America Latina: recensione del nuovo film dei fratelli D’Innocenzo – Venezia 78
Dopo il tanto discusso Favolacce, i fratelli D'Innocenzo tornano con il criptico America Latina
I fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo sono sicuramente tra i registi più interessanti del panorama cinematografico italiano. Con il loro secondo film, Favolacce, si sono affermati sulla scena girando una pellicola controversa e divisiva, che, in un modo o nell’altro, ha fatto parlare di sè. Non c’è dubbio che la loro nuova fatica non sarà da meno. Presentato in concorso alla 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, America Latina, di cui vi proponiamo la recensione, è un film piuttosto ambiguo. All’annuncio non è seguita nessun tipo di campagna promozionale del film, niente trailer o sinossi. Tutto ciò che si sapeva era che la storia, come da titolo, si sarebbe ambientata a Latina ed avrebbe avuto come protagonista Elio Germano.
L’attore, alla sua seconda collaborazione con i registi, è il personaggio principale, quasi assoluto ci verrebbe da dire e l’intero film pesa sulle sue spalle. Poco prima del Festival sono state rilasciate anche delle foto di Germano con un taglio di capelli simil dannunziano, ma ancora nessun accenno alla trama. America Latina non è un film di facile interpretazione e magari qualche informazione in più prima della visione avrebbe aiutato. Ma probabilmente questo è tutto l’opposto di ciò che vorrebbero i fratelli D’Innocenzo, che hanno confezionato una pellicola grottesca, aperta e libera ad ogni chiave di lettura. A parer nostro una storia d’amore universale, che, ancora una volta, in un modo o nell’altro, farà parlare di sè.
Indice
Trama: un uomo stranamente ordinario – America Latina, la recensione
Massimo è un dentista, un uomo qualunque con una moglie, due figlie, un lavoro stabile ed una bella casa a Latina. Una volta alla settimana esce con il suo amico Simone ed insieme si recano al bar della città dove si ubriacano e godono dell’unico momento di evasione dalla routine della loro vita. Massimo, però, vorrebbe eliminare anche questo vizio, perche l’alcool fa male ed è meglio restare sobri che ubriacarsi, seppur solo ogni tanto. Le figlie sono diligenti, suonano il pianoforte e non danno problemi; la più grande ha anche iniziato a frequentare un ragazzo, che ancora non si è presentato ma sembra renderla felice. Non c’è niente di strano nella vita di Massimo eppure qualcosa non torna. Un giorno, infatti, la lampadina della camera da letto si fulmina, così l’uomo scende in cantina per trovare un ricambio e sostituirla.
Una volta percorse le scale che portano al seminterrato, una spiacevole sorpresa si rivela ai suoi occhi. Al centro della stanza, legata ad un palo ed imbavagliata con un pezzo di stoffa, c’è una ragazzina. Apparentemente sembra essere stata picchiata ed è incapace di pronunciare parole. La sua voce emette soltanto atroci grida di disperazione e non può rispondere a tutti gli interrogativi di Massimo. L’uomo non capisce, è colto da un’improvvisa sensazione di panico e non ha idea di come la ragazza si trovi lì. Preoccupato, sceglie di non dire nulla alla moglie ed inizia ad indagare sull’assurda vicenda. Man mano che il tempo passa, i sospetti aumentano sempre di più e Massimo arriva addirittura a mettere in dubbio se stesso, mentre la sua condizione mentale finisce, gradualmente, per degenerare.
Tante possibili interpretazioni – America Latina, la recensione
È difficile descrivere America Latina. Un film ermetico, chiuso su se stesso e paradossalmente aperto ad ogni significato. La pellicola è un dramma psicologico incentrato unicamente sulla figura di un uomo. Un uomo semplice, quanto più normale possibile. Ma spesso sono le persone più semplici a nascondere i segreti più atroci. Il personaggio di Elio Germano sembra essere fragile, insicuro di sè e trova rifugio nella forte presenza della moglie, ancora di salvezza. Le donne di casa sembrano essere perfette, inquadrate spesso con una luce bianca che le colpisce di lato e conferisce loro un’aura angelica. Queste figure auliche si contrappongono fortemente alla personalità tormentata di Massimo, che è incapace di accettarsi per quello che è. Non sappiamo molto sul suo passato, se non che il padre non gli ha mai voluto bene e non lo considera uomo per il suo incessante piangere.
L’ombra di una figura paterna, incombe su qualcuno che non riesce a rispecchiarsi nella definizione uomo che gli è stata impartita. La bambina nascosta nel seminterrato è un fardello, un segreto da nascondere, o un sentimento da reprimere. Il protagonista è incapace di credere, o di accettare, di essere stato egli stesso a gettare una povera anima innocente in un luogo cupo, dimenticato e colmo di sporcizia. Neanche dopo essersi convinto di ciò riesce a conviverci e tenta in tutti i modi di rinchiudere nell’anfratto più profondo e buio possibile ciò di cui soltanto lui è a conoscenza. Essenzialmente, sembra che Massimo sia in cerca di amore, un amore che non gli è mai stato dato e che solo la famiglia sembra portargli. Ma l’amore deve venire in primis da se stessi e per se stessi e nessuno, neanche la moglie migliore del mondo, potrà mai colmare questa lacuna.
Purché se ne parli
Lo stile dei fratelli D’Innocenzo è ravvisabile in questo film, che rievoca sensazioni suscitate da Favolacce. Le inquadrature non sono mai giuste, sempre troppo vicine o lontane, necessarie a trasmettere quel senso di disagio e straniamento provato dal protagonista. I primissimi piani sul volto di Germano sembrano voler penetrare la psiche, entrare con la forza nella sua testa. Anche i colori sembrano giocare con la psicologia del protagonista. L’escalation di emozioni e sentimenti da lui provati sono evidenziati in modo didascalico ma efficace da forti luci colorate che irrompono sulla scena nei momenti più concitati. Un’altra delle poche informazioni rilasciate è che la colonna sonora è composta dai Verdena. Per buona parte della pellicola c’è però un silenzio assordante, silenzio che costringe il protagonista a restare solo con i propri pensieri, forse la cosa peggiore per una persona come lui. America Latina è un film che si muove tra generi.
Un momento sembra horror, un momento è un dramma ed in altri momenti emoziona per la dolcezza del suo protagonista. Ciò che è certo è che non esiste una chiave che sveli il mistero, ma tante possibili interpretazioni. Ultima, ma non per importanza, è l’interpretazione di Elio Germano che riesce a dar vita ad un personaggio per nulla semplice e colonna portante dell’intero film. Abbiamo parlato tanto di interpretazioni, ma i registi scelgono di non spiegare nulla e persino sul finale si ha la sensazione che la storia non sia davvero conclusa. Come abbiamo già detto in questa recensione, è chiaro che America Latina è un film che farà discutere. Si parlerà del significato, del messaggio, della regia e della gestione dell’opera; ma dal nostro modesto punto di vista, una pellicola capace di suscitare così tanti spunti di discussione, anche solo per questo, ha sicuramente valore.
America Latina
Voto - 7
7
Lati positivi
- Elio Germano riesce a reggere il peso del film sulle sue spalle
- I D'Innocenzo decidono di non spiegare nulla, lasciando al pubblico libera interpretazione
Lati negativi
- L'essere aleatorio e vago del film potrebbe infastidire alcuni spettatori