Monaco: sull’orlo della guerra – Recensione del film Netflix con George Mackay
Approda su Netflix un film sui tesi giorni della conferenza di Monaco del 1938 alla viglia della Seconda Guerra Mondiale
Monaco: sull’orlo della guerra, di cui vi proponiamo la recensione è un thriller geopolitico di spionaggio. Questo genere ha come punto di forza la tensione tra le vicende, cosa che a questo film riesce in maniera discreta. Come spesso accade però è une delle produzioni Netflix che aveva tutto il potenziale per essere un buon prodotto ma non è riuscito a convincere completamente. Il suo punto di forza è la riproduzione sullo schermo dello stato d’ansia del periodo storico. Si pongono al centro le vite e le azioni di uomini e donne il cui contributo poteva avere un ruolo importante nel futuro del paese. Diretto da Christian Schwochow, la pellicola è l’adattamento del romanzo Monaco scritto da Robert Harris del 2017. Tra i protagonisti i due giovani George Mackay e Jannis Niewöhner affiancati da un eccellente Jeremy Irons.
Il racconto non si limita alla mera ricostruzione storica, su cui si prende delle libertà. Mette al centro l’umanità dei protagonisti e i loro sentimenti. C’è l’amicizia, ci sono le divergenze politiche, il clima teso in un periodo storico che avrebbe portato al secondo conflitto mondiale. Un thriller quindi con una punta di umanità e che rende protagonisti uomini normali che desiderano cambiare la storia. Approfondiamo meglio Monaco: sull’orlo della guerra nella nostra recensione.
Indice:
Trama – Monaco: sull’orlo della guerra recensione
Ad Oxford nel 1932 i giovani Hugh Legat e Paul von Hartmann, al termine dei loro studi, sognano un mondo nuovo dopo il Primo conflitto mondiale. Sei anni dopo, nel 1938, i due hanno preso strade diverse e vivono rispettivamente a Londra e Berlino. Hugh lavora come segretario del Primo Ministro inglese, Neville Chamberlain, ed è sposato sebbene il lavoro lo tenga spesso lontano dalla sua famiglia. A Berlino invece Paul lavora al Ministero degli Esteri, ma è anche membro di una piccola resistenza che cerca di deporre il cancelliere Adolf Hitler. Il paese vive un momento di crisi economica e anche identitaria, ma Hitler è stato in grado di riaccendere l’orgoglio tedesco. Ha infatti in serbo un piano per far tornare la Germania agli antichi splendori con le sue mire espansionistiche sulla Cecoslovacchia.
Londra nel frattempo sta cercando di mediare in questa situazione. Grazie all’appoggio di Mussolini riesce ad organizzare una conferenza nella città di Monaco. Lo scopo è quello di prevenire il conflitto concedendo a Hitler la regione dei Sudeti in Cecoslovacchia. In questi stessi giorni, Paul entra in possesso di un documento che prova le vere intenzioni del cancelliere tedesco per l’Europa. Richiede così a Monaco la presenza di Hugh, che essendo vicino al primo ministro potrebbe fargli avere il documento che andrebbe a smascherare Hitler. La situazione però è ben più complessa e gli equilibri sono precari: un passo falso potrebbe rovinare tutto e devono perciò agire con grande attenzione.
Devo combattere
Come già accennato nell’introduzione di questa recensione di Monaco: sull’orlo della guerra, il fulcro del film non è solo l’intrigo politico in sé, quanto i suoi protagonisti. Il film infatti ci presenta due figure, quelle di Hugh e di Paul, che con i loro ruoli di diplomatici cercano di trovare una soluzione a questa spinosa situazione. La cosa da apprezzare nella pellicola è l’attenzione che si concentra su questi due figure e sul loro apparente ruolo minore. Non sono dei capi di Stato e non hanno nessun rilievo politico, ma in quanto esseri umani che sono a conoscenza di retroscena inediti, sentono la responsabilità e il dovere morale di agire. Entrambi sono consapevoli della pericolosa posizione in cui si trovano e agiscono sempre in maniera più neutrale possibile per proteggere se stessi e le persone a loro care.
Il film ci fornisce la percezione del contesto storico attraverso gli occhi di due giovani uomini che la vivono in prima persona. Nonostante a noi appaia distante, la pellicola ci permette di entrare in punta di piedi nella realtà di quel periodo. Ci mostra le prime reazioni ai piani di Hitler, sia quelle che lo appoggiavano tanto quelle che ne intravedevano la controversa natura. Il film decide quindi di dare spazio a quelle storie sconosciute che nel momento di crisi avevano il potere di cambiare la situazione. Attraverso questa analisi umana e morale delle azioni di questi personaggi, il racconto si distacca da una semplice ricostruzione storica. È interessante vedere sia il potere che i due hanno in quanto esponenti di due paesi sull’orlo del conflitto, ma anche come la loro amicizia sia caduta vittima delle divergenze politiche.
Considerazioni tecniche – Monaco: sull’orlo della guerra recensione
Proseguendo la nostra recensione di Monaco: sull’orlo della guerra c’è da analizzare il lato tecnico del film. Si fa un’ottima ricostruzione del periodo storico a livello di scenografie e costumi. La regia è buona, con un montaggio convincente e delle musiche che riescono a trasmettere quel senso di angoscia e di tensione che i protagonisti stanno vivendo. Ci sono diverse sequenze particolarmente coinvolgenti che riescono a costruire questa atmosfera, sebbene l’esito della storia sia ben noto. Tra le prove attoriali non si può che omaggiare l’ottima performance di Jeremy Irons nei panni del Primo Ministro inglese. Viene dipinto come un uomo decisamente troppo ottimista ma che cerca comunque in tutti i modi di fare del suo meglio per evitare che il suo paese ricada nel conflitto.
Buone anche le performance dei due protagonisti. Più indecifrabile quella di George Mackay, che non lascia trasparire molto il dramma morale che invece è più evidente nella performance di Jannis Niewöhner. I due rendono rendono bene la loro amicizia e danno quel tocco di umanità alla complicata situazione in cui si trovano. Il punto di forza della sceneggiatura è proprio in questo, percepire attraverso le loro azioni e i loro sentimenti quella tensione. Si arriva quasi a condividere la diatriba morale del loro contribuito, dal quale non possono moralmente esimersi. Tuttavia nonostante le prove attoriali notevoli e la tensione ben strutturata, il film cade per la sua lunghezza eccessiva. Ci sono momenti in cui la narrazione è fin troppo dilatata e introduttiva. Rimangono delle incomprensioni su alcuni eventi e si mette un po’ da parte la coerenza temporale e narrativa.
Conclusione – Monaco: sull’orlo della guerra recensione
In chiusura della nostra recensione di Monaco: sull’orlo della guerra, vi consigliamo la visione di questa pellicola. Non è esente da difetti e complessivamente non rientra tra i film migliori realizzati dalla piattaforma Netflix. Tuttavia è comunque un film che per il suo contenuto e la lente attraverso la quale ci mostra gli eventi narrati vale la pena di essere visto. L’attenzione viene ben costruita intorno a questa conferenza che poteva cambiare le sorti della seconda guerra mondiale e della nostra storia. In una intricata tessitura degli eventi, che si verificano in una manciata di ore, ci viene presentata una storia che getta luce sul preludio di uno dei periodi più oscuri della nostra storia. Il suo indubbio punto forte però, e lo ripetiamo, è nel conflitto morale che i protagonisti si trovano a vivere.
Fa provare agli spettatori quasi la sensazione di portare sulle spalle un fardello di tale peso, corredato dalla consapevolezza che un’azione per quanto piccola, poteva però essere importante. Getta poi luce su un’amicizia tra due ragazzi appartenenti a paesi diversi e culture diverse, ma che mettendo da parte convinzioni politiche si sono trovati. Un rapporto che è complice di un maggior coinvolgimento emotivo da parte di chi guarda e che fa riflettere su quanti come loro si siano trovati nella stessa situazione. Monaco: sull’orlo della guerra è quindi un film che avrà poco di spionaggio nei canoni, ma punta sulla costruzione della tensione e dell’angoscia, quei sentimenti che un’ottima spia deve sempre imparare a sopprimere.
Monaco - Sull'orlo della guerra
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Buona la costruzione della tensione narrativa in un momento storico decisivo
- Interessante la scelta di raccontare la storia attraverso la prospettiva di due giovani uomini e delle loro diatribe morali in un momento di crisi
- Buone interpretazioni dei protagonisti
Lati negativi
- Lunghezza eccessiva
- La coerenza temporale di alcuni eventi lascia un po’ a desiderare
- Alcuni aspetti non sono chiariti e lasciati in sospeso