The Manor: recensione del film horror di Axelle Carolyn – Welcome to the Blumhouse
Il progetto Welcome to the Blumhouse su Amazon Prime Video si arricchisce di un nuovo tassello
Dopo aver rilasciato Bingo Hell e Black as Night, lo scorso 8 ottobre Amazon Prime Video ha lanciato due nuovi film appartenenti al progetto antologico Welcome to the Blumhouse. Le opere in questione sono Madres e The Manor, di cui vi presentiamo la recensione. Anche in questi due lungometraggi si ritrovano i temi trattati in Bingo Hell e Black as Night: “gli orrori istituzionali e le fobie personali” rintracciati da Jason Blum, ma anche la condizione di figure emarginate dalla società. Il progetto antologico di Blumhouse rimane dunque coerente con le sue fasi precedenti; questo è dimostrato anche dalla presenza in cabina di regia di autori emergenti o poco conosciuti.
The Manor vede alla regia Axelle Carolyn, che nella sua carriera ha diretto alcuni episodi di American Horror Story e The Haunting of Bly Manor. L’azione principale si svolge in un’antica residenza dall’aspetto gotico infestata da un’inquietante presenza. A combatterla troviamo un’anziana protagonista, ritrovatasi intrappolata in un luogo ostile dove nessuno sembra crederle. Nel caso di The Manor, dunque, ci troviamo di fronte a un’opera horror decisamente classica nelle ambientazioni e nelle intenzioni. Ci sono infatti atmosfere sovrannaturali e un’atmosfera tipicamente gotica; la novità però risiede nel luogo, una residenza per anziani. Attraverso questa impostazione, la regista e sceneggiatrice cerca di impostare un discorso sull’anzianità e la conseguente emarginazione che spesso ne deriva. Con questa impostazione e qualche giusto ingrediente, The Manor riesce a suo modo a intrattenere; tuttavia non risulta pienamente convincente. Vediamo perché nella nostra recensione.
Indice
- La trama
- Affrontare l’inesorabile scorrere del tempo
- Aspetti positivi e negativi
- Considerazioni finali
La trama – The Manor, la recensione
Judith (Barbara Hershey) ha settant’anni ma ha ancora tanta energia: è infatti in splendida forma e non rinuncia alla sua grande passione, la danza. Tuttavia, durante una festa, ha un malore e scopre di avere un ictus, sintomo di un avanzare dell’età che ormai comincia a farsi sentire. Per evitare di essere un peso per la sua famiglia e per poter essere più seguita, Judith sceglie di ricoverarsi in una casa di riposo. Suo nipote Josh (Nicholas Alexander) è contrario a questa decisione, ma non riesce a dissuaderla dal compiere questo passo. A prima vista, il luogo sembra caloroso e accogliente, ma molto presto la donna capisce che non sarà facile adattarsi a questa nuova vita. Il personale della residenza si dimostra infatti molto rigido, privando Judith di molte libertà (avere un telefono, uscire in giardino) e trattandola perlopiù come una bambina.
Nonostante questa situazione, Judith trova fortunatamente una piacevole compagnia in tre ospiti della casa di riposo e si consola con le frequenti visite di suo nipote. Molto presto, tuttavia, la donna inizia a percepire nella sua nuova dimora un’inquietante presenza, che la tormenta mentre dorme. Questa presenza sembra destinare alcuni ospiti a una tragica fine e con il tempo si rivolge in particolare a Judith. La protagonista cerca di avvertire chiunque del pericolo che alberga in quel luogo, ma non viene creduta. Le visioni della donna vengono infatti attribuite dallo staff e dalla sua famiglia a un principio di demenza senile. Judith deve dunque lottare per trovare qualcuno che le creda e per tentare di sfuggire al male che la perseguita.
Affrontare l’inesorabile scorrere del tempo
Il centro tematico di The Manor è senz’altro il confronto con l’inesorabile scorrere del tempo. Judith è una donna che, nonostante i segni evidenti dell’età che avanza, vuole continuare a coltivare le sue passioni e dimostrare di essere ancora una figura forte. Nel momento in cui varca le porte della casa di riposo, la donna inizia a vedere il destino cui vanno incontro tante persone anziane. Axelle Carolyn infatti non manca di mostrare l’emarginazione di queste figure, dimenticate dai cari e trattate spesso con poco riguardo da medici e infermieri. La regista quindi insiste anche sulle visioni che inizia ad avere Judith; questo evento trascina la donna in una situazione disorientante, che la fa apparire diversa agli occhi di chi la circonda. Il timore che la demenza senile possa renderla simile ai suoi nuovi “coinquilini” inizia così a terrorizzare la protagonista.
La regista e sceneggiatrice sfrutta inoltre questo tema per tentare di disorientare lo spettatore. Le visioni di Judith sono frutto della demenza senile oppure esiste veramente una minacciosa presenza sovrannaturale? In realtà il percorso narrativo appare ben chiaro allo spettatore, che difficilmente si trova a dubitare della componente orrorifica nella storia. Ben presto iniziano infatti ad affacciarsi influenze da pellicole come Cocoon o La cura dal benessere. The Manor svela così un’identità perlopiù derivativa, aiutata fortunatamente dall’ambientazione innovativa e da performance convincenti.
Aspetti positivi e negativi – The Manor, la recensione
Tra gli aspetti positivi del film va annoverata l’interpretazione di Barbara Hershey. L’attrice è infatti il faro luminoso di tutto l’insieme filmico; con grande capacità riesce a restituire tutti i lati del suo personaggio, soprattutto il disorientamento provocato dalle visioni che lo tormentano. Anche il resto del cast principale offre fortunatamente buone performance recitative. Dal punto di vista tecnico, invece, bisogna parlare della regia della Carolyn, convincente ed efficace. La regista infatti lavora sapientemente sull’atmosfera, mostrando i lati inquietanti dell’ambientazione principale e costruendo gradualmente la tensione. Coerentemente a questa scelta rinuncia dunque anche ai classici jumpscares, concentrando la paura e l’orrore in momenti selezionati. Nonostante gli sforzi evidenti, tuttavia, i brividi finiscono per essere pochi e non del tutto efficaci.
L’interessante tema trattato e la bravura di Barbara Hershey non riescono però a salvare del tutto la situazione. Come già detto, il terrore perlopiù latita rendendo piatta la narrazione in diversi punti. Nonostante la breve durata (poco più di 80 minuti), il film infatti non scorre bene nella sua parte centrale. La risoluzione degli enigmi e i momenti clou finiscono per essere relegati proprio negli ultimi minuti, forse troppo tardi. Il finale però è apprezzabile, sicuramente diverso dai soliti horror. L’unico problema è il fatto di essere fortemente prevedibile, soprattutto dopo che vengono svelate tutte le carte in tavola.
Considerazioni finali
In conclusione di questa recensione di The Manor, si può riflettere dunque sul ruolo del film all’interno del progetto Welcome to the Blumhouse. Questo lungometraggio si lega di meno con gli altri di questa nuova tornata di film giunti su Amazon Prime Video. Non ci sono le commistioni di genere o discorsi incentrati sulle minoranze o le discriminazioni. Siamo invece nel territorio di un classico horror sovrannaturale, arricchito però da una novità nell’ambientazione. A livello tematico poi non è del tutto assente una questione di rilevanza sociale, poiché il film si concentra sull’emarginazione cui vanno incontro le persone anziane. Con una riflessione sull’inevitabile scorrere del tempo, la storia è interessante e lo sviluppo intrigante; tuttavia il risultato finale non convince a pieno.
Nonostante un lavoro evidente sulla costruzione della giusta atmosfera, The Manor restituisce pochi brividi, rallentando molto la scorrevolezza della narrazione. Al tempo stesso non sfrutta a dovere il suo tema principale, preferendo in certi momenti l’intrattenimento horror senza pretese, soprattutto nella fulminea sequenza finale. Peccato anche per la prevedibilità e il già visto che finiscono per accumularsi, contribuendo a un risultato non pienamente sufficiente.
The Manor
Voto - 5.5
5.5
Lati positivi
- The Manor ha una storia interessante e un'ambientazione innovativa per un horror
- Una buona regia e l'interpretazione di Barbara Hershey
Lati negativi
- Pochi brividi per un horror
- Lo sviluppo finisce per essere prevedibile soprattutto a causa di un'impostazione derivativa