La notte più lunga dell’anno: recensione del film di Simone Aleandri con Ambra Angiolini
Dal 27 gennaio al cinema il film di Simone Aleandri con Ambra Angiolini, Alessandro Haber e Massimo Popolizio
Una cubista desiderosa di cambiare vita, un politico sull’orlo del baratro, un ragazzo innamorato di una donna più grande di lui e tre ventenni in cerca di divertimento. Queste le storie al centro del film corale di Simone Aleandri La notte più lunga dell’anno, di cui vi proponiamo la nostra recensione in anteprima. Aleandri debutta nel lungometraggio di finzione dopo aver diretto alcuni documentari tra cui Sono cosa nostra (2016) ed As Time Goes By – L’uomo che disegnava i sogni (2018). Si affida a un cast in cui spiccano i nomi di Ambra Angiolini, Massimo Popolizio, Alessandro Haber, Anna Ammirati e Antonio Petrocelli. Accanto a loro, Luigi Fedele, Francesco Di Napoli, Mimmo Mignemi, Michele Eburne e Nicolò Galasso. Tutto, come suggerisce il titolo, si svolge nell’arco di una notte – la notte tra il 21 e il 22 dicembre – tra le vie e nei meandri di una Potenza buia e spettrale.
Luce (Ambra Angiolini) lavora come cubista e vive con il padre malato (Alessandro Haber). Non è più soddisfatta della vita che conduce e vorrebbe cambiarla, ma sembra non trovare vie di uscita. Johnny (Luigi Fedele) ha una relazione condannata a non avere futuro con la sua ex professoressa (Anna Ammirati), sposata e con una figlia. Enzo, Pepè e Damiano (Eburne, Galasso e Di Napoli) girano per la città in cerca di divertimento e distrazione dalla monotonia di un’esistenza che scorre pigra e senza stimoli. E infine Francesco (Massimo Popolizio) è un politico che cerca disperatamente una via di fuga da una grana giudiziaria. A fare da trait d’union tra le varie storie de La notte più lunga dell’anno, la stazione di servizio gestita da Sergio (Mimmo Mingemi). Un punto d’incontro e un porto sicuro in una notte che sembra non avere fine. Se siete curiosi di saperne di più, proseguite nella lettura della nostra recensione de La notte più lunga dell’anno.
Indice:
Il buio dentro e fuori – La notte più lunga dell’anno recensione
Il buio, tanto reale quanto metaforico, domina l’intera narrazione e l’estetica de La notte più lunga dell’anno. Simone Aleandri sceglie la notte tra il 21 e il 22 dicembre e la città di Potenza come teatro dell’agire dei protagonisti della sua storia, che firma insieme ad Andrea Di Consoli e Cristina Borsatti. I personaggi non hanno in comune solo l’unità temporale e di spazio in cui agiscono, ma anche una disperazione di fondo, un buio dell’anima che li contraddistingue e accomuna. Nel caso di Luce si tratta di una forte insoddisfazione per la sua condizione di cubista quarantenne che la fa sentire svalutata e fuori tempo massimo. Vorrebbe trovare una via di fuga, ma sembra impossibile. Ed è di una via di fuga che ha bisogno anche Francesco, politico sulla cresta dell’onda ma sull’orlo di uno scandalo che sancirebbe la fine della sua carriera.
Lo stesso buio dell’anima inghiotte anche Enzo, Pepè e Damiano. Potenza non ha offerto loro sbocchi o, forse, sono stati loro che non se li sono andati a cercare. In un modo o nell’altro il risultato non cambia: non c’è futuro e le loro esistenze girano a vuoto. E non c’è futuro nemmeno per Johnny, che sul fronte sentimentale ha scelto di percorrere una strada impossibile. Sullo sfondo di una città vuota, spettrale e indifferente, i protagonisti de La notte più lunga dell’anno vanno incontro a una presa di coscienza che, però, sembra non portare a nulla. Il quadro che emerge è desolante e nemmeno le prime luci dell’alba sono foriere del benché minimo sollievo. Per tutta la durata del film il buio della notte inghiotte tanto i personaggi quanto le ambientazioni, con una coerenza assoluta sia dal punto di vista visivo che da quello narrativo.
Un film tecnicamente valido imprigionato dalla sua scrittura – La notte più lunga dell’anno recensione
La notte più lunga dell’anno ha una struttura semplice in cui, dal punto di vista della trama, fabula e intreccio coincidono perfettamente. Seguiamo quindi l’arco cronologico della narrazione, con un discreto equilibrio fra le parti che la compongono. La storyline con al centro Luce ha più spazio e maggior impatto soprattutto perché il personaggio di Ambra Angiolini è quello con l’arco narrativo migliore. Un personaggio che non brilla per profondità, ma che riesce a comunicare in maniera efficace tutta la sua disperazione. In questo, la performance davvero convincente di Angiolini è un valore aggiunto non di poco conto. Per contro, il Francesco di Massimo Popolizio è meno efficace, per una scrittura che ne sacrifica le sfumature nonostante l’attore impieghi tutto il suo mestiere per valorizzarlo.
La regia stabilisce e alterna due principali punti di vista. Aleandri sposta il focus tra primi piani strettissimi e riprese aeree con drone davvero suggestive della città di Potenza. Osserviamo i personaggi da vicino e nel contempo siamo chiamati a fare attenzione al contesto in cui vivono, mai secondario o solo accessorio. A fronte di un comparto tecnico valido, anche nelle scelte di fotografia, il problema principale de La notte più lunga dell’anno è la sceneggiatura. I dialoghi suonano scritti all’orecchio di chi ascolta e peccano per una certa artificiosità. La recitazione eccessivamente scolastica degli interpreti più giovani, poi, non giova. Popolizio, Haber e la stessa Ambra Angiolini aggiustano il tiro di una sceneggiatura debole col mestiere, ma non sempre è abbastanza. Se visivamente tutto pare realistico, La notte più lunga dell’anno finisce per soccombere al peso di dialoghi che richiedono un grosso sforzo per risultare quantomeno credibili.
In conclusione – La notte più lunga dell’anno recensione
La notte più lunga dell’anno ha alcuni difetti che ne pregiudicano la riuscita completa. La recitazione troppo accademica e impostata degli attori più giovani, gli archi narrativi dei personaggi troppo deboli e la sceneggiatura zoppicante sono quelli più macroscopici. Da apprezzare invece l’iniezione di vitalità che rappresenta la performance di Ambra Angiolini e la scelta di ambientare il tutto a Potenza. Il capoluogo della Basilicata rappresenta una location insolita nel panorama cinematografico nostrano ed è interessante vederla ritratta in una “luce” così particolare.
Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione de La notte più lunga dell’anno, resta la sensazione che quella di Simone Aleandri sia un’operazione che funziona solo a metà. Si percepisce una certa spinta sperimentale, si apprezzano il lavoro sugli aspetti tecnici e un’indubbia ricerca estetica. Peccato che manchi il contraltare (fondamentale) di una storia che interessi e catturi a dovere. La notte più lunga dell’anno arriverà nelle sale cinematografiche italiane giovedì 27 gennaio distribuito da Vision Distribution.
La notte più lunga dell'anno
Voto - 6
6
Lati positivi
- Ambra Angiolini riesce ad infondere vitalità al suo personaggio ed è artefice di una buona prova
- Visivamente realistico e valido dal punto di vista tecnico
Lati negativi
- I dialoghi sono troppo artificiosi
- La recitazione degli interpreti più giovani è troppo scolastica