere e la figura del killer implacabile, insaziabile ed inarrestabile. C’è però un limite a tutto ed in questo film la sospensione dell’incredulità non regge per nulla. Michael viene accoltellato innumerevoli volte, colpito con sacchi di mattoni, dato alle fiamme, infilzato con un forcone; c’è addirittura una scena dedicata unicamente al suo pestaggio. Più che un killer sembra Terminator. Carpenter riusciva a gestire la cosa lasciando il tutto nel mistero, un finale aperto alle interpretazioni cosicché Michael Myers diventasse una sorta di mito; qui invece non c’è nulla di aleatorio ed è tutto troppo concreto. Non è possibile assistere a scene del genere e, poco dopo, vedere la stessa persona alzarsi in piedi come niente fosse e passeggiare tranquillamente tra i cortili delle case.
Non basta dire che il personaggio è il male e più uccide più si trasforma per giustificare azioni del genere. O si introduce un elemento fantastico nella mitologia della saga, oppure ci si dà una regolata perchè così decisamente non funziona. Halloween Kills è pensato sicuramente meglio rispetto al primo, ma diverte meno. Laddove il capitolo precedente presentava ingenuità e forzature, qui, esclusa l’immortalità, tutto torna. È assente però l’elemento novità. La regia di Green è meno ispirata e nel 2021 non se ne può più di vedere personaggi che fanno di tutto pur di farsi uccidere. Esistono sicuramente degli stilemi legati al genere, ma dopo 12 pellicole un po’ d’innovazione non farebbe male. La storia di Michael Myers avrebbe potuto benissimo concludersi con questo film, ma un sequel è già in programma, per cui niente da fare. Speriamo soltanto di non ritornare agli antichi fasti del pappagallo e l’eremita.
Halloween Kills
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- Prima metà intrigante e ben ritmata
- Interessante vedere come la figura di Michael Myers incida pesantemente sulla cittadina di Haddonfield
- Personaggi secondari contestualizzati e caratterizzati
Lati negativi
- Michael è immortale e la cosa non ha senso
- Seconda metà lenta e ridondante
- Il film sembra quasi trattenersi per lasciare spazio al prossimo sequel